Aiace Oileo

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Aiace di Oileo

Aiace di Oileo, re della Locride Opunzia, fu senza dubbio uno dei più interessanti e valorosi tra gli eroi che parteciparono alla guerra di Troia. Egli è detto di Oileo o Oilìde, per distinguerlo da Aiace Telamonio, figlio di Telamone.

Padre di Aiace era, appunto, Oileo, uno degli Argonauti, quello che fu ferito ad una spalla da una piuma degli uccelli Stinfaliti; sua madre si chiamava Eriopide.

Dopo il rapimento di Elena da parte di Paride, Aiace di Oileo accorse all’appello di Menelao e condusse i suoi Locresi a Troia con quaranta navi. Tra i più forti e valorosi condottieri greci, durante la guerra Aiace si distinse per la sua abilità nel lancio del giavellotto e per la velocità. Egli era sempre pronto al combattimento e lo si trovava sempre in prima fila in ogni assalto, spessissimo proprio al fianco dell’altro Aiace. Attorno ai due Aiace, infatti, si raccolsero le falangi greche pronte per l’attacco quando Menelao, dopo il duello con Paride, fu ferito da Pandoro. Aiace Oileo, poi, fu tra i nove guerrieri che accettarono la sfida lanciata da Ettore: nell’occasione la sorte scelse l’altro Aiace, il Telamonio, che duellò con il troiano per un’intera giornata.

Nel corso della guerra Aiace Oileo non si risparmiò mai. Quando, sempre privi dell’apporto di Achille, con il re degli dei ostile agli achei, con Agamennone, Ulisse, Diomede ed Euripilo feriti, incalzati da un Ettore incontenibile, i greci erano in rotta verso le proprie navi, fu Aiace di Oileo (con l’altro Aiace) a riorganizzare le proprie falangi per arginare l’attacco troiano, rimproverando i più pigri e neghittosi. Nel combattimento che ne seguì, ci fa sapere Omero, i due Aiace fermarono la furia dei troiani, fecero stragi di nemici al punto che anche Ettore, caduto a terra svenuto dopo essere stato colpito dal Telamonio, fu costretto ad abbandonare la mischia. Uscito dal campo Ettore, a riprendere i combattimenti ed a lanciare il nuovo attacco fu Aiace Oileo che continuò a fare strage di nemici più di ogni altro.

All'indubbio valore, però, Aiace abbinava un carattere difficilmente riscontrabili negli altri eroi omerici: si dimostrò violento e arrogante, litigioso e sacrilego, quasi empio, incurante di attirarsi lo sdegno e l’ira degli dei. In un’occasione, infatti, furente per la morte di Antimaco, il figlio di Oileo tagliò di netto la testa dalla salma del troiano Imbrio (che stavano trascinando via per spogliarlo delle armi) e la gettò tra gli avversari come una macabra palla di gioco. Durante il saccheggio di Troia, poi, violentò la sacerdotessa Cassandra, figlia di Priamo, addirittura sull’altare della dea Minerva. La dea, ovviamente, si adirò molto per questo episodio e non dimenticò mai l’offesa.

Durante il ritorno in patria una tempesta distrusse molte delle navi di Aiace. Questi, anche grazie all’intervento di Poseidone, il re dei mari, riuscì a nuotare fino ad uno scoglio al quale si aggrappò, riuscendo così a salvarsi a stento. Doveva essere la salvezza! Aiace Oileo, però, invece di ringraziare gli dei e, soprattutto, il suo salvatore, si vantò di riuscire a vincere la violenza dei mari e di essere sopravvissuto nonostante l’ira e l’ostilità degli dei.

A questo punto fu Poseidone ad irritarsi e con un colpo del suo tridente frantumò lo scoglio dove l’eroe greco aveva trovato rifugio. Privo di appiglio, Aiace scivolò nel mare burrascoso e, dopo aver bevuto molta acqua, morì annegato.

La morte non estinse, però, il sacrilegio e la colpa di Aiace pesò sui locresi che, per ingraziarsi Atena, inviavano due fanciulle al suo santuario per essere sacrificate.


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