L'Ellenismo

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L'ELLENISMO

NASCITA DELL’ELLENISMO

Uno degli ultimi avvenimenti del periodo attico e che segna l'inizio dell'età ellenistica è il disfacimento della "polìs" greca che, anche se resta, almeno formalmente, in piedi, in realtà si riduce ad un'entità politicamente trascurabile. Abbiamo in questo periodo, ce lo dice anche Demostene, un grosso fatto d’arme e cioè la famosa "strateìa", caldeggiata da Isocrate, viene effettuata in quanto Alessandro Magno conquista l'impero persiano, e, del resto, dall'inizio del suo regno, si atteggiò a vero e proprio principe greco, in quanto suo maestro era stato Aristotele. Pertanto, quanto a struttura culturale, Alessandro Magno era un principe greco e in un primo tempo della sua spedizione ci tenne a circondarsi di uno stuolo di dotti greci, ma in un secondo tempo fu l'Oriente a prevalere sull'Occidente, in quanto Alessandro assorbì alcune costumanze tipicamente orientali fra cui l'usanza della "proscùnetis" equivalente alla latina "adoratio" e cioè l'inginocchiarsi davanti al sovrano. Egli sposò Rossana, una delle figlie del re persiano sconfitto, e fece sì che parecchi suoi ufficiali e soldati sposassero donne persiane. Alessandro, in effetti, intendeva creare un impero universale tra Occidente e Oriente, la cui popolazione fosse così unita e ben amalgamata da costituire un unico e grande popolo. Purtroppo nel 323 a.C. egli morì e questa fu una delle più grandi perdite per il mondo greco. Se non fosse morto, probabilmente la Storia avrebbe avuto un corso ben diverso; anzi egli aveva addirittura in animo di rivolgersi verso l'Italia per vendicare la sconfitta subita dallo zio materno Alessandro il Molosso da parte dei romani. Non è detto, però, che ad occidente avrebbbe avuto vita facile. In ogni modo, a parte questo, bisogna dire che l'impero da lui creato sussiste formalmente per un certo numero di anni, in quanto alla sua morte fu nominato un consiglio di reggenza: dal matrimonio di Alessandro e Rossana, infatti, era nato un bambino che era il legittimo erede al trono. Si accese, però, una violenta disputa fra i generali che rivendicavano il sommo potere, per cui il bimbo fu assassinato ed iniziò così una serie di guerre che vide nei Diadochi gli immediati successori di Alessandro Magno. Fu questo un periodo di continue guerre e lotte di palazzo, ma, comunque, dopo un decennio la situazione si stabilizzò e si formarono alcuni grossi regni a struttura assolutistica: in Egitto si formò un regno sotto la dinastia dei Lagidi, che discendevano da un generale di Alessandro Magno; un altro di questi generali, Seleuco, formò il regno di Siria che comprendeva l'Asia Minore, l'odierna Siria, la Mesopotamia, la Persia e via via fino al fiume Indo; il reggente lasciato da Alessandro a Pella, capitale della Macedonia, e cioè Antigono, fece sussistere il regno di Macedonia che tenne legate a se le "polis" greche.

I REGNI ELLENISTICI

Vediamo ora quale sorte ebbero questi regni: nel periodo alessandrino o periodo ellenistico che va dal 323 a.C., anno della morte di Alessandro, al 31 a.C., anno in cui, a seguito della sconfitta navale subita da Marcantonio, anche l'Egitto, che era l'ultimo regno ellenistico non ancora sottomesso a Roma, venne a far parte dell'Impero romano, Roma, per assicurarsi la prosperità dovette occuparsi delle faccende d'Oriente per evitare che colà si formasse una potenza pericolosa per i suoi interessi.

Infatti, ad esempio, Filippo V re di Macedonia era intervenuto contro i Romani; vi era poi anche il sovrano di Siria, Antioco, che stava cercando di occupare altri territori e perciò Roma fu costretta ad intervenire per ristabilire l'equilibrio nel Mediterraneo: nel 189 a.C. vi fu la battaglia di Magnesia ed il Regno di Siria fu molto ridimensionato in quanto da esso si staccarono parecchie regioni fra cui la parte anteriore dell'Asia Minore che formò il regno di Pergamo sotto la famiglia degli Attalidi che furono sempre alleati di Roma fino al punto che nel 133 a.C. Attalo III, morto senza eredi, lasciò il suo regno a Roma che ne fece una sua provincia.

Qualche anno prima, nel 168 a.C., c'era stato lo scontro diretto fra Roma e la Macedonia nei campi di Pidna e Lucio Emilio Paolo sconfisse Perseo, il figlio di Filippo V, e pertanto la Macedonia venne dichiarata repubblica e divisa in quattro settori dipendenti da Roma. Alcuni anni dopo ci fu una rivolta capeggiata da Andrisco, figlio naturale di Perseo; allora Roma intervenne ancora e nominò la Macedonia provincia romana.

Nella Grecia vera e propria, le varie "poleis" avevano cercato di riprendere l'antica autonomia politica nei confronti della Macedonia; si formarono così alcune leghe, ma due ebbero la supremazia: la lega etolica e quella achea. Queste due leghe non fecero altro che combattersi fra di loro ed allora entrò in gioco Roma col peso delle sue armi e, dopo la distruzione di Corinto nel 146 a.C., l'intera Grecia fu dichiarata provincia romana con il nome di Acaia. Circa un secolo dopo fu la volta della Siria che, intorno al 65-64 a.C. fu dichiarata provincia romana da Pompeo.

Rimaneva pertanto solo l'Egitto, ancora formalmente indipendente da Roma, che nel 30 a.C., dopo la battaglia di Azio del 2.9.31 a.C., cadde sotto il dominio di Roma. Per questo si pone questa data come il termine del periodo alessandrino a cui succederà quello romano.

CARATTERI GENERALI DELL'ELLENISMO

Vediamo quali furono le conseguenze di questa fusione voluta da Alessandro fra elemento greco e orientale. Prima comunque esaminiamo il termine "ellenismo" che è relativamente recente in quanto fu coniato il secolo scorso dallo svedese Droysen; il significato è questo: fino a questo momento la civiltà greca si era mantenuta sempre tra i confini della Grecia, compresa naturalmente la fascia costiera dell'Asia Minore che però era considerata terra greca. Ora, a seguito delle conquiste di Alessandro, essa esce dai confini tradizionali e si diffonde in tutto il bacino orientale del Mediterraneo. Le conseguenze di tutto ciò furono senz’altro positive e fra esse ricordiamo: i traffici furono notevolmente facilitati anche se vi erano degli stati diversi tra di loro; vi fu poi l'allargamento della cultura; nacque la consapevolezza che le frontiere erano solo convenzionali grazie alla grande facilità dei viaggi e per il fatto che ovunque si parlava la stessa lingua, nacque cioè una vera concezione cosmopolitica e ci fu la consapevolezza che si è non tanto cittadini di questo o di quel paese, ma cittadini del mondo (in filosofia ciò veniva affermato dallo stoicismo).

Naturalmente non ci furono solo lati positivi; infatti gli stati che si andarono formando erano retti da monarchie assolute e se per gli orientali questo cambiamento non fu molto penoso poiché erano abituati da secoli ad essere sottoposti al sovrano, per gli occidentali fu un vero dramma in quanto erano abituati a decidere essi stessi della sorte del loro stato. Per farsene un'idea, basti pensare all'Atene del V - IV secolo a.C. in cui erano tutti i cittadini a decidere le direttive dello stato e chiunque poteva salire al potere. Tutto questo finì improvvisamente e ciò provocò nei Greci un senso di frustrazione: infatti non potevano occuparsi più di politica, anche se ciò formalmente ciò era concesso (comunque si trattava di politica municipale e non di alto livello). Si ebbe poi un sovraffollamento delle "poleis" in quanto per mantenere il potere del sovrano, vennero a stabilirsi nelle città moltissimi impiegati che, del resto, non erano neppure legati affettivamente al proprio lavoro. Pertanto a poco a poco l'uomo greco incominciò a richiudersi in se stesso e ad estraniarsi dal mondo circostante che non riconosce più in quello in cui era abituato a vivere da secoli.

Un'altra caratteristica dell'Ellenismo fu la diffusione di un nuovo genere letterario: la bucolica (sappiamo che lo stesso Virgilio prenderà spunto da Teocrito). Si ebbe questa poesia bucolica perché si avvertì il bisogno di tornare alla purezza della natura e della campagna. Non è che questo desiderio fosse totalmente assente nella letteratura classica (possiamo ricordare le Baccanti di Euripide), ma questi temi erano molto rari soprattutto perché nell'età classica non c'era una vera e propria divisione fra città e campagna, in quanto si passava da un ambiente all'altro senza difficoltà; invece nel periodo alessandrino, con l'urbanesimo e l'alienazione dell'uomo costretto a vivere in un ambiente non più naturale, venne fuori questo desiderio della campagna o meglio la nostalgia, come se essa fosse un bene irrimediabilmente perduto.

Altre implicazioni le abbiamo nel campo religioso e filosofico; infatti sappiamo che una caratteristica di questa età fu la compenetrazione fra Occidente e Oriente e ciò avvenne anche nel campo religioso: infatti la folla delle divinità orientali andò ad aggiungersi a quella greca. Ora mentre le classi più umili non si ponevano problemi ed accettavano queste nuove religioni, per le classi più colte, invece, la risposta fu duplice: innanzitutto questa conoscenza di altre divinità, le cui caratteristiche non erano diverse da quelle delle divinità greche, portò al cosiddetto "sincretismo religioso", cioè si assimilarono parecchie divinità orientali a quelle greche (esempio: Zeus-Ammonio) e perciò si diffuse il principio che una divinità può essere chiamata con nomi diversi da popoli diversi; l'altra risposta fu lo scetticismo religioso e cioè, davanti a questa moltitudine di dei, la vecchia fede, già scossa dai sofisti, crollò totalmente e pertanto ci fu uno scarso desiderio di conoscere queste nuove divinità. Gli intellettuali dell'epoca preferirono perciò abbandonare il campo religioso e dedicarsi allo studio della filosofia. Questo comportò una differenziazione col periodo precedente poiché, se in questo la filosofia si era occupata soprattutto della metafisica e della logica, ora, nell'età alessandrina, le principali correnti filosofiche, epicureismo e stoicismo, si allontanano da questi settori di indagine ed anche se non li tralasciano del tutto, preferiscono rivolgersi al campo della pratica e cioè i loro interessi saranno eminentemente di carattere moralistico.

Sulla cultura dell'età alessandrina ci resta ancora da dire che essa è stata una delle più notevoli della storia greca. Infatti non è per niente vero che sia stata un'epoca di decadenza (come si è pensato fino a pochi decenni fa), anzi s'è riconosciuto che il meglio dell'età alessandrina si ha proprio nel campo della letteratura e della cultura in generale. In sede di letteratura greca sarà presentato un quadro che sotto certi aspetti rischia di essere falsato se non si tiene presente che il meglio della cultura dell'età alessandrina è stato dato nel campo delle scienze naturali e non già nel campo letterario in quanto quest'età è tipica per la conquista della matematica, dell'astronomia, della fisica.

Nel campo letterario non abbiamo una vera e propria decadenza, ma un'inferiorità di produzione rispetto a quella del periodo attico; naturalmente il centro più importante, come lo si può capire dal nome, fu Alessandria, la capitale dell'Egitto, in cui regnava la dinastia dei Tolomeidi. Soprattutto ai nomi di Tolomeo I e Tolomeo II sono legate due istituzioni: una grandissima biblioteca ed un grande museo. I due sovrani vollero che fosse costruita, in Alessandria, una gigantesca biblioteca che raccogliesse tutti i tesori della letteratura precedente e che, al colmo del suo fulgore, giunse a contenere circa mezzo milione di opere letterarie. Ad essa fu affiancata un'altra biblioteca che conteneva 300.000 volumi, i quali erano delle copie di quelli contenuti nella biblioteca maggiore; esse erano a carattere antologico in quanto contenevano il meglio dei testi originali.

Alessandria e l'Egitto divennero il centro culturale più importante dell'età ellenistica perché l'Egitto abbondava di papiro e averlo in quantità era un vantaggio non indifferente in quanto un libro costava moltissimo poiché non solo si doveva pagare chi copiava le opere, ma soprattutto bisognava pagare il materiale scrittorio.

Molto importante era il museo o tempio delle Muse. Questo era un colossale edificio in cui Tolomeo 1° e Tolomeo 2° vollero che venissero ospitati tutti i letterati e gli scienziati che si recavano in Alessandria. Era una specie di pensionato, ma, siccome gli ospiti potevano fare ciò che volevano, essi tenevano le lezioni nelle loro stanze e perciò si venivano a formare come tante facoltà universitarie.

Naturalmente Alessandria non fu il solo centro culturale dell'Ellenismo, ma possiamo mettere subito dopo Pergamo, la capitale del regno omonimo che si staccò dalla Siria: anche qui vi era una fornitissima biblioteca già dal tempo di Attalo I ed il motivo di questo splendore fu ancora una volta la ricchezza del materiale scrittorio: la famosa pergamena. Infatti, siccome era in continua lotta con la Siria, quando Pergamo si staccò da questa, l'Egitto fece un vero e proprio blocco economico, vietò, cioè, di esportare qualsiasi cosa verso paesi nemici e così il Re di Pergamo, Attalo I, essendoci bisogno di materiale per scrivere, ordinò ai suoi scienziati di trovare qualcosa di alternativo al papiro ed essi presentarono la pergamena, una pelle ovina opportunamente conciata.

Anche Antiochia, capitale del regno di Siria, aveva qualche pretesa culturale, come pure Pella, capitale della Macedonia, che però erano offuscate da Alessandria e Pergamo. Più importanti, culturalmente, furono invece due piccolissimi centri, le isole di Rodi e Cos, entrambi sedi di due cenacoli letterari. Anche Atene restò un fiorente centro di cultura; basti, infatti, pensare che la commedia nuova, l'epicureismo e lo stoicismo nacquero ad Atene e per molto tempo durò l'insegnamento delle scuole filosofiche di Aristotele e Platone; del resto durante tutta l'età romana per perfezionarsi negli studi si andava ad Atene. Comunque la supremazia fu tenuta da Alessandria, ma ricevette un duro colpo sotto Tolomeo XIII. Infatti, durante le guerre civili fra questi e la Sorella Cleopatra, ci fu ad Alessandria un incendio che distrusse buona parte dei volumi conservati nella biblioteca ed infine ricevette il colpo finale durante l'invasione araba dell'Egitto nel VII secolo d.C..

Venendo al campo più strettamente letterario e cioè della prosa e della poesia, dobbiamo subito dire che la prima ebbe uno sviluppo eccezionale e senza dubbio prevalse sulla poesia; purtroppo la produzione prosastica ha fatto quasi completo naufragio e, per ciò che riguarda la poesia, tolto gli inni di Callimaco, le Argonautiche di Apollonio Rodio, gli Idilli di Teocrito e qualche operetta minore, non abbiamo più altro di integro: solo frammenti e citazioni di vari poeti. Della prosa non c'è giunto quasi nulla ad eccezione di 5 dei 40 libri che costituiscono un'opera storica di Polibio; abbiamo, invece, alcuni trattati matematici di Archimede ed Euclide, e del resto bisogna tenere presente che una caratteristica di questo periodo era proprio la versatilità, e, ad esempio, vi fu uno scrittore, Eratostene, che era soprattutto un matematico famoso e scienziato.

Vediamo perché la prosa è andata perduta. In questo periodo la prosa si esprime con la "coinè dialectos" e cioè la lingua comune. Infatti c'era stata un'unità politica tra oriente ed Occidente, così il dialetto attico a poco a poco andò prendendo una supremazia sugli altri dialetti, ma naturalmente per assurgere a lingua comune dovette perdere qualcosa di caratteristicamente attico e cioè accettò anche qualcosa delle lingue indigene. Pertanto a dominare nel campo della prosa è la "coinè", mentre per ciò che riguarda la poesia c'è da dire che i poeti vogliono essere soprattutto degli abili cesellatori di versi e perciò scrissero in lingue diverse, per cui la poesia dell'età alessandrina non ha una sola lingua come la prosa. Nell'età romana si volle ritornare alle pure forme, al dialetto attico: si ebbe cioè il famoso "atticismo" che condannò la precedente forma letteraria. Allora le opere dell'età alessandrina non furono più trascritte e perciò si è spezzata quella catena che avrebbe dovuto portare queste opere alla nostra conoscenza.

Questo è il motivo principale per cui la prosa ellenistica è andata perduta quasi interamente; altro motivo è il fatto che di opere molto vaste si preferivano leggere i riassunti e perciò si trascrivevano solo questi. Ora noi abbiamo molti riassunti, ma pochissime opere originali.


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