Appio Claudio

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APPIO CLAUDIO (sec. IV – III a.C.)

Appio Claudio Cieco, uomo politico e scrittore, è la prima chiara personalità della storia e della letteratura di Roma.

La vita e le opere

Vissuto tra il IV ed il III secolo a.C., Appio Claudio era di origine patrizia, ma, ciò nonostante, mostrò grande apertura verso i problemi sociali del suo tempo. Egli ebbe parte attiva nella vita sociale e politica del suo tempo, inaugurando la tradizione che vuole che i grandi personaggi romani racchiudessero in sé le qualità di politici accorti, valenti condottieri, abili oratori ed insigni letterati.
Appio Claudio percorse brillantemente tutto il cursus honorum. Quando fu censore, nel 312 a.C., nel redigere il censo tenne conto non più solo dei beni fondiari, ma anche delle fortune mobiliari, introducendo nel Senato uomini nuovi, perfino figli di liberti, e distribuendo anche nelle tribù rustiche i liberti stessi.
Appio Claudio fu console nel 307 a.C. e nel 296 a.C.. Di lui rimasero celebri la costruzione del primo acquedotto romano e l'inizio della realizzazione della via Appia. Come generale lo si ricorda per le vittorie conseguite nelle guerre sannitiche. Memorabile, nel 280 a.C. quando ormai era vecchio e cieco, fu il suo intervento in Senato contro la pace offerta da Pirro. Questo discorso, per noi purtroppo andato perduto, ma che si leggeva ancora al tempo di Cicerone, ebbe un grande effetto tra i Senatori che respinsero la proposta di Pirro e continuarono la guerra che si concluse con la vittoria e la conseguente conquista di quasi tutta la Magna Grecia.
Appio Claudio fece pubblicare dal suo scrivano Gneo Flavio il cosiddetto "Ius Flavianum", prima opera latina di procedura giudiziaria, fino a quel momento patrimonio esclusivo dei pontefici, e compilò il liber actionum (una raccolta di azioni contenziose o negoziali che riguardavano soprattutto i privati), divulgato dallo stesso Gneo Flavio.
Appio Claudio, infine, curò la riforma dell'ortografia e scrisse una raccolta di massime etiche in versi saturni (Sententiae) tra le quali la famosa “Ognuno è artefice della propria fortuna”.
Di questo grande personaggio si conservano alcuni frammenti delle sue opere letterarie e l'epitaffio che sulla tomba ne ricordava i suoi grandi meriti.


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