Sugli etruschi

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'''SUGLI ETRUSCHI''' '''SUGLI ETRUSCHI'''
- +Non ci sembra per niente esagerato, o irriverente verso altre culture italiche, affermare che con l'avvento degli Etruschi, la cui civiltà può competere tranquillamente con quelle immense dei Sumeri, dei Babilonesi e degli Egiziani e con le quali ha tanti aspetti comuni, in Italia termina la preistoria ed inizia la storia vera e propria, anzi comincia quel processo storico, culturale e sociale che porterà la nostra nazione ad essere il faro della civiltà prima in Europa ed infine nel mondo.
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-Non CI sembra per niente esagerato, o irriverente verso altre culture italiche, affermare che con l'avvento degli Etruschi, la cui civiltà può competere tranquillamente con quelle immense dei Sumeri, dei Babilonesi e degli Egiziani e con le quali ha tanti aspetti comuni, in Italia termina la preistoria ed inizia la storia vera e propria, anzi comincia quel processo storico, culturale e sociale che porterà la nostra nazione ad essere il faro della civiltà prima in Europa ed infine nel mondo.+
Degli Etruschi ci rimane la maggiore produzione letteraria dell’Italia antica (fatte salve ovviamente quella greca e romana); su di essi sono stati scritti innumerevoli libri, storici, meno storici e quasi fantasiosi, ma nessuno può negare che questo grande popolo rimane ancora avvolto nel mistero, impenetrabile sfinge agli occhi ed alla mente del curioso, dell'appassionato e, mi permetto di dire, anche dell'esperto. Dopo secoli di studi e di ricerche affannose, rimangono non del tutto chiare le origini e la fine di questo popolo, la sua scrittura, la sua storia: non appena un problema è risolto, nascono mille altri perché. Degli Etruschi ci rimane la maggiore produzione letteraria dell’Italia antica (fatte salve ovviamente quella greca e romana); su di essi sono stati scritti innumerevoli libri, storici, meno storici e quasi fantasiosi, ma nessuno può negare che questo grande popolo rimane ancora avvolto nel mistero, impenetrabile sfinge agli occhi ed alla mente del curioso, dell'appassionato e, mi permetto di dire, anche dell'esperto. Dopo secoli di studi e di ricerche affannose, rimangono non del tutto chiare le origini e la fine di questo popolo, la sua scrittura, la sua storia: non appena un problema è risolto, nascono mille altri perché.
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Come non stupirsi, ad esempio, che Erodoto alla battaglia di Alalia (540 a.C.), da ritenersi senza dubbio la prima grande battaglia navale dell'antichità, che vide in campo tre grandi potenze (Cartaginesi, Etruschi e Greci) e come posta in gioco l'egemonia economica sull'alto Tirreno, dedichi solo poche righe? Che pensare leggendo Tito Livio che si sofferma a narrare la conquista della pianura Padana da parte dei Galli e invece non dice una parola della stessa conquista da parte degli Etruschi due secoli/tre secoli prima? Come non stupirsi, ad esempio, che Erodoto alla battaglia di Alalia (540 a.C.), da ritenersi senza dubbio la prima grande battaglia navale dell'antichità, che vide in campo tre grandi potenze (Cartaginesi, Etruschi e Greci) e come posta in gioco l'egemonia economica sull'alto Tirreno, dedichi solo poche righe? Che pensare leggendo Tito Livio che si sofferma a narrare la conquista della pianura Padana da parte dei Galli e invece non dice una parola della stessa conquista da parte degli Etruschi due secoli/tre secoli prima?
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Come spiegare la “totale” scomparsa della produzione letteraria etrusca? Come giustificare che siano sia andate sistematicamente perdute anche opere scritte successivamente, come ad esempio "Le Tyrrenikà" dell'Imperatore Claudio, che, se giunte fino a noi, avrebbero potuto chiarirci, se non proprio tutti, molti dubbi e misteri. Come spiegare la “totale” scomparsa della produzione letteraria etrusca? Come giustificare che siano sia andate sistematicamente perdute anche opere scritte successivamente, come ad esempio "Le Tyrrenikà" dell'Imperatore Claudio, che, se giunte fino a noi, avrebbero potuto chiarirci, se non proprio tutti, molti dubbi e misteri.

Revisione 13:51, 17 Mar 2007

SUGLI ETRUSCHI

Non ci sembra per niente esagerato, o irriverente verso altre culture italiche, affermare che con l'avvento degli Etruschi, la cui civiltà può competere tranquillamente con quelle immense dei Sumeri, dei Babilonesi e degli Egiziani e con le quali ha tanti aspetti comuni, in Italia termina la preistoria ed inizia la storia vera e propria, anzi comincia quel processo storico, culturale e sociale che porterà la nostra nazione ad essere il faro della civiltà prima in Europa ed infine nel mondo.

Degli Etruschi ci rimane la maggiore produzione letteraria dell’Italia antica (fatte salve ovviamente quella greca e romana); su di essi sono stati scritti innumerevoli libri, storici, meno storici e quasi fantasiosi, ma nessuno può negare che questo grande popolo rimane ancora avvolto nel mistero, impenetrabile sfinge agli occhi ed alla mente del curioso, dell'appassionato e, mi permetto di dire, anche dell'esperto. Dopo secoli di studi e di ricerche affannose, rimangono non del tutto chiare le origini e la fine di questo popolo, la sua scrittura, la sua storia: non appena un problema è risolto, nascono mille altri perché.

Il mistero per antonomasia è sicuramente quello della lingua, sia nel senso della sua interpretazione che della origine e della fine. Chiariamo subito che la lingua etrusca non è quella sfinge impenetrabile che ancora oggi si è portati a credere; essa, infatti, è chiaramente leggibile, essendo scritta con un alfabeto di tipo greco adattato alla lingua etrusca con l'inserimento di qualche lettera e l'eliminazione di altre non utili. L’etrusco diventa impenetrabile quando si tratta di capire il significato delle parole: ciò è dovuto al fatto che la maggior parte dei documenti in nostro possesso sono iscrizioni funebri, ex voto, lastre votive. La perdita della grande produzione letteraria etrusca non ci consente di conoscere le parole di uso corrente, familiari, quotidiane: sembra quasi di voler studiare una lingua moderna leggendo gli annunci funebri dei giornali o i manifesti mortuari.


E se il mistero della “comprensione” della lingua potrebbe essere risolto con il ritrovamento di qualche iscrizione bilingue o di testi più lunghi, rimane strano il fatto che contemporaneamente alla fine politica di questo popolo sia giunta anche la fine della sua lingua … già Seneca (morto sotto Nerone nel 65 d.C.), infatti, considerava l’etrusco una lingua morta.

Non meno oscuro è il motivo dell'ostracismo riservato agli Etruschi da parte degli storici. Un popolo di siffatta civiltà, un popolo che prima di tutti ha aperto uno spiraglio di luce sulle tenebre culturali, economiche e sociali nelle quali era avvolta l'Europa Occidentale, che ha illuminato la scena storica per circa un millennio e lasciato in eredità un ricco patrimonio culturale, sicuramente meritava e merita più attenzione. Invece gli autori preferiscono tacere; avvenimenti di importanza quasi mondiale sono ignorati, pagine di storia sono lasciate in bianco perfino da autori che pure sono punti cardinali della storiografia; anche i moderni (dallo storico alla semplice guida turistica) tralasciano troppi punti, evitano di approfondire molti argomenti.

E l'appassionato, o anche il semplice curioso, rimane sconcertato dall'assenza di date, dalla completa mancanza di nomi, di azioni: veramente gli Etruschi sembrano essere sorti dal nulla e nel nulla essere ritornati. Gli storici antichi danno qualche rara notizia e non si curano di precisarne i retroscena, i motivi e le cause, gli effetti e le conclusioni. Neppure il grande Erodoto fa eccezione: infatti, essendo vissuto in un periodo di splendore degli Etruschi ed essendo stato in Italia durante i suoi viaggi, era sicuramente in possesso di ben altre notizie che poi non ha riportato. Bisogna dire che mentre eventi di portata internazionale in cui furono coinvolti gli Etruschi, sono stati o trascurati o riportati come notizie marginali e/o come dati di fatto scontati … fatti di minore importanza ebbero migliore trattamento.

Come non stupirsi, ad esempio, che Erodoto alla battaglia di Alalia (540 a.C.), da ritenersi senza dubbio la prima grande battaglia navale dell'antichità, che vide in campo tre grandi potenze (Cartaginesi, Etruschi e Greci) e come posta in gioco l'egemonia economica sull'alto Tirreno, dedichi solo poche righe? Che pensare leggendo Tito Livio che si sofferma a narrare la conquista della pianura Padana da parte dei Galli e invece non dice una parola della stessa conquista da parte degli Etruschi due secoli/tre secoli prima?

Come spiegare la “totale” scomparsa della produzione letteraria etrusca? Come giustificare che siano sia andate sistematicamente perdute anche opere scritte successivamente, come ad esempio "Le Tyrrenikà" dell'Imperatore Claudio, che, se giunte fino a noi, avrebbero potuto chiarirci, se non proprio tutti, molti dubbi e misteri.

E che dire dei confini angusti di tempo e di spazio nei quali questo popolo è stato rinchiuso? Ancora oggi ci si sente rispondere che gli Etruschi abitavano quella che è l'attuale Toscana e che vissero prima dei Romani, intendendo in questo modo il periodo anteriore alla data tradizionale della fondazione di Roma (21.4.753 a.C.) confinandoli in tal modo nella preistoria.

Incredibile è ancora l'alone di mistero che circonda gli Etruschi, quell'aria di magia e di enigma che avvolge questo popolo e la scarsa (nulla, direi) conoscenza che ha la gente comune (e anche meno comune) di esso, della sua storia, della sua vita, della sua arte, della sua cultura in genere, mentre riesce a sapere molto di altri argomenti più disparati. Ed infatti oggi qualsiasi persona che abbia fatto le scuole d'obbligo saprà dirci i fatti salienti della Storia di Roma, saprà dire i nomi dei suoi Re, forse anche la data esatta della sua fondazione, conoscerà Muzio Scevola, Orazio Coclite, Furio Camillo e via di questo passo, sicuramente saprà parlarci della guerra di Troia e delle avventure di Ulisse (anche per averle viste mille volte in televisione), saprà parlare con dovuta perizia anche di Atlantide, dei Fenici, degli Israeliti, ma degli Etruschi? Poche e confuse notizie, scarsità di nomi, errori di date, confini sbagliati: forse si ricorderà del mitico Porsenna, magari ci dirà che quel popolo aveva inventato l'arco e la volta, sicuramente che sapeva costruire bene le tombe, anzi questa era la sua attività principale: era il popolo della morte.

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