Rutilio Namaziano
Da Pklab.
RUTILIO NAMAZIANO (sec. IV - inizi sec. V)
Di Claudio Rutilio Namaziano, vissuto tra la fine del quarto secolo e gli inizi del quinto, si conosce solo quanto si ricava dalla sua opera De reditu suo, un poemetto elegiaco in 2 libri sul viaggio di ritorno in patria da Roma nel 415.
La vita
Rutilio Namaziano nacque in Gallia, come molti altri potenti magistrati romani di quell'epoca, da una famiglia ricca e di alto rango. Ben presto si trasferì a Roma per completare la propria formazione culturale. Alla corte cristiana di Onorio percorse, pur essendo egli pagano, una brillante carriera di funzionario statale, fino a raggiungere la carica di "Magister Officiorum" nel 412 e poi quella di Praefectus Urbis nel 413 (o 414). Nell’Urbe frequentò gli ambienti dell’alta aristocrazia senatoriale della quale condivise sia gli ideali patriottici sia il difuso sentimento religioso pagano.
Le notizie di invasioni e stragi, che allora giungevano dalla Gallia meridionale dove aveva terre di proprietà, indussero Rutilio Namaziano a farvi ritorno per sovrintendere all’opera di ricostruzione e rimediare ai danni subiti. Dopo aver caricato su una piccola flotta tutti i suoi averi come in un vero e proprio trasloco, il poeta partì da Ostia nel novembre del 414 o 415 (o addirittura nel 417), costeggiando le rive e con frequenti scali nel Lazio, in Toscana e in Liguria. A Luni il viaggio (e l'opera che lo descrive) resta per noi interrotto: non si sa nemmeno se Rutilio sia mai giunto nelle sue terre.
L’opera
Due temi hanno particolare risalto nel De reditu suo, l’opera di Rutilio Namaziano: la venerazione e la glorificazione per l'alta maestà di Roma e l'avversione del poeta per il cristianesimo, responsabile, a suo avviso, della rovina e della desolazione dell'Impero conseguenti al decadimento del culto degli dei pagani (notissime le invettive contro i monaci chiamati "lucifugi" ossia "nemici della luce").
Giudizio
Poeta monocorde, tutto compreso d'un culto nostalgico e intransigente per la romanità, Rutilio Namaziano riesce raramente a trovare uno slancio lirico sincero. Un momento di alta poesia è rappresentato dal saluto rivolto dal poeta a Roma, al momento della partenza dove la città è celebrata come regina del mondo, conquistatrice e unificatrice di genti e Paesi diversi.