Nascita del Saddone

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NASCITA DEL SADDONE


saddone nel tipico atteggiamento saddonico thumb_Immag036.jpg

Io non ho capito perchè il sito lo devo fare proprio io. Sei miliardi di persone ... , milioni ... miliardi di saddoni e proprio a mme me tocca scrivere.
Comunque .....


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INTRODUZIONE

Sulla nascita del Saddone si contrappongono da giorni, se non addirittura da mesi, due teorie, entrambe valide e sostenute con prove altamente scientifiche che fanno propendere i favori ora per l'una ora per l'altra. Le due teorie sono: teoria biblico-mitologica (detta anche della degenerazione della specie) e teoria partenogenetica (detta anche della creazione della specie).

TEORIA BIBLICO-MITOLOGICA

La nascita del Saddone è presente in tutti i miti sulla creazione di tutti i popoli dell'antichità. La narrazione più precisa è, ovviamente, riportata nella Teogonia greca (onore alla Grecia antica ed alla sua immensa civiltà) che poi è quella cui si rifanno i sostenitori della teoria biblico-mitologica.
Riportiamo dunque fedelmente quanto contenuto nei testi rinvenuti grazie al ritrovamento di un papiro dell'età ellenistica.
Dopo la Titanomachia, conclusasi con la vittoria degli dei olimpici, Giove aveva rinchiuso nel Tartaro Titani, Giganti ed Ecatonchiri causando il risentimento di Madre Gea.
Questa, per punire gli dei, da sola, generò Tifone e suo fratello Saddone. Di Tifone si è parlato abbastanza e tutti lo conoscono: gigantesco, terrificante, con gli occhi che sprizzavano fuoco e fiamme, con vipere attorcigliate ai piedi, con draghi al posto delle dita, con due ali per volare ... era una specie di Godzilla dell'epoca.
Saddone era leggermente diverso: basso di statura, dai suoi occhi usciva solo qualche lacrima (si dice che era allergico al polline); i piedi erano piatti e pieni di calli; le dita avevano un'unghia incarnita; dalla bocca sputava catarro e germi e gli colava il naso. Appena creato, subito Tifone si mise alla ricerca degli dei che, appena lo videro, scapparono in Egitto. Tifone li inseguì.
Saddone, rimasto più indietro, gridò al fratello:
"Tifò! Bell rò fràt! A mme me fa mmala 'a capa!
oggi stongoacciso... tu vaie annanze ca io vengo chianu chiano.
Ma ... a cchi aimma vatte? A cchi aimma vatte?
(In un papiro risalente al periodo ellenistico è stata trovata questa leggenda con le parole di Saddone scritte in dialetto saddonico. Questo dimostra, peraltro, che il saddonico è anteriore al greco classico - NdA).
Tifone non rispose al fratello, ma continuò l’inseguimento degli dei … Saddone con affanno lo seguiva a distanza. Il resto della storia è noto a tutti. Gli dei, dopo alterne vicende,riuscirono a sconfiggere Tifone. Saddone arrivò sul luogo della battaglia quando tutto era finito. In un primo momento pensò di attaccare gli dei olimpici, ma poi, vista la cattiva sorte toccata al fratello (era stato sepolto sotto l’Etna da dove continuava ad eruttare fuoco e fiamme – nota dell’Autore) decise di soprassedere e si ritirò in un piccolo villaggio dove, tra un male alla testa e l’altro, visse la sua vita e generò figli che a loro volta diedero vita ad una grande progenia.

La progenia dei Saddoni

Con il gigante Tifone fuori combattimento, il compito di punire gli dei olimpici e vendicare i Titani, i Giganti e gli Ecatonchiri fu affidato senza dubbio a Saddone che, ovviamente, esaudì il desiderio di Madre Terra.
Saddone ebbe una gloriosa discendenza che diede lustro e gloria al genere umano e che costò la fine degli dei olimpici.

Archiloco di Paro

La letteratura greca ricorda il grande poeta giambico Archiloco di Paro, sicuramente il primo dei saddoni ricordato per le sue grandi gesta. Orbene, combattendo contro i Sai, come egli stesso ebbe a scrivere in una famosa elegia, per salvare la vita, il poeta gettò precipitosamente lo scudo in un cespuglio e scappò via, trascurando ogni etica cavalleresca:
"... Presso un cespuglio lo lasciai..., ma ho fuggito la morte. Vada in malora lo scudo, ne acquisterò uno migliore".
Orbene, in un papiro dell’epoca alessandrina è stata trovata la vera elegia del grande poeta (scritta in dialetto saddonico) e che riportiamo di seguito:
“A mme me fa mala a capa!
Io tengo e probblem
Io me ne aggia ì a casa.
Agli studiosi ed esegeti questa versione saddonica dell'elegia è sembrata più veritiera anche considerando che il poeta si trovava in esilio (Per questo sembra che il poeta abbia detto: io me ne aggia ì a casa - NdA).

Alceo di Mitilene

Altro grande saddone dell'antichità fu Alceo di Mitilene. Anche Alceo è conosciuto tra i più grande poeti della Grecia Classica, ma il suo gesto più clamoroso ovviamente fu l'abbandono dello scudo in battaglia, come il grande Archiloco di Paro.


Demostene

Il primo settembre del 338 a.C., a Cheronea, l’oratore politico Demostene fugge dal campo di battaglia pronunciando le tipiche parole saddoniche:
"A mme me fa mmal 'a capa
io tengo 'e probblem
io me ne aggia ì a casa"

Mancando l'apporto di questa altro grande saddone, gli alleati Greci (Ateniesi, Tebani, Achei, Corinzi e Focesi) sono sconfitti da Filippo di Macedonia.

Orazio

Altro glorioso saddone fu Quinto Orazio Flacco il grande poeta latino che nella battaglia di Filippi pensò bene di darsi alla fuga, lasciando agli altri l'onore di vincere quella battaglia.
Lasciando il campo di battaglia, Orazio non pronunciò la frase tipica dei "Saddoni" (a mme me fa mala a capa ... io tengo 'e probblem ... ioo me ne aggia ì a casa ...), ma sembra che fuggendo mormorasse la frase tipica del MAO: 'ntiempo re cutogne, scappà nun è vergogna.
Per questo motivo Orazio è considerato un modello ed una guida anche dagli gli esponenti del MAO.

Ottaviano Augusto

Un Saddone rimasto alla Storia o, forse, è più giusto dire, ha contribuito a fare la Storia, è senza dubbio Caio Ottavio, meglio conosciuto come Ottaviano Augusto imperatore. Era il 23 ottobre del 42 a.C., si era a Filippi e mentre da una parte Marco Antonio combatteva contro Cassio e Bruto, Ottaviano Augusto (che allora si chiamava ancora Caio Ottavio) si ritirò dalla battaglia in preda ad una forte diarrea dicendo: A mme me fa mala 'a panza, io me ne aggia ì a cacà.
Caio Ottavio,poi, ritornò sul campo a battaglia finita gridando: "A cchì aggia vatta? A cchì aggia vatta?
Il suo contributo alla vittoria fu, ovviamente, molto scarso, ma l'aver introdotto queste varianti, gli fecero meritare il titolo di imperatore e, successivamente, l'appellativo di divino.


chesta teoria a continuo nata vota perchè mò me fa mala 'a capa

TEORIA PARTENOGENETICA

Chianu Chiano! Io tengo 'e probblèm! Se non scrivo l'altra teoria, come faccio a scrivere questa?

In ogni modo O sito 'o continuo nata vota
mo' .... a cchi aggia vatte, a cchi aggia vatte?



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