Lo strano caso del dottor tizio

Da Pklab.

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LO STRANO CASO DEL PROFESSOR TIZIO E DEL SIGNOR CAIO

Città del Sole 20.11.2000

Non ricordo esattamente se eravamo in settembre oppure in ottobre quando in televisione è apparso un individuo piagnucolante e tremante che ha raccontato di essere stato aggredito da un gruppo di ragazzi e pestato violentemente. Nonostante le botte prese, il Tizio (che se non sbaglio era un insegnante) fu molto preciso nel racconto; gli aggressori, riferì fra l’altro, avevano la testa rasata ed inneggiavano ad Haider, il leader della destra austriaca. L’episodio, ironia della sorte, era avvenuto nella città simbolo dell’amore, nella città di Giulietta e Romeo, nella tranquilla Verona, da quel momento non più tranquilla, che venne così alla ribalta come insospettato covo e fucina di razzisti e di nazisti. Chi l’avrebbe mai detto? “Spesso anche sotto un mantello cencioso c’è la sapienza”, affermava il grande commediografo latino Cecilio Stazio … a volte anche tra la gente più pacifica si annidano i violenti, possiamo dire con amarezza!

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Il finale della storia, però, è degno di essere raccontato perché emblematico di come vanno le cose, per capire dove stiamo andando a finire. L’autore della frase incriminata, il razzista, il cattivone di turno è nativo della ex Jugoslavia, in pratica è un extra comunitario come i tanti vu lavà e vu cumprà che circolano in Italia più o meno legittimamente. Alla fine qualcuno lo ha intervistato ed egli ha risposto:
(…) “Ma se quello lì, come si chiama, (…) ha parlato, allora parlo anche io. Io l’ho chiamato “nero di merda” in reazione a lui che mi aveva chiamato “zingaro di merda”. Io non mi offendo se lui mi chiama zingaro, perché si offende se uno lo chiama “nero”? Non è colpa mia se è nero. Non volevo offenderlo per il colore della sua pelle, come lui non voleva offendere me. L’ho visto nero, è la prima cosa che mi è venuta in mente “. (….) “Se sono razzista io, allora è razzista anche lui. La realtà è che non puoi fare certe cose in campo e poi andare a piangere da mamma o davanti alla tv”.
La storia è passata rapidamente nel dimenticatoio perché i saccenti, le anime pie, i filantropi, gli anti razzisti si sono trovati a decidere se è più razzista un negro che chiama uno slavo “sporco zingaro” o uno slavo che chiama un negro “Negro di merda” e non hanno saputo dare una risposta.

In ogni caso dalla faccenda puoi ricavare questa morale: se un negro ti sputa in faccia stai zitto … se ti lamenti, potrebbe capitarti di peggio!

Anche questo è del Tuscio.

thumb_Anonimo_olevanese.jpg Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo


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