Nascita del Saddone
Da Pklab.
NASCITA DEL SADDONE
saddone nel tipico atteggiamento saddonico
Io non ho capito perchè il sito lo devo fare proprio io. Sei miliardi di persone ... , milioni ... miliardi di saddoni e proprio a mme me tocca scrivere.
Comunque .....
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INTRODUZIONE
Sulla nascita del Saddone si contrappongono da giorni, se non addirittura da mesi, due teorie, entrambe valide e sostenute con prove altamente scientifiche che fanno propendere i favori ora per l'una ora per l'altra. Le due teorie sono: teoria biblico-mitologica (detta anche della degenerazione della specie) e teoria partenogenetica (detta anche della creazione della specie).
TEORIA BIBLICO-MITOLOGICA
La nascita del Saddone è presente in tutti i miti sulla creazione di tutti i popoli dell'antichità. La narrazione più precisa è, ovviamente, riportata nella Teogonia greca (onore alla Grecia antica ed alla sua immensa civiltà) che poi è quella cui si rifanno i sostenitori della teoria biblico-mitologica.
Riportiamo dunque fedelmente quanto contenuto nei testi rinvenuti grazie al ritrovamento di un papiro dell'età ellenistica.
Dopo la Titanomachia, conclusasi con la vittoria degli dei olimpici, Giove aveva rinchiuso nel Tartaro Titani, Giganti ed Ecatonchiri causando il risentimento di Madre Gea.
Questa, per punire gli dei, da sola, generò
Tifone e suo fratello Saddone. Di Tifone si è parlato abbastanza e tutti lo conoscono: gigantesco, terrificante, con gli occhi che sprizzavano fuoco e fiamme, con vipere attorcigliate ai piedi, con draghi al posto delle dita, con due ali per volare ... era una specie di Godzilla dell'epoca.
Saddone era leggermente diverso: basso di statura, dai suoi occhi usciva solo qualche lacrima (si dice che era allergico al polline); i piedi erano piatti e pieni di calli; le dita avevano un'unghia incarnita; dalla bocca sputava catarro e germi e gli colava il naso. Appena creato, subito Tifone si mise alla ricerca degli dei che, appena lo videro, scapparono in Egitto. Tifone li inseguì.
Saddone, rimasto più indietro, gridò al fratello:
"Tifò! Bell rò fràt! A mme me fa mmala 'a capa!
oggi stongoacciso... tu vaie annanze ca io vengo chianu chiano.
Ma ... a cchi aimma vatte? A cchi aimma vatte?
(In un papiro risalente al periodo ellenistico è stata trovata questa leggenda con le parole di Saddone scritte in dialetto saddonico. Questo dimostra, peraltro, che il saddonico è anteriore al greco classico - NdA).
Tifone non rispose al fratello, ma continuò l’inseguimento degli dei … Saddone con affanno lo seguiva a distanza. Il resto della storia è noto a tutti. Gli dei, dopo alterne vicende,riuscirono a sconfiggere Tifone. Saddone arrivò sul luogo della battaglia quando tutto era finito. In un primo momento pensò di attaccare gli dei olimpici, ma poi, vista la cattiva sorte toccata al fratello (era stato sepolto sotto l’Etna da dove continuava ad eruttare fuoco e fiamme – nota dell’Autore) decise di soprassedere e si ritirò in un piccolo villaggio dove, tra un male alla testa e l’altro, visse la sua vita e generò figli che a loro volta diedero vita ad una grande progenia.
La progenia dei Saddoni
Con il gigante Tifone fuori combattimento, il compito di punire gli dei olimpici e vendicare i Titani, i Giganti e gli Ecatonchiri fu affidato senza dubbio a Saddone che, ovviamente, esaudì il desiderio di Madre Terra.
Saddone ebbe una gloriosa discendenza che diede lustro e gloria al genere umano e che costò la fine degli dei olimpici.
Antico saddone posa per una scultura dell'epoca
Ulisse di Itaca
Già i poeti ciclici, e più di tutti il divino Omero, rendevano merito a colui che può essere considerato il capostipite dei saddoni: Ulisse di Itaca, figlio di Laerte. Di lui i poeti hanno narrato gesta memorabili. Allo scoppio della guerra di Troia fu il primo a cercare di evitare la chiamata alle armi. Le provò tutte il povero cristo e non aveva tutti i torti, visto che gli era appena nato un figlio.
Ulisse arrivò a fingersi pazzo (praticamente “faceva ‘o scemo pe’ nun jire 'a guerra”), mettendosi ad arare la spiaggia e a seminare il sale. Tutto inutile … purtroppo non aveva ancora scoperto il motto dei saddoni e fu costretto a partire…
… Però chistu fatto vò conto n’ata vota.
Archiloco di Paro
La letteratura greca ricorda il grande poeta giambico Archiloco di Paro, sicuramente il primo dei saddoni ricordato per le sue grandi gesta. Orbene, combattendo contro i Sai, come egli stesso ebbe a scrivere in una famosa elegia, per salvare la vita, il poeta gettò precipitosamente lo scudo in un cespuglio e scappò via, trascurando ogni etica cavalleresca:
"... Presso un cespuglio lo lasciai..., ma ho fuggito la morte. Vada in malora lo scudo, ne acquisterò uno migliore".
Orbene, in un papiro dell’epoca alessandrina è stata trovata la vera elegia del grande poeta (scritta in dialetto saddonico) e che riportiamo di seguito:
“A mme me fa mala a capa!
Io tengo e probblem
Io me ne aggia ì a casa.
Agli studiosi ed esegeti questa versione saddonica dell'elegia è sembrata più veritiera anche considerando che il poeta si trovava in esilio (Per questo sembra che il poeta abbia detto: io me ne aggia ì a casa - NdA).
Alceo di Mitilene
Altro grande saddone dell'antichità fu Alceo di Mitilene. Anche Alceo è conosciuto tra i più grande poeti della Grecia Classica, ma il suo gesto più clamoroso ovviamente fu l'abbandono dello scudo in battaglia, come il grande Archiloco di Paro.
Demostene
Il primo settembre del 338 a.C., a Cheronea, l’oratore politico Demostene fugge dal campo di battaglia pronunciando le tipiche parole saddoniche:
"A mme me fa mmal 'a capa
io tengo 'e probblem
io me ne aggia ì a casa"
Mancando l'apporto di questa altro grande saddone, gli alleati Greci (Ateniesi, Tebani, Achei, Corinzi e Focesi) sono sconfitti da Filippo di Macedonia.
Orazio
Altro glorioso saddone fu Quinto Orazio Flacco il grande poeta latino che nella battaglia di Filippi pensò bene di darsi alla fuga, lasciando agli altri l'onore di vincere quella battaglia.
Lasciando il campo di battaglia, Orazio non pronunciò la frase tipica dei "Saddoni" (a mme me fa mala a capa ... io tengo 'e probblem ... ioo me ne aggia ì a casa ...), ma sembra che fuggendo mormorasse la frase tipica del MAO: 'ntiempo re cutogne, scappà nun è vergogna.
Per questo motivo Orazio è considerato un modello ed una guida anche dagli gli esponenti del MAO.
Ottaviano Augusto
Un Saddone rimasto alla Storia o, forse, è più giusto dire, ha contribuito a fare la Storia, è senza dubbio Caio Ottavio, meglio conosciuto come Ottaviano Augusto imperatore. Era il 23 ottobre del 42 a.C., si era a Filippi e mentre da una parte Marco Antonio combatteva contro Cassio e Bruto, Ottaviano Augusto (che allora si chiamava ancora Caio Ottavio) si ritirò dalla battaglia in preda ad una forte diarrea dicendo: A mme me fa mala 'a panza, io me ne aggia ì a cacà.
Caio Ottavio,poi, ritornò sul campo a battaglia finita gridando: "A cchì aggia vatta? A cchì aggia vatta?
Il suo contributo alla vittoria fu, ovviamente, molto scarso, ma l'aver introdotto queste varianti, gli fecero meritare il titolo di imperatore e, successivamente, l'appellativo di divino.
La vittoria finale
Ormai i tempi erano quasi maturi ... la progenia dei saddoni stava per dare il colpo di grazia agli dei olimpici e portare a termine il compito che Madre Gea aveva affidato a Tifone e Saddone
chesta teoria a continuo nata vota perchè mò me fa mala 'a capa
TEORIA PARTENOGENETICA
La teoria partenogenetica, sostenuta da eminenti studiosi, come il famosissimo Aitano Maccarone, per citare qualcuno, ritiene che il Saddone sia stato creato da una costola del fante e con lui sia convissuto per secoli.
Come mai, si chiedono li studiosi sostenitori della teoria partenogenetica, dei Saddoni si parla solo negli ultimi tempi?
Il motivo è presto detto: il Saddone non sapeva di essere saddone e soprattutto non sapeva come affermarlo. Poi qualcosa squarciò le tenebre: avvenne come nell'industria … il grande Ned Ludd, stanco di angherie, soprusi e sfruttamenti, un giorno sfasciò un telaio e diede inizio al luddismo, un movimento tuttora in voga; o come nella religione dove, per la prima volta un uomo, epicuro, riusci a guardare gli dei senza tremare e sostenne lo sguardo …
Si era verso la fine del ventesimo secolo, in una caserma di Fano. Le reclute arrivavano a decine, a centinaia, a migliaia. Sono esseri timidi, spauriti, come agnelli portati al sacrificio, inviati al macello. Vengono spogliati, tosati, tastati, visitati, rivestiti …. Finché venne lui e pronunciò la frase che lo portò a superare i cosiddetti grandi, quelli che avrebbero fatto la storia.
Ora, però, anche se mi fa male 'a capa, vi devo dire un poco di questa gente che ha detto queste famose frasi. Non è che ne tengo tanto genio, ma il presidente perfetto mi ha detto che lo devo fare … nun aggio capito bene perché, ma l'aggia fa.
Frasi storiche
Dunque …
Sembra che una delle frasi più famose sia stata: FIAT LUX. Da qualche parte qualcuno ha detto che la frase sia stata pronunciata da Dio in persona, ma secondo me si sbagliano. A me hanno detto che questa frase l'ha detta un certo Gianni Agnelli e significa: SOLO LA FIAT MI LUCE. Forse il pover'uomo oltre a quella piccola fabbrica di automobili, non aveva nient'altro per campare … ma non ne sono tanto sicuro.
Poi un altro ha detto "ALEA IACTA EST". Non capisco perché tutta questa gente parla sempre in dialetto … comunque mi ha detto un amico di un mio frato cuggino che questa frase sia stata pronunciata da un certo Veronelli e significa: Ho buttato il dado.
Secondo me questo cristiano cucinava in una caserma, o in un ospedale o in un seminario e quella sera aveva deciso di fare la pastina con il brodo knorr.
Famosa è anche "Dio me l'ha data e guai a chi me la tocca". In un libro di storia ho letto che questa frase sia stata pronunciata da Napoleone Buonaparte. Secondo me, però, quel libro si sbagliava. Se l'avesse detto Napoleone, sicuramente avrebbe detto"Dio me l'ha dato" al maschile, mi pare chiaro. Invece la frase dice: Dio me l'ha data" (al femminile). Ora voi mi capite … Napoleone mica aveva "quella cosa".
Un’altra frase che è passata alla storia è: Ci vediamo a Filippi.
Non mi ricordo dove, ma mi sembra di aver letto che anche questa frasi sia stata attribuita a Giulio Cesare che era apparso in sogno a Bruto.
Però non è proprio così … la frase esatta è un’altra … a me, lo ha detto Peppe Fusillo. Dunque … dicevo ... la frase esatta è: Ci vediamo da Filippo (il mio avvocato). La frase fu pronunciata dal frato cuggino di un amico di Peppe che non si riusciva a mettere d’accordo con il vicino di terra. Così, per non perdere altro tempo, il tizio disse proprio: ci vediamo da Filippo.
Mo, però, chianu chiano! Io tengo 'e probblèm! Se non scrivo l'altra teoria, come faccio a scrivere questa?
In ogni modo o sito 'o continuo nata vota … mo' .... a cchi aggia vatte, a cchi aggia vatte?
In ogni modo o sito 'o continuo nata vota
mo' .... a cchi aggia vatte, a cchi aggia vatte?
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