Achei

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GLI ACHEI

di

Stefano C.

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STORIA

Dal 2000 a.C., in epoche successive, cominciarono a giungere nella penisola greca nuclei di popolazioni (Achei, Dori, Eoli ed Ioni) staccatisi dalle grandi ondate di migrazioni ariane che invadevano l’Europa. Molti secoli dopo, i romani, entrati in contatto con i “Graicoi” (Graicoi), un gruppo dei Dori, chiamarono Greci tutti gli Elleni e Grecia il loro territorio. I primi a giungere furono gli Achei, che si stanziarono nell’Argolide; in epoca successiva gli Ioni, cui seguirono gli Eoli e i Dori. Gli Achei erano rozzi e per questo subirono l’influsso della civiltà cretese. In seguito, una volta civilizzati, gli Achei si riversarono fuori dai confini, dando luogo alla prima espansione coloniale nelle isole dell’Egeo, sulle coste dell’Asia Minore e conquistarono Creta. In virtù del contatto con i popoli delle isole, gli Achei crearono una nuova civiltà che, dalla loro città principale, Micene, fu detta micenea e che soppiantò la civiltà minoica.

Dopo aver conquistato Creta e le altre isole vicine, gli Achei giunsero sulle coste dell’Asia Minore dove sorgeva la ricca e potente città di Troia. Questa città dominava proprio la zona dove più tendevano i commerci degli Achei e pertanto lo scontro tra le due potenze fu inevitabile. Scoppiò, infatti, una guerra (1180 a.C.) che si concluse con la distruzione di Troia. Questa guerra, reale e cruenta, fu trasfigurata dalla mirabile poesia di Omero nell’Iliade che tutti conosciamo.

La poesia greca, poi, ha mitizzato i viaggi e le esplorazioni dei navigatori greci. Infatti un altro grande poeta, Apollonio Rodio, ci fa conoscere altre terre toccate dagli Achei narrandoci la mitica spedizione degli Argonauti guidati da Giasone per la conquista del Vello d’oro nella Colchide (sul Mar Nero).

Poiché è conosciuta soprattutto grazie ai poemi di Omero (Iliade ed Odissea), la civiltà degli Achei è detta anche “civiltà omerica”.

La straordinaria potenza che aveva portato gli Achei alla conquista di Creta ed alla distruzione di Troia, non riuscì, però, a resistere all’urto della valanga dei Dori che verso il 1100 a.C. si riversarono nel Peloponneso. Gli Achei, vinti e sottomessi, scomparvero dalla vita greca e si ridussero a vivere una vita grama nell’Acaia.

RELIGIONE

Gli Achei erano un popolo politeista. Adoravano le divinità e ne temevano l’ira e la vendetta; per questo motivo prima di ogni azione importante ne interrogavano la volontà per mezzo degli auspici. Alcuni dei rappresentavano la personificazione di una forza della natura, altri erano semplicemente protettori di ogni aspetto della vita quotidiana. Gli Achei sacrificavano animali agli dèi e offrivano loro anche prodotti della terra per ottenere vantaggi nelle attività di ogni giorno, senza pensare alla vita ultraterrena. Gli Achei, infatti, avevano una concezione pessimistica dell’aldilà: i defunti erano destinati a vagare nelle tenebre indipendentemente da quanto avessero compiuto nella vita. A capo degli dèi vi era Zeus e sua moglie Era. Importanti erano soprattutto Poseidone, Atena, Apollo, Afrodite, Ade, Artemide, Efesto e Eolo, ma c’erano un’infinità di divinità minori ai quali erano dedicate feste e luoghi di culto.

COMMERCIO E COMUNICAZIONI

Il commercio si svolgeva nelle agorà, la piazza del mercato nella quale si riversavano con i prodotti del loro lavoro artigiani, contadini e pescatori.

I popoli dell’età omerica non avevano monete, ma praticavano il baratto, cioè lo scambio delle merci. A volte per favorire gli scambi adoperavano lingotti di ferro, di bronzo e anche d’oro. Il valore tipo degli achei era costituito dal bue e dalla mucca.

Per le comunicazioni ci si serviva di messaggeri o di araldi. Il traffico terrestre era difficile perché il terreno era troppo accidentato, i fiumi privi di ponti e per la presenza di paludi e di ladri e briganti. Come mezzi di trasporto si usava il carro, ma ci si serviva anche di muli o di schiavi. Le navigazioni avvenivano solo di giorno; di notte il battello veniva tirato in secca e l’equipaggio dormiva a terra. I mari erano, in ogni caso, infestati da pirati con i quali le navi mercantili spesso erano costrette al combattimento.

ARTE E LETTERATURA

Gli achei conoscevano poco la letteratura. Negli intervalli delle guerre si concedevano il lusso di ascoltare un rapsodo errante, una specie di cantautore dell’epoca che, accompagnandosi con la lire, narrava nei banchetti regali le imprese di dei ed eroi in cambio di doni e dell’ospitalità.

L’unica arte che conoscevano gli achei era quella di forgiare in forme plastica i metalli. Come esempio, ci basta pensare allo scudo di Achille descritto da Omero.

LA CASA

Le abitazioni erano fatte di mattoni asciugati al sole, il pavimento era di terra battuta, il tetto era di canne ricoperte di argilla, le porte si chiudevano a catenaccio o con la chiave. Le case più lussuose avevano le pareti interne di stucco dipinto, con fregi o bordi ornamentali, e appese avevano le armi, gli scudi e i tappeti. Non vi erano cucine con il camino: un’apertura nel tetto del salone centrale liberava la casa dal fumo che usciva dal braciere; il resto usciva dalla porta o copriva di fuliggine i muri.

IL LAVORO

Gli Achei (uomini e donne, nobili e popolani) coltivavano la terra: irrigavano i campi, arginavano i fiumi, difendevano la terra dalle bestie feroci ricorrendo alla caccia che era una necessita e non uno sport. Inoltre erano dediti all’allevamento di cavalli, di bovini e soprattutto di pecore, che costituivano la loro ricchezza principale. Non conoscevano il lavoro nelle miniere perché importavano i metalli (rame, oro, argento, stagno e ferro). Molto pregiato era proprio il ferro, al punto che uno dei premi dati duranti i giochi in onore di Patroclo, fu proprio un pezzo di ferro. In famiglia lavoravano tutti per fare in modo che bastasse a se stessa. Anche i re e le regine lavoravano; Ulisse, infatti, si costruì il proprio letto, mentre la moglie Penelope, ma anche Elena, moglie del re Menelao, e Andromaca, moglie di Ettore, tessevano e ricamavano. I lavori più pesanti venivano affidati agli schiavi, mentre gli uomini liberi si dedicavano anche al commercio e all’artigianato.

L’EDUCAZIONE

Alle bambine si insegnavano i lavori domestici, mentre ai maschietti si insegnava la caccia e la guerra. Essi poi imparavano a pescare, nuotare, a coltivare i campi, a mettere trappole, a curare gli animali e ad addestrarsi con l’arco e con la lancia. Tutti i bambini vivevano molto all’aperto e giocavano volentieri alla palla, all’altalena, al cerchio e alla trottola. I più piccoli giocavano con un cagnolino a quattro ruote.

SPORT

Le attività sportive degli achei consistevano nel pugilato, nella lotta, nella corsa, tiro con l’arco e con la lancia e nella corsa con i carri. Tali attività furono mantenute anche in seguito e costituirono le discipline delle Olimpiadi. Le ragazze praticavano la ginnastica.

IL CIBO

I poveri si nutrivano di pesce, grano e legumi; i ricchi invece mangiavano carne assortita. La loro bevanda principale era il vino che diluivano con l’acqua. Al posto del pane mangiavano focacce di frumento, spesse o sottili, cotte al forno su un mattone caldo. Addolcivano i cibi con il vino e il miele. Mangiavano seduti sulle sedie; non avevano forchette, cucchiai e tovaglioli, ma usavano ciascuno il proprio coltello e si aiutavano con le dita.

CURA DEL CORPO

Gli Achei descritti da Omero nei suoi poemi erano assai interessanti. Infatti essi erano molto belli, con lunghe chiome e barbe fluenti che sacrificavano per un amico defunto gettandole sulla sua pira. Anche le donne erano molto belle, adorne di gioielli, di veli o di cinture, o di tuniche costose, queste comuni anche agli uomini, come quella data da Priamo ad Achille per riscattare il figlio. Tutti poi si cospargevano il corpo con olio profumato di rose.

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