Teopompo
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TEOPOMPO (380 ca – 320 ca a.C.)
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La vita
Il retore e storico Teopompo, conosciuto come la lingua più velenosa dell’antichità, nacque a Chio verso il 380 a.C.. Di famiglia aristocratica e filo-spartana, Teopompo fu costretto all’esilio insieme al padre Damasistrato.
Durante l’esilio si fermò ad Atene dove studiò alla scuola di Isocrate. Seconde le regole della scuola del maestro, oltre che alla retorica e della filosofia, Teopompo si dedicò anche allo studio della storia ed in particolare studiò Erodoto e Tucidide. Fu in quel periodo che iniziò a comporre le prime opere storiche.
Teopompo, sulle orme del maestro, si specializzò nell’oratoria epidittica e nel 351 a.C. vinse una gara per il miglior panegirico del re Mausolo di Caria.
Teopompo, poi, visse a lungo in Macedonia, presso il re Filippo II di cui apprezzava la politica, e del figlio Alessandro. Grazie a questi, nel 332 a.C. poté tornare a Chio dove rimase fino al 323 a.C., anno della morte di Alessandro Magno.
Ricominciò, così, ancora l’esilio e Teopompo alla fine giunse in Egitto, dove, purtroppo, ben presto entrò in contrasto con il sovrano.
Poiché l’ultima data certa nella sua opera è il 324 a.C., si ricava che Teopompo sia morto verso il 320 a.C..
Opere
Della vastissima produzione di Teopompo rimangono solo pochi frammenti. Egli, in ogni modo, fu autore di orazioni epidittiche, di encomi (Encomio di Mausoleo, con cui lo storico vinse una gara nel 351 a.C., Encomio di Filippo, Encomio di Alessandro), di lettere, opere filosofiche (“Sulla pietà”, “Contro la scuola di Platone” e soprattutto di opere storiche.
La prima opera storica di Teopompo fu “Epitome di Erodoto”, in due libri, della quale ci resta qualche frammento.
A continuazione dell’opera di Tucidide, poi, Teopompo scrisse "Elleniche", in 12 libri, sugli avvenimenti dal 411 a.C. fino alla battaglia di Cnido del 394 a.C.. Con questa opera l’autore intendeva contrapporsi a Senofonte e presentarsi come il continuatore di Tucidide.
L’opera più importante di Teopompo, in ogni modo, fu “Filippiche”, in 58 libri, una storia della Macedonia dal 362 al 336 a.C., incentrata sulla figura di Filippo II che l’autore conosceva bene per essere vissuto alla sua corte. Le gesta di Filippo, in verità, non erano il solo argomento dell’opera che in effetti era una storia generale del suo tempo, ricca di inserti e digressioni. Quando Filippo V, discendente di Filippo, estrapolò dall’opera tutte le parti riguardanti il suo avo, essa si ridusse a 16 libri. Quest’ultima opera fu tradotta in latino da Pompeo Trogo.
Giudizio
La concezione storiografica di Teopompo è quella di creare emozioni nel lettore, cercando effetti teatrali, quasi gareggiando con la tragedia. La sua lingua è dominata da schemi retorici che si ricollegano al maestro Isocrate e, soprattutto, a Gorgia da Lentini, l’inventore della retorica.
Fortuna
Teopompo fu giudicato positivamente da Dionigi di Alicarnasso per la sua onestà di storico e fu tradotto dallo storico latino Pompeo Trogo.
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