Grazie e disgrazie
Da Pklab.
GRAZIE E DISGRAZIE
Spur Rasnal 3.3.2003
Qualche giorno fa salgo sul treno, il solito treno che ogni mattina da Ladispoli mi porta a Roma … non parte!
- Cominciamo bene! – penso io, ma non voglio, però, parlare male delle Ferrovie … sarebbe più facile che attaccare un’ambulanza con un carro armato.
Al mio fianco ci sono un paio di donne che stanno cicaleggiando da quando sono salite; la loro voce è stridula, noiosa più del ronzio di un moscone: non capisco cosa stanno dicendo perché parlano un idioma sconosciuto: dovrebbero essere dell’Est Europa. Non mi sono sconosciute … le ho viste tante volte: sono immigrate venute in Italia per avere una vita migliore, per avere quelle cose che nella loro patria potevano solo sognare. Non può essere diversamente … se così non fosse, perché venire in Italia e … restarci? Per stupidità? Per masochismo? Tanta gente viene in Italia in vari modi e ci resta a vario titolo. Perché? Qui trovano "l'America e lo spasso" - risponderebbe il mio amico Ferdinando.
Orbene, per ritornare a quanto stavamo dicendo, l’altoparlante annuncia che quella corsa è stata soppressa … Si sente appena un mormorio di disappunto: data l’ora, i passeggeri non hanno neppure voglia di brontolare. Solo una delle donne che sono al mio fianco, smettendo il suo ciarlare ostrogoto, esclama in perfetto italiano:
- "Paese di merda!".
Sono sorpreso sconcertato, deluso e amareggiato. È chiaro che quella figlia di zoccola vuole offendere, vuole insultare, vuole vilipendere l’Italia ed il ritardo del treno è solo una scusa, un pretesto, una giustificazione per denigrare il nostro Paese.
È chiaro, non possono esserci dubbi: se la sua esclamazione fosse stata istintiva, considerando pure che stava parlando con un’altra troia del suo paese, avrebbe a maggior ragione imprecato nel suo idioma; se era incazzata per il disservizio, avrebbe sicuramente detto "Ferrovie di merda" (e qui avrebbe potuto avere le proprie ragioni), non certo "paese di merda".
È scontato, dunque, che quella vuole offendere e oltraggiare l’Italia, ma soprattutto vuole che gli Italiani sappiano il disprezzo che lei prova per la nostra nazione e lo dice chiaramente, ad alta voce, senza scrupoli, nascosta soltanto dietro il paravento della "povera immigrata".
Mi sono girato verso di loro … hanno ripreso a parlare nel loro strano linguaggio. Se non fossi stato certo di essere poi accusato di razzismo, le avrei detto:
- Brutta figlia di puttana e zoccola che non sei altro! Sei venuta nel nostro Paese perché nel tuo non potevi vivere neppure facendo la mignottona che sei. Come ti permetti di offendere la nazione che ti ospita, ti dà da mangiare e da vivere più che dignitosamente? Se ritieni che l’Italia sia un Paese di merda, perché allora non te ne vai a fare nel culo da dove sei venuta? Chi ti trattiene? Di merda sarai tu e tutti quelli come te!
Questo le avrei voluto dire … avrebbe avuto, però, un senso la mia reazione? No! Quella troiona come minimo mi avrebbe detto tante parolacce nascondendosi dietro i suoi strani suoni gutturali e per me incomprensibili, forse si sarebbe messa a strillare dicendo che io le avevo detto chissà cosa solo per il fatto di essere una povera immigrata, che ero un razzista … avrei potuto passare un guaio.
Non è la prima volta che sento un immigrato chiamare l’Italia "Paese di merda". Questo è il ringraziamento! Ma chi cazzo li chiama questa gente? Chi li costringe a restare in un Paese che definiscono di merda? Perché non se ne vanno a fare nel culo nel loro paese? Mi fermo qui!
Questa è la situazione, cari miei … questa gente viene da noi, spesse volte clandestinamente; sfrutta il nostro benessere, la nostra tolleranza, il nostro buon cuore, la nostra carità pelosa, la nostra stoltezza, la nostra balordaggine, ma ci odia, ci disprezza e, se potesse ci farebbe soffrire le pene dell’inferno … prende il mangiare dal nostro piatto e poi … ci sputa dentro.
… e noi ci lasciamo sputare in faccia per non essere accusati di bieco razzismo. Bah!
Per quanto mi riguarda, da quel momento ho visto gli immigrati con occhio meno benevolo
... e datemi torto.
Così disse Rasce.
Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo