Solitudine

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SOLITUDINE

Città del Sole, 31.3.2011

Esco dall’Ufficio per andare non so dove. Nel corridoio c’è l’ammiraglio che, vedendomi, mi dice:
- Mi faresti una cortesia?
- Certo! – rispondo io sorridendo sardonicamente.
- Dovresti andare alla lavanderia di fronte e chiedere soltanto se è pronta la mia roba! – mi dice l’ammiraglio facendomi un cenno come per dirmi che la cosa deve restare fra noi due, che nessuno deve sapere.
Io gli rispondo con uno sguardo e annuisco come per dire che ho capito e so come fare. La lavanderia è dove stanno i corazzieri, si trova al posto dei corazzieri: io, per confondere le acque, uscirò dall’ingresso di via Napoli, girerò su via Nazionale, salirò per Via delle Quattro Fontane e poi svolterò su Via Venti Settembre … nessuno saprà niente. E mi avvio!
Arrivato all’ingresso di Via Napoli, faccio un passo avanti e … mi trovo ad Ariano, “sopra il tabacchino”, in Via Oberdan. E’ una splendida giornata di sole … Non mi trovo spiazzato, so quale è la via che devo percorrere: si, la situazione appare confusa, ma nonostante tutto mi è chiaro ed evidente l’itinerario da seguire … e riprendo il cammino.
Le strade e le vie sono deserte; non incontro proprio nessuno: sembra un paese fantasma.
Allora decido di ritornare indietro, rientrare nel Palazzo ed uscire da Via Venti Settembre. Per fare questo, però, devo passare davanti alla casa di zio Cesare perché il Palazzo si trova “arreta ‘a murata”, anzi è esso stesso “arreta ‘a murata”. Io, però, non vorrei farmi vedere da zio Cesare; non voglio che, vedendomi, egli possa pensare che io sono venuto ad Ariano e non sono passato a salutarlo ….
E continuo a camminare.
Ora sono arrivato in Piazza Umberto I. Anche quella piazza è deserta: non c’è proprio nessuno nonostante là ci siano due bar, un fotografo, una farmacia e di la si passa per andare al municipio.
Sono perplesso!
All’improvviso mi viene in mente mia madre. Ora che non c’è più, ora che è morta mi sento più solo, vuoto. Mi fermo …. Adesso la solitudine mi opprime … vorrei piangere, ho tanta voglia di piangere, non resisto più.
Cerco di trattenere le lacrime … devo tornare al Palazzo, poi devo andare in quella lavanderia, senza sapere nella realtà non esiste.
Provo a fare mente locale: io mi trovo in Piazza Umberto I che è via Nazionale; la salita del Mulino è via delle Quattro Fontane; la vecchia scuola media è il Palazzo; la via che passa davanti alla vecchia scuola media, davanti alla casa di Ertenisio … quella è via Venti Settembre.
Dall’altra parte della via, però non c’è il Ministero, ma solo terreni ed alberi … stiamo ‘ncoppa ‘o mulino …
L’angoscia mi schiaccia, mi sento solo, vorrei piangere …. Per un attimo non so cosa fare ….
MI faccio forza e mi avvio, solitario come sempre, verso una meta che non conosco, verso una meta che non raggiungerò mai!
Mi sono svegliato!


Anche questa è del Tuscio thumb_Anonimo_olevanese.jpg

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