Sogno per due

Da Pklab.

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SOGNO PER DUE


Città del Sole, 28.6.2011

Ci sediamo al tavolino di un bar. La giornata è fredda ... ho le mani ghiacciate, i guanti di lana, chi si ricordava più di averli portati ..in questo momento per me è importante solo essermi seduta! Come cavolo mi è venuto in mente di mettermi i tacchi ? .... ma l'angoscia è terminata … mi interessa solo concentrarmi sul mio amico Tusciano … finalmente è qui lì , seduto vicino a me ... finalmente gli posso parlare, senza dover per forza aspettare una sua telefonata!
.... timidamente alzo gli occhi ...lo guardo e penso: quanto è carino da vicino … gli occhi castani, … no mi sembrano verdi o forse cerulei, ma non importa; i capelli brizzolati … e poi la sua risata che ancora non ho mai udito, … ma che mi sembra di ricordare ben nitida nella mia mente. Arriva la cameriera ... bene – penso – finalmente qualcuno che mi aiuti a parlare ...
- Un caffè, grazie!
- ... anche io!
..........................................................
- Allora , come stai ? - Una domanda di circostanza detta all’unisono … ci guardiamo quasi increduli che le stesse parole siano uscite identiche, precise e nello stesso istante ...... scoppiamo a ridere !
E’ una risata liberatoria ... tutto "diventa” normale . parliamo tantissimo … nessuno più la smette ..e ridiamo, e scherziamo ..e ricordiamo! Bellissimi momenti ...
La cameriera porta il conto ...mi allungo per prenderlo ..ma anche lui lo fa , posando la sua mano sulla mia .....e ... un momento di imbarazzo....ma nessuno ritira la mano ...rimaniamo così per un istante, poi le dita si incrociarono nelle dita dell'altro.
Usciamo dal bar, sempre mano nella mano e camminiamo... è sera e le ombre stanno avvolgendo la città; le luci dei lampioni si accendono, anche qualche finestra si illumina. Ma la strada è quasi deserta, c’è pochissima gente. Che strano! Ho sempre pensata a Roma come ad una città caotica e sempre piena di persone … ora camminiamo senza parlare … ma non c’era imbarazzo tra dio noi, eravamo felici di quel nostro stare insieme. Passiamo sotto una piccola galleria … mi fermo … fermo anche lui … non c’è niente di studiato, non c’è bisogno di parlare, non c’è bisogno di chiedere … e non so come … fu l’istante di un momento. Le mie labbra cercarono le sue, le sue le mie … non avrei voluto smettere mai ….
… suona la sveglia .....
Devo prendere il treno …. È affollatissimo come il solito, molto più del solito. Provo a salire. C’è tanta gente, tantissima gente ed il treno sembra una seggiovia … o forse uno di quei treni del Far West, non capisco bene … è tutto così confuso ed io sono solo pure in quella moltitudine … sto andando a Roma, ovviamente. Non arrivo a Roma, però … mi sembra di giungere in un posto che non conosco, tra le colline, anzi in mezzo alle colline.
Ora non sono più sul treno e non ci sono più persone intorno a me. C’è un grande silenzio ed io sto camminando con lei. Le tengo un braccio sulle spalle … mi piace camminare così …. Ma il luogo è strano … mi sembra di andare verso una montagna, le montagne di Acerno … ma forse sono sulla costiera Amalfitana ...
Continuiamo ad essere soli … il sole sta tramontando …
Ad un tratto lei inciampa … io, per evitare che lei cada per terra, le passo il braccio sotto l’ascella e la sostengo. Nel fare questo, però, la mia mano prende il suo seno e la sua camicetta si sbottona … lei si volta e mi guarda stupita … io rimango fermo … non vorrei che avesse cattivi pensieri, vorrei che sapesse che non l’ho fatto apposta. Quel tocco, però, mi da un senso di piacere e continuo a tenere il suo seno nella mia mano … lo sento vibrare …
Lei continua a guardarmi … non so se è adirata per il mio comportamento, però il suo sguardo, più che di rimprovero, mi sembra di piacevole sorpresa …. Non so cosa fare ….
Mi sono svegliato.


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Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo



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