Eroda
Da Pklab.
←Older revision | Newer revision→
ERODA (III Secolo a.C)
Table of contents |
La vita
Eroda è un poeta un po' misterioso; infatti di lui fino alla fine del secolo scorso avevamo solo pochissime notizie. Per caso, nel 1889, fu trovato un papiro, pubblicato poi nel 1891, dall'inglese Keiman, che ci ha permesso di leggere 7 composizioni integre, un'ottava lacunosa, l'inizio di una nona e frammenti di altre. Comunque doveva trattarsi di 12 composizioni il cui titolo era "mimiambi". Non sappiamo nulla di questo poeta, forse non è vero neanche il nome; il tradizionale è Eroda, ma potrebbe essere una forma dorica di Erode o forse bisogna leggere addirittura Eronda? Oggi, in ogni modo, si è d'accordo nel chiamarlo Eroda. Da qualche riferimento a Tolomeo II nel 1° mimiambo, si deduce che Eroda dovrebbe essere vissuto nel 3° secolo a.C.. Secondo alcuni sarebbe nato a Siracusa, per altri, e la cosa è più probabile, a Cos perché i primi tre mimiambi sono ambientati colà.
Opere
Vediamo quali sono questo mimiambi: La mezzana (I), Il lenone (II), Il maestro di scuola (III), Le donne al tempio di Asclepio (IV), La gelosa (V), Le amiche (VI), Il calzolaio (VII), Il sogno (VIII, lacunoso).
La mezzana
Cominciamo con il primo mimiambo: la scena è a Cos, in casa di una certa Metrica, donna assennata ed onesta, il cui marito è partito per l'Egitto senza più dare notizie di se. Viene a trovarla Gillide, una nutrice che non vede da tempo, e senza indugio le fa una proposta: il marito di certo se la gode con un'altra ..., perché non pensa di spassarsela pure lei? C'è proprio un pugile, Grillo, vincitore ad Olimpia e a Corinto, che si è innamorato di lei. Metrica dice di no e la vecchia Gillide se ne va dicendo che, per fortuna, le restano altre due su cui contare per una vecchiaia serena.
Il lenone
Il secondo mimiambo è una parodia giudiziaria del tempo. Parla Battaro, padrone di un bordello, il quale aveva citato in tribunale colui che di notte è penetrato nella sua casa con la forza e gli ha portato via la ragazza più bella senza pagarla. Battaro chiede che la sentenza dei giudici sia libera dai preconcetti verso il suo mestiere.
Il maestro di scuola
Il terzo è ambientato ancora a Cos, in una scuola. Entra una donna che trascina il figlio che non vuole andare a scuola e sgrana a Lamprisco (la maestra) le malefatte del figlio Còttalo. Il ragazzo, comunque, riesce ad evitare momentaneamente le botte. Notiamo in questo mimo una certa crudeltà di Metrònima benché sia la madre, ma questo fatto può essere voluto per accentuare la comicità.
Le donne al tempio di Asclepio
Secondo alcuni studiosi, il quarto mimiambo sarebbe ispirato alla terza scena delle "Siracusane" di Teocrito: alcune donne, sacrificando, descrivono le bellezze del tempio.
La gelosa
Nel quinto, una donna, tradita dall'amante schiavo, vorrebbe bollarlo a fuoco, ma l'intervento di un altro lo salva; in fondo anche lei non voleva altro.
Le amiche
Il sesto apre uno spiraglio nel mondo delle cortigiane e si satireggia su qualche loro abitudine intima.
Il calzolaio
Un certo Cerdone (da Cerdos - guadagno, basta il nome) è il protagonista del settimo mimiambo. Nella sua bottega entrano tre donne di cui una (lo sapremo solo alla fine) è d'accordo con lui. Si svolge un'azione molto realistica: il calzolaio elogia la sua merce, le donne si lamentano del prezzo, si mercanteggia ed infine si arriva all'accordo. Mentre le donne escono, il calzolaio dice nell'orecchio di una di esse di passare poi per una ricompensa.
Il sogno
L'ottavo è di argomento differente e piuttosto oscuro, ma per fortuna alla fine il poeta stesso ce lo spiega. La scena è ambientata in casa di Eroda stesso: egli si sveglia di buon mattino ed incomincia a dare i primi ordini alle ancelle; ad una di esse narra lo strano sogno che ha fatto. Gli pareva di portare con se un capro da sacrificare a Dioniso, ma aveva incontrato dei pastori che glielo avevano ucciso e con le sue pelli avevano fatto un otre; poi, come si faceva nelle Dionisie rurali avevano cominciato a saltarvi sopra ed il poeta, invitato pure lui, per ben due volte aveva saltato più in alto di tutti e avrebbe avuto, quindi, diritto al premio. I pastori, irritati, chiamano in loro aiuto un giovane bellissimo ed appare anche un vecchio brutto e acciaccato che minaccia di picchiare Eroda. Il significato è questo: il giovane è Dioniso, i pastori sono gli scrittori che per gelosia avevano distrutto la sua opera (il capro) e tra questi qualcuno vede Callimaco che aveva criticato i poeti del suo tempo perché facevano cattivo uso dei giambi; il fatto che saltò più in alto di tutti vuol dire che, nonostante tutto, riuscì a mostrare la sua valentia; il vecchio terribile è Ipponatte. Qui dunque Eroda prende la difesa della sua arte e rivendica il merito di essere il successore di Ipponatte.
Lingua e Stile
Mimiambo significa "mimo in giambo" ed infatti il metro è il trimetro giambico ipponatteo; la sua caratteristica e il suo fine è il ricercare di imitare scene di vita quotidiana ed i personaggi sono tutti di un certo mondo gaglioffesco.
La lingua usata da Eroda è il dialetto ionico con largo uso di parole rare e spesso in disuso.
Giudizio
Il periodo in cui furono ritrovati questi mimi era quello del "verismo" e sembrò che la sorte ne avesse fatto scoprire il padre. Per fortuna questo entusiasmo si è affievolito con il tempo ed infatti, anche se Eroda indubbiamente fu una notevole personalità poetica del suo tempo e si sforza di presentare delle scene realistiche avvicinandosi notevolmente al verismo, c'è da dire che quando i personaggi parlano con discorsi del volgo, si esprimono comunque in maniera troppo ricercata. Quindi è chiaro che Eroda tratta dall'esterno questo mondo ed insiste volutamente sugli elementi comici.
Quindi non è totalmente realistico: basta infatti vedere il dialetto usato (ionico), il trimetro giambico, la ricerca da studioso di parole rare e quasi in disuso. Anche Eroda, dunque, è un poeta tipico dell'età alessandrina, è un raffinato, un colto che non ha scritto certo per quel mondo che ha descritto sicuramente abbastanza bene nei suoi mimi.
Torna da Erinna di Teno oppure Vai a Erodoto
editus ab