Gita al castello
Da Pklab.
Cronaca di una gita al Castello
Eravamo sul piano del Castello. C’era davvero tanta gente, ma non ricordo più chi fosse con me. Sicuramente c’era Carlino, ma non era più il mio antico maestro … ora io ero cresciuto ed egli, nonostante la sua veneranda età e la sua saggezza antica, sembrava affidarsi a me, alla mia esperienza, alla mia bravura, alla mia capacità, almio vigore. Più in là la figlia, mischiata tra le altre persone, ci osservava come soddisfatta di quello che vedeva. Sembrava quasi di stare ad una festa, tipo 29 settembre alla grotta di San Michele, ma non c’è dubbio: eravamo al Castello. Il pendio del monte era coperto di neve; a guardare meglio, la neve ormai si era tutta sciolta e se ne vedeva solo un poco nei canaloni, nelle zone d’ombra dove non arrivava il sole che pure era alto nel cielo. La gente intorno a noi evidentemente era in vacanza e tutti cercavano in qualche modo di divertirsi con la neve: chi tentava di sciare, chi di usare uno slittino. Nessuno ci riusciva, però, perché la neve era poca davvero. Carlino mi guardava come per dirmi: “Non c’è niente da fare”, ma anche con la speranza che io trovassi una soluzione al problema. Sorrido … lo prendo per mano e lo invito a sedersi per terra. Anche io mi siedo, davanti a lui, come alla guida di un inesistente bob a due … E siamo partiti ad una velocità folle, quel canalone era la nostra pista, noi stessi eravamo una slitta ed io cercavo di passare sulla poca neve che c’era sul nostro cammino. Carlino si divertiva come un bambino e come tale aveva paura di quella folle discesa da montagne russe. Io ridevo per rassicurarlo. La folle corsa finì sotto Valle, anzi sotto il belvedere del convento. Solo allora Carlino si rese conto del lungo tragitto percorso … e c’era da risalire la china.
Adesso il monte non era più una montagna, ma era formato dai ruderi del castello, anzi aveva forma e sembianze di quei ruderi: era il Castello. Io ora ero solo: non c’era più la neve, non c’era Carlino, non c’era la gente … ero solo a scalare quel monte che sembrava fatto dall’uomo. Mi aggrappavo a quelle pietre con il timore che qualcuna potesse staccarsi e farmi precipitare … ma quelle pietre erano roccia viva e le fessure scavate dal tempo.
Mi sono svegliato
È del Tuscio