La donna

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== LA DONNA == == LA DONNA ==
-E passiamo ad esaminare un aspetto della civiltà etrusca che, sebbene non sia al centro di polemiche o di dispute, resta ancora oscuro al grande pubblico al quale è stata sempre offerta un'immagine della realtà tirrenica alquanto distorta. L'etrusco, nella fantasia e nei miti, è visto come una specie di impresario di pompe funebri, magari come un piccolo imprenditore edile specializzato nella costruzione di tombe e di loculi, un sacerdote esperto nel cerimoniale mortuario, in sermoni funebri. Ed allora lo si immagina vestito di paramenti sacri, mentre officia cerimonie, sacrifica agli dei, divina responsi, in un ambiente sotterraneo, privo di luce eccetto quella di qualche torcia per uno scenario che già anticipa l’aldilà. Oppure, all’opposto, lo si configura nell'"obesus etruscus" di catulliana memoria, il grasso etrusco crapulone, immerso nei bagordi, vinto dai piaceri e dall'ozio, smidollato, nella sua capacità di agire, e fiacco ed impotente di fronte alla durezza della vita. Più di uno studioso ha visto in quest’ultimo aspetto il motivo della "scomparsa repentina" dell'etrusco come realtà fisica. A dar corpo a questa credenza ha contribuito, certamente, un verso del XL carme di Catullo ed il ritrovamento di statue e coperchi di sarcofagi raffiguranti personaggi etruschi con il ventre prominente. Un simile giudizio, tuttavia, oltre ad essere oltremodo ingiusto, è soprattutto falso poiché è riferito ad un periodo limitato e ben poco importante della storia etrusca. Tali statue, infatti, e lo stesso verso risalgono alla fine dell'indipendenza politica, mentre il periodo di massimo splendore di questo popolo è da collocarsi nel periodo iniziale della sua esistenza, soprattutto nel VII, VI e V secolo a.C.. Anche risalendo indietro nel tempo e cambiando le fonti, però, il quadro sulla società etrusca, che peraltro ci è fornito per lo più da storici e scrittori greci e romani, è dei più brutti che si possa immaginare e sicuramente è falsato da principi moralistici, dalla bigotterie e probabilmente dalla malafede.+E passiamo ad esaminare un aspetto della civiltà etrusca che, sebbene non sia al centro di polemiche o di dispute, resta ancora oscuro al grande pubblico al quale è stata sempre offerta un'immagine della realtà tirrenica alquanto distorta. L'etrusco, nella fantasia e nei miti, è visto come una specie di impresario di pompe funebri, magari come un piccolo imprenditore edile specializzato nella costruzione di tombe e di loculi, un sacerdote esperto nel cerimoniale mortuario, in sermoni funebri. Ed allora lo si immagina vestito di paramenti sacri, mentre officia cerimonie, sacrifica agli dei, divina responsi, in un ambiente sotterraneo, privo di luce eccetto quella di qualche torcia per uno scenario che già anticipa l’aldilà. Oppure, all’opposto, lo si configura nell'"obesus etruscus" di catulliana memoria, il grasso etrusco crapulone, immerso nei bagordi, vinto dai piaceri e dall'ozio, smidollato, nella sua capacità di agire, e fiacco ed impotente di fronte alla durezza della vita. Più di uno studioso ha visto in quest’ultimo aspetto il motivo della "scomparsa repentina" dell'etrusco come realtà fisica. A dar corpo a questa credenza ha contribuito, certamente, un verso del IXL carme di [[Catullo]] ed il ritrovamento di statue e coperchi di sarcofagi raffiguranti personaggi etruschi con il ventre prominente. Un simile giudizio, tuttavia, oltre ad essere oltremodo ingiusto, è soprattutto falso poiché è riferito ad un periodo limitato e ben poco importante della storia etrusca. Tali statue, infatti, e lo stesso verso risalgono alla fine dell'indipendenza politica, mentre il periodo di massimo splendore di questo popolo è da collocarsi nel periodo iniziale della sua esistenza, soprattutto nel VII, VI e V secolo a.C.. Anche risalendo indietro nel tempo e cambiando le fonti, però, il quadro sulla società etrusca, che peraltro ci è fornito per lo più da storici e scrittori greci e romani, è dei più brutti che si possa immaginare e sicuramente è falsato da principi moralistici, dalla bigotterie e probabilmente dalla malafede.
-Chi parla male degli Etruschi è soprattutto Teopompo, filosofo e storico greco. Egli, però, è sicuramente in errore quando descrive le etrusche come prostitute, pronte ad accoppiarsi con chi capita, forti bevitrici, che girano nude per la casa e senza pudore alcuno: non può essere veritiero!. Se la sua non è pura malafede, allora vuol dire che ha travisato la realtà fino al punto da vedere atteggiamenti e modi di vivere che sicuramente non esistevano, ha visto situazioni che esistevano solo nella sua mente.+omissis
-Questo scrittore, stoico per giunta, in ogni modo forse è da capire, anche se non da giustificare: tra le donne greche e romane e quelle etrusche c'è una forte differenza sia fisica sia caratteriale ed una diversa posizione sia nel campo sociale sia in quello familiare. Siamo praticamente allo scontro tra due culture diverse, se non addirittura opposte. Per una mentalità gretta e meschina come quella di Teopompo e per i morigerati romani del periodo repubblicano, la libertà di cui godevano le etrusche era qualcosa di inconcepibile ed in ogni caso inammissibile. Sappiamo benissimo che le greche vivevano come recluse: relegate nel loro gineceo, non potevano partecipare alla vita politica e sociale della loro città, non potevano assistere agli spettacoli pubblici ed erano sottoposte all'autorità totale del marito... con il solo compito di fare ed allevare figli. Quante ne potremo dire sulle donne greche. “''Una donna deve restare a casa; la strada è per la donna da nulla''” diceva il buon Menandro. E cosa dichiarò un giorno del IV secolo a.C. in tribunale lo Pseudo-Demostene? “''Abbiamo le cortigiane per il piacere, le concubine per le cure quotidiane, le mogli per darci figli legittimi ed essere le custodi delle nostre case''”. … Lasciamo perdere! Non diversamente le romane che, con le gambe pelose ed il sedere basso, passavano dalla dipendenza paterna a quella del marito senza avere neppure diritto al nome proprio (ma solo a quello della gens di appartenenza: Fabiola, Tullia, Marcia, ecc...) a seguito di un vero e proprio contratto di compravendita.+Parlando degli Etruschi è su
-Leggermente diversa, ma per ben altri motivi che le etrusche, era la situazione delle ragazze dall’altra parte della Grecia, le spartane, che potevano permettersi il lusso di fare palestra insieme ai ragazzi, facendosi vedere nude da essi e vedendoli a loro volta senza vestiti.+http://www.amazon.it/Parlando-degli-Etruschi-ebook/dp/B00D4AU0Z8/ref=sr_1_12?ie=UTF8&qid=1370112529&sr=8-12&keywords=capone+marco
-Da questa situazione viene fuori tutto il veleno sputato contro le donne etrusche, sempre pronte all'adulterio al punto che i loro erano comunemente figli di nessuno, queste donne forti bevitrici che non avevano problemi a mostrarsi nude ai loro ospiti, … contro queste donne tanto belle, fiere della loro bellezza e consapevoli del rispetto e della stima che godevano presso i loro mariti, i loro padri, i loro figli; contro queste donne che avevano sale nel cervello, dignità e una libertà avuta con duemila e cinquecento anni di anticipo sul resto del mondo.+E molto tempo dedicavano alla cura del proprio corpo: sono stati trovati specchi raffiguranti scene mitologiche con inciso il nome delle rispettive proprietarie, segno questo, tra l'altro, della cultura che avevano le rappresentanti del gentil sesso etrusco. Importante era anche l'acconciatura dei capelli: la moda ricorrente era quella che voleva i capelli tirati all'insù e raccolti in uno chignon, coperto poi da una martellina di lana. Anche i pettini ritrovati sono di eccellente fattura (anch'essi frutto dell'artigianato locale) e l'elevato numero di bionde lascia credere che esse si tingevano i capelli, probabilmente per questo scopo usavano la birra, bevanda sconosciuta ai popoli italici.
-Ed ancora una volta viene fuori l'alone di mistero, la contraddizione che avvolge il nostro affascinante popolo. Tutti lo credono dedito al culto ed alla preghiera, pio e sobrio e nello stesso tempo lo sanno preso dai piaceri ed avvolto nel lusso. La tradizione ci offre una visione del suo modo di vivere che si stenta a credere: accanto alla pietà ed alla religiosità, gli storici del tempo ci mostrano il suo saper vivere la vita, il godere delle gioie presenti, l’ostentazione del benessere e delle ricchezze, l'amore per il piacere e la bellezza. E così l’etrusco è citato come esempio sia di parsimonia sia di prodigalità, di virtù e di vizio, di forza e di debolezza, di religiosità e “Etruria madre di ogni superstizione”.+Basterebbe questo per farci vedere le ragazze etrusche per niente dissimili alle nostre studentesse o impiegate (o signore di alta società) e come queste usavano il fondo tinta ed il rossetto. Certamente non erano sconosciuti i profumi e non era trascurata la cura dei denti. Come tutti i popoli civili, anche gli etruschi avevano problemi di carie, ma erano pronti i loro medici per protesi e ponti dentari onde consentire un eterno sorriso.
-Proviamo a mettere ordine in questa ridda di credenze, di voci, di testimonianze autorevoli, semplicistiche ed infondate, cercando di capire la realtà etrusca e soprattutto la posizione della donna nell'ambito della società ed in seno alla famiglia.+Torna a [[la carriera]] oppure Vai a [[la lingua etrusca]]
-Teopompo, conosciuto come la lingua più velenosa dell’antichità e di cui è ben noto il suo amore per il pettegolezzo e la maldicenza, parla male della donna etrusca e non si accorge, nel suo fervore, che quanto dice porta a conclusioni tanto assurde che nessuna persona dotata di un minimo di buon senso potrebbe mai accettare. 
-“'''I Tirreni allevano tutti i bambini ignorando chi sia il padre di ciascuno di loro: questi ragazzi vivono nello stesso modo di chi li mantiene, passando parte del tempo ubriacandosi e nel commercio con tutte le donne indistintamente''' …”. È lampante l’esagerazione dello storico ed è facile sostenere l’inconsistenza delle sue affermazioni. Avesse detto il vero, ci troveremmo peggio che in un postribolo e non potremmo parlare né di famiglia né di società. In un ambiente così debosciato, dove i piccoli erano già alcolizzati, chi avrebbe poi provveduto al sostentamento della popolazione? Chi avrebbe lavorato? e quando? Sembra possibile una tale situazione in un periodo in cui gli Etruschi facevano ancora tremare i romani? E le donne? Cosa diceva delle donne? “Le donne etrusche curano molto il loro corpo, spesso fanno ginnastica con gli uomini e non ritengono deplorevole farsi vedere nude. Banchettano non accanto ai propri mariti, ma a chi capita, bevono alla salute di chi vogliono, sono grandi bevitrici e sono molto belle…”. Ma dove siamo capitati? In un mondo orgiastico, tutte orge ed ammucchiate, tra debosciati e puttane? E dove sono andati a finire i religiosi esperti di arti divinatorie?+editus ab http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/thumb_OL027Vag_pub.jpg
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-E così, insieme alla falsa visione di un popolo dedito alla magia, al culto ossessivo dei morti, di un popolo superstizioso e bigotto fino all'inverosimile, di un popolo perso nel lusso e nelle mollezze, insieme alla falsa visione di un popolo di ombre, abbiamo l'altrettanto falsa impressione di vivere in un bordello a cielo aperto.+
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-La verità ci viene ancora una volta dagli stessi Etruschi, dai dipinti e dalle statue che hanno lasciato ai posteri: ebbene essi danno delle loro donne un quadro molto diverso da quello tramandato dalla tradizione. Per prima cosa possiamo notare che la moglie era sempre rappresentata al fianco del marito sia nei banchetti sia in molte altre espressioni della vita sociale etrusca, segno di una civiltà molto avanzata, dove la donna aveva raggiunto (o mantenuto, volendo dar credito ad un’arcaica società fondata sul matriarcato), la pari dignità ed importanza dell'uomo, in un situazione storico che relegava la donna ad un ruolo di reclusa o schiava, in ogni caso di sottomissione. Anche Aristotele riferisce sorpreso che “'''gli etruschi banchettano con le mogli, sdraiati sotto la stessa coperta'''”. Il filosofo ha dunque scoperto che le signore etrusche, oltre a sbrigare le faccende di casa ed accudire ai figli, si divertiva con il marito e con lui faceva le cose più naturali di questo mondo. Gli etruschi comunque non si vergognavano di questo e non hanno mai nascosto queste loro “tendenze”. Non avevamo certo bisogno che ce lo ricordasse Aristotele … basta vedere il celebre “Sarcofago degli sposi” (rinvenuto a Cerveteri e risalente al VI secolo a.C.) o ammirare a Tarquinia gli splendidi affreschi della “Tomba dei Leopardi” o della “Tomba del Triclinio” (del V secolo) per vedere con i propri occhi le donne prendere parte al banchetto con gli uomini. +
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-Nella “Tomba delle Bighe” (fine VI - inizi V secolo a.C.) il pubblico che assiste alle gare è composto sia da uomini sia da donne. E ritorniamo ai banchetti. Non c’è dubbio,: le donne non sono né cortigiane o “conquiste occasionali”, ma sono le legittime consorti: Nelle tombe tarquiniesi (della caccia e pesca, del Vecchio, dei Vasi Dipinti) l’atteggiamento affettuoso delle coppie ed il fatto che la donna sia vestita e spesso velata, ci danno questa certezza.+
-È chiaro! La donna, lungi dall'essere la scostumata che si è voluto far credere, passava la vita come minimo alla stregua di una moderna casalinga, anticipando i tempi moderni. +
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-Sicuramente aveva una buona libertà (anche sessuale, perché no?) ed aveva gli stessi diritti e doveri del marito nell'educazione dei figli e nella conduzione della casa. Anzi del marito era spesse volte (come mi sembra giusto sia) la migliore consigliera ed il rifugio nei momenti tristi. Alla pari delle donne del nostro tempo e del nostro paese, argutamente è stato detto che "a comandare era il marito, ma anche la donna diceva la sua parola, spesse volte l'ultima”.+
-Noi possiamo capire Teopompo che, a parte la sua formazione socio-filosofica, era pur sempre un greco e che per di più scriveva di un periodo ricco di antagonismi militari, politici e commerciali tra la sua nazione e quella etrusca, e possiamo capire anche gli altri che vedevano nella realtà sociale etrusca qualcosa di avulso, di anormale. Era, infatti, inconcepibile per loro il modo in cui era trattata la donna, ma era pure strana la vita dei servi, per esempio, e molte altre cose che finivano con l'essere tipicamente etrusche. Così si può aprire uno spiraglio di luce sui rapporti sociali etruschi che coinvolgendo vari settori, ci può dare una abbastanza veritiera situazione di quello che stiamo trattando. Cerchiamo adesso di vedere o, almeno, di ricostruire, dagli elementi in nostro possesso, la donna etrusca nei suoi vari aspetti.+
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-Quando poteva influire una donna etrusca nella vita di un uomo? Molto, più di quanto non si crede! Probabilmente pochi lo hanno notato, ma è stata una donna etrusca che, 26 secoli fa, ha modificato il corso della storia, intervenendo per ben due volte nei destini dell’ancora giovane Roma. Stiamo parlando della intelligente e volitiva Tanaquilla. Chi era questa Tanaquilla, che non troviamo in nessun manuale scolastico? Questa volta non mi si può accusare di “Cicero pro domo sua”. È Tito Livio che, obtorto collo, ci fa conoscere questa interessante signora quando tratta l'arrivo di Tarquinio Prisco a Roma. Lo storico mette in evidenza il forte carattere di Tanaquilla, moglie del futuro Re di Roma, che spinge il marito a lasciare la propria città nella quale gli era preclusa ogni carica e lo incoraggia fino al suo arrivo in Roma. Ed è la stessa Tanaquilla ad interpretare i segni del destino ed a predire il futuro che attende loro. Già questo dovrebbe bastare; ma in Livio cogliamo altri aspetti di questa donna: e lei che interpreta i segni del cielo sull'avvenire di Servio Tullio ancora bambino ed a porgere allo stesso il regno di Roma.+
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-Abbiamo così un'accoppiata etrusca vincente: un uomo, guerriero e politico di prim'ordine (sangue etrusco e greco, è tutto dire), capace di brigare per ottenere il regno in una città dove è pur sempre straniero, capace di convincere la gente con discorsi ed azioni, scavalcando tutti i notabili romani, ed una moglie geniale consigliera che lo aiuta in tutto, nella vita e nella carriera, che lo spinge e lo incoraggia nei momenti meno facili. L'energia e la forte volontà di Tanaquilla appare più evidente nel momento dell'assassinio del marito. +
-Nell'occasione è lei a prendere in mano le redini della situazione e a capovolgere il dramma umano e politico che si sta consumando, in favore del figlio adottivo: è lei e non altri a porgere su un piatto d'argento il trono di Roma a Servio Tullio.+
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-Ed è ancora Livio a mostrarci l'influenza della donna: infatti, di uno dei capi della rivolta contro Tarquinio il Superbo (Bruto) è indicata la madre (Tarquinia) e non il padre.+
-Andando ancora in avanti nel tempo (e siamo ormai in piena epoca romana), troviamo ancora una donna alla ribalta, una donna protagonista degli intrighi dell'alta società di una Roma che ormai ha perso tutte quelle caratteristiche morali che l'avevano spinto fino a diventare signora del mondo: stiamo parlando di Urgulania, nonna della prima moglie dell'imperatore Claudio, intima di Livia, moglie dell'Imperatore Augusto. Siamo ormai in un mondo totalmente cambiato: anche in quello romano la donna (o meglio qualche donna) interferisce nelle faccende di stato; ma si tratta di un’influenza diversa, fatta di intrighi di corte, dovuta solo al sesso ed alla perversione piuttosto che a reali capacità di politica o di comando. E l'importanza della donna da quel momento e per lunghi secoli scompare del tutto: si avvicinano i tempi bui del Medio Evo.+
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-L'immagine data finora della donna etrusca è incompleta; abbiamo, infatti, taciuto della femminilità delle etrusche, della loro vita quotidiana, della loro bellezza: non avrebbero sfigurato nella nostra società.+
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-Gli storici e cronisti dell'epoca concordano su di un punto: le donne etrusche erano molto belle a vedere e di questa loro bellezza non si vergognavano di certo.+
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-L'etrusco in genera ama ostentare la propria ricchezza, il proprio benessere, ama e ricerca la bellezza e cura molto la propria persona, il proprio abbigliamento; egli vuole avere il più possibile, vuole godersi la vita. E se i maschi andavano in giro con molti anelli alle dita e con collane d'oro, si compiacevano della qualità delle loro scarpe e dei loro abiti, possiamo facilmente immaginare l'eleganza delle loro donne, la loro civetteria, il tempo che dedicavano alla toilette personale. Anche esse portavano gioielli, simbolo di importanza e di alto lignaggio: gli anelli, gli orecchini e le collane d'oro, di rara bellezza, erano il frutto dell'abile lavoro di orafi che avevano diverse tecniche di lavorazione (a granulazione, a pulviscolo, ecc.). I vestiti erano tenuti da spilloni e cinturoni anch'essi d'oro, mentre non erano rari i casi in cui il panno di lino era ricoperto da pettorali d'oro. Quando a Roma il nobile metallo scarseggiava, l'Etruria ne era piena.+
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-E molta tempo dedicavano alla cura del proprio corpo: sono stati trovati specchi raffiguranti scene mitologiche con inciso il nome delle rispettive proprietarie, segno questo, tra l'altro, della cultura che avevano le rappresentanti del gentil sesso etrusco. Importante era anche l'acconciatura dei capelli: la moda ricorrente era quella che voleva i capelli tirati all'insù e raccolti in uno chignon, coperto poi da una martellina di lana. Anche i pettini ritrovati sono di eccellente fattura (anch'essi frutto dell'artigianato locale) e l'elevato numero di bionde lascia credere che esse si tingevano i capelli, probabilmente per questo scopo usavano la birra, bevanda sconosciuta ai popoli italici.+
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-Basterebbe questo per farci vedere le ragazze etrusche per niente dissimili alle nostre studentesse o impiegate (o signore di alta società) e come queste usavano il fondo tinta ed il rossetto. Certamente non erano sconosciuti i profumi e non era trascurata la cura dei denti. Come tutti i popoli civili, anche gli etruschi avevano problemi di carie, ma erano pronti i loro medici per protesi e ponti dentari onde consentire un eterno sorriso.+

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LA DONNA

E passiamo ad esaminare un aspetto della civiltà etrusca che, sebbene non sia al centro di polemiche o di dispute, resta ancora oscuro al grande pubblico al quale è stata sempre offerta un'immagine della realtà tirrenica alquanto distorta. L'etrusco, nella fantasia e nei miti, è visto come una specie di impresario di pompe funebri, magari come un piccolo imprenditore edile specializzato nella costruzione di tombe e di loculi, un sacerdote esperto nel cerimoniale mortuario, in sermoni funebri. Ed allora lo si immagina vestito di paramenti sacri, mentre officia cerimonie, sacrifica agli dei, divina responsi, in un ambiente sotterraneo, privo di luce eccetto quella di qualche torcia per uno scenario che già anticipa l’aldilà. Oppure, all’opposto, lo si configura nell'"obesus etruscus" di catulliana memoria, il grasso etrusco crapulone, immerso nei bagordi, vinto dai piaceri e dall'ozio, smidollato, nella sua capacità di agire, e fiacco ed impotente di fronte alla durezza della vita. Più di uno studioso ha visto in quest’ultimo aspetto il motivo della "scomparsa repentina" dell'etrusco come realtà fisica. A dar corpo a questa credenza ha contribuito, certamente, un verso del IXL carme di Catullo ed il ritrovamento di statue e coperchi di sarcofagi raffiguranti personaggi etruschi con il ventre prominente. Un simile giudizio, tuttavia, oltre ad essere oltremodo ingiusto, è soprattutto falso poiché è riferito ad un periodo limitato e ben poco importante della storia etrusca. Tali statue, infatti, e lo stesso verso risalgono alla fine dell'indipendenza politica, mentre il periodo di massimo splendore di questo popolo è da collocarsi nel periodo iniziale della sua esistenza, soprattutto nel VII, VI e V secolo a.C.. Anche risalendo indietro nel tempo e cambiando le fonti, però, il quadro sulla società etrusca, che peraltro ci è fornito per lo più da storici e scrittori greci e romani, è dei più brutti che si possa immaginare e sicuramente è falsato da principi moralistici, dalla bigotterie e probabilmente dalla malafede.

omissis

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http://www.amazon.it/Parlando-degli-Etruschi-ebook/dp/B00D4AU0Z8/ref=sr_1_12?ie=UTF8&qid=1370112529&sr=8-12&keywords=capone+marco

E molto tempo dedicavano alla cura del proprio corpo: sono stati trovati specchi raffiguranti scene mitologiche con inciso il nome delle rispettive proprietarie, segno questo, tra l'altro, della cultura che avevano le rappresentanti del gentil sesso etrusco. Importante era anche l'acconciatura dei capelli: la moda ricorrente era quella che voleva i capelli tirati all'insù e raccolti in uno chignon, coperto poi da una martellina di lana. Anche i pettini ritrovati sono di eccellente fattura (anch'essi frutto dell'artigianato locale) e l'elevato numero di bionde lascia credere che esse si tingevano i capelli, probabilmente per questo scopo usavano la birra, bevanda sconosciuta ai popoli italici.

Basterebbe questo per farci vedere le ragazze etrusche per niente dissimili alle nostre studentesse o impiegate (o signore di alta società) e come queste usavano il fondo tinta ed il rossetto. Certamente non erano sconosciuti i profumi e non era trascurata la cura dei denti. Come tutti i popoli civili, anche gli etruschi avevano problemi di carie, ma erano pronti i loro medici per protesi e ponti dentari onde consentire un eterno sorriso.

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