Il piacere
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IL PIACERE – Gabriele D'Annunzio
di
Marco
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AUTORE
Gabriele D’Annunzio (1863-1938)
NOTIZIE SULL’AUTORE
Romanziere, poeta e drammaturgo. Figura di livello europeo nel panorama letterario del primo novecento. Condusse una vita sentimentale travagliata, ebbe numerose amanti, amava circondarsi d’opere d’arte raffinate e aveva il culto per l’eleganza. La sua vita fu costellata da periodi di forte indebitamento, da lunghe fughe opportunistiche e momenti di magnificenza. Fu anche autore di numerose gesta avventurose. Opere: Il fuoco, Le vergini delle rocce, Alcyone, Il trionfo della morte, Forse che sì forse che no.
CONTENUTO DELLA VICENDA
Andrea Sperelli è un giovane aristocratico che ama l’eleganza e l’arte. Il suo estetismo lo porta a trascurare la vita pratica a favore di un’egoistica idealizzazione dell’amore, dalla più sfrenata lussuria a velleità di elevazione spirituale. Sullo sfondo della sfarzosa vita aristocratica della Roma di fine ottocento si assiste ad un’esaltazione da parte di Andrea della vita sotto il segno del bello, che finisce col travolgere se stesso e le sue amanti.
TIPO DI NARRATORE
Onnisciente eterodiegetico
SIGNIFICATO DELLA VICENDA
Nella figura di Andrea Sperelli e nelle vicende turbinose dei suoi amori è trasposta l’autobiografia ideale dello scrittore e la sua fede esclusiva nella bellezza. Il romanzo, pervaso di raffinato estetismo, costituisce la perfetta applicazione artistica del principio dannunziano secondo il quale occorre fare della vita un’opera d’arte, sostituendo al senso morale il senso estetico delle cose. Nell’opera si denota il vuoto di valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca che va verso il proprio disfacimento. Andrea, attraverso le proprie complicate vicende d’amore e di erotismo, percorre un tormentato itinerario volto alla ricerca del piacere, assistendo al decadere del proprio mondo e dell’ideale di bellezza che la realtà contemporanea va negando.
ASPETTO STILISTICO E LINGUISTICO
L’autore usa un linguaggio pomposo, con delle frasi strutturate in modo complesso; usa spesso termini ricercati, molte volte ricorre a parole straniere. La lettura risulta pertanto pesante, non facile. Ciò è dovuto in pratica al fatto che D’Annunzio intende esprimere il suo gusto estetico e anche dare sfoggio della sua cultura e della sua preparazione. Questa ricerca della raffinatezza stilistica lo porta ad esprimersi con uno stile aulico. In tutto il romanzo si nota questa diffusa tendenza estetica, che d’altronde corrisponde perfettamente al pensiero stilistico dannunziano, dove l’importante è rappresentato dalla bellezza.
SPUNTI DI CONFRONTO
L’estetismo dannunziano si può ricollegare a Wilde, che nel Ritratto di Dorian Gray propone elementi stilistici simili. Ma Wilde vuole utilizzare questo stile anche per muovere una critica nei confronti della società. D’Annunzio ha invece come scopo principalmente l’esprimere il suo ideale di bellezza e raffinatezza. Secondo il Vate è la società che dovrebbe avere in custodia questo ideale, pertanto non si pone contro di essa. Wilde gioca sull’importanza dell’apparire tipico della società ottocentesca e lo usa per manifestare la sua disapprovazione mentre D’Annunzio fa proprio questo concetto, ed infatti è il principale esponente dell’estetismo, entrando in contrasto con la società solo quando essa lo rinnega in nome di altri valori.