Di anarchia, comunismo e dittatura
Da Pklab.
19.3.2011
DI DITTATURA, COMUNISMO E ANARCHIA
OVVERO IL VILLAGGIO DEI PUFFI
Il viaggio è lungo, il traffico è scorrevole e così chiacchierare diventa normale e piacevole. Ad un tratto una macchina mi sorpassa sulla destra ed un’altra mi sorpassa sulla sinistra e quasi vanno a scontrarsi davanti a me … sono costretto a frenare!
- Adesso la cosa giusta sarebbe di fermare quei due, dare loro tante mazzate, ritirare loro la patente e dargliela fra dieci anni!
- Certo! Qui ormai siamo all’anarchia: ognuno fa quello che gli pare e nessuno gli dice niente!
- Ma questa non è anarchia; questo è un casino. Anarchia non significa che ognuno può fare quello che vuole, ma che tutti devono fare quello che si deve!
- Si! L’anarchia così sarebbe una cosa bellissima: ognuno fa il proprio dovere senza imposizioni … purtroppo nel nostro paese serve la dittatura. Tu sai meglio di me cosa dicevano i nostri vecchi: allora si poteva lasciare la porta aperta e nessuno toccava niente …
- Veramente io ritengo che il lasciare la porta aperta non era “conseguenza positiva” della dittatura, ma il risultato di una concezione diversa della vita.
- Cosa vuoi dire?
- Presto detto. Quando io ero piccolo e non andavo ancora a scuola, a casa restavo da solo con zio Gerardo, che all’epoca aveva due anni. Non potremmo sostenere che le porte “rimanevano aperte? Ebbene … credi che ci venivano a derubare? O ritieni che la mia presenza, la presenza di un bimbo di quattro anni che ne accudiva un altro di due, spaventasse eventuali ladri? No, ti dico! Era il buon vicinato, quel buon vicinato che ora si è perso, che faceva da guardia. Non sto a raccontarti gli episodi della borgata, che già ho avuto modo di narrarti, tipo quello di Severino e la zingara, ma all’epoca se si presentava un ladruncolo, era tutta la borgata a difendere le case degli altri; erano gli anziani e le donne che badavano ai piccini rimasti in casa, che “crescevano” i pargoli delle mamme che andavano a lavorare.
- Non sapevo questo … Ero convinto che i ladri erano tenuti lontani dalla severità e serietà del regime …
- Ma che dici? In ogni modo, sempre parlando del periodo della dittatura, tuo nonno diceva pure: “Pure quando c’era Mussolini, c’era bisogno di un Mussolini in ogni paese” … e questo già la dice lunga di come poteva essere la vita in quel periodo. Il fatto è che, scusami il gioco di parole, “il potere è il vero anarchico” : fa quello che vuole e nessuno può fargli niente. Nell’epoca in questione, in ogni paese, anche il più piccolo, c’era il capetto locale, il piccolo gerarca che era una specie di bullo di quartiere che faceva i suoi porci comodi, protetto dal suo caporione, a sua volta referente di un altro caporione e così a salire … La dittatura non è mai buona!
- Si hai ragione! Ma l’anarchia è una utopia irraggiungibile ed inoltre non sarebbe la soluzione ideale … Alla fine c’è bisogno di chi prende le decisioni, di uno che comanda e dirige. Ti faccio un esempio: in caso di disastro … chi coordina gli aiuti? Chi prende le iniziative? Secondo me la cosa buona sarebbe il comunismo … ma non il comunismo che abbiamo visto nel mondo fino ad oggi, un comunismo anch’esso utopico, dove il “dittatore”, quello che comanda dovrebbe essere uno buono, che ha a cuore la gente, che è uguale agli altri, stesso trattamento, stesso modo di vivere: con il compito di dirigere …
- Certo … sarebbe cosa buona … Ma non credere di essere originale. Queste idee, più o meno, sono già state formulate qualche secolo fa. Il grande filosofo calabrese, Tommaso Campanella, nella sua “Città del Sole”, vagheggia proprio una società come la stai auspicando tu. Forse si spingeva anche un po’ più avanti: “A tutti secondo il bisogno, a nessuno più del merito”. Probabilmente è questo il posto ideale in cui vivere … tutti fanno il proprio dovere, una classe dirigente che controlla che tutto vada bene, dove i figli sono accuditi e trattati bene allo stesso modo, dove nessuno soffre per carenza di cibo, vestiario, medicine; dove tutti avevano la necessaria istruzione; dove ognuno si occupava dell’attività verso la quale era predisposto e portato: il contadino, il professore, il sarto, il mugnaio e via di seguito. Meritocrazia, giustizia, benessere, tutela delle persone …. Mica era fesso Frà Tommaso Campanella. Non credi?
- In verità non conosco Tommaso Campanella … fa parte di un periodo che non ho studiato. Ma sono d’accordo con te … Dovrebbe essere davvero bello vivere in un posto come la Città del Sole … altro che dittature, comunismo, fascismi e via di seguito. Tu che ne dici?
- Si! E’ vero … però esiste un altro posto dove sono riusciti a instaurare il vero comunismo … tutti fanno tutto per tutti; tutti hanno la stessa quantità di cibo; tutti svolgono l’attività che prediligono; tutti sono felici: IL VILLAGGIO DEI PUFFI.
Questo scrisse il Tuscio!
Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo
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