Alceo di Mitilene
Da Pklab.
Alceo è senza dubbio uno dei maggiori poeti greci. Con Saffo, sua contemporanea e conterranea, può essere definito il rappresentante della lirica eolica.
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La vita
Fiorito nella seconda metà del secolo VII e la prima del VI, Alceo era sicuramente di famiglia aristocratica. Nativo di Mitilene, nell’isola di Lesbo, il poeta si tuffò nella lotta politica che fu animatrice della sua vita e della sua poesia. Partecipò alla guerra contro Atene per il possesso del Sigeo e si impegnò politicamente contro il tiranno Mirsilo. Questi, però, lo costrinse a ritirarsi in esilio a Pirra, un'altra cittadina di Lesbo. Dopo la caduta di Mirsilo, vittima di una congiura, il popolo diede il potere a Pittaco e Alceo fu costretto a un secondo esilio. Dall'esilio in Egitto Alceo non cessò di scagliare versi furenti contro i suoi compatrioti e il tiranno, che considerava un traditore. Pittaco, nonostante tutto, lo fece rientrare in patria dove certamente il poeta invecchiò fra amori e banchetti.
Le opere
Le poesie di Alceo, in epoca alessandrina, costituivano 10 libri,ordinati forse in base al loro contenuto: se ne conoscono circa 150 frammenti, ricavati in maggioranza da papiri. Le prime della raccolta cantavano, in inni strofici, dei ed eroi; seguivano quelle, assai appassionate, di battaglia politica, fra cui celebri l'allegoria della nave dello Stato sballottata dai flutti, il grido di esultanza per la morte di Mirsilo (dobbiamo bere a tutto spiano poiché Mirsilo è morto), l'ironico racconto della propria fuga in battaglia con l'abbandono dello scudo (tema che ritroveremo in Archiloco), la descrizione della sala d'armi; e infine i canti amorosi e simposiaci per i compagni, i giovinetti amati, il banchetto allietato dal vino.
Giudizio
La poesia di Alceo si distingue per la grande spontaneità e la forza passionale. Il suo mondo poetico ruota sui due temi della lotta politica e del banchetto: poesia di casta dunque, ma in cui si affonda tutta la carica vitale di una concezione virile della vita. A lui s'ispirò nel canto della fugacità della vita e del vino inebriante, Orazio, che riprese anche la strofa di quattro versi (due endecasillabi, un enneasillabo, un decasillabo) detta, da Alceo, alcaica.
Fortuna
Alceo fu un poeta molto stimato ed apprezzato nell’antichità e la sua fama durò a lungo. A dimostrazione di ciò, basta dire che nel canone dei lirici stabilito dai critici alessandrini, occupa il secondo posto dopo Alcmane.