Lucilio
Da Pklab.
vai ad anonimo olevanese Torna a roma antica
Bisogna ammettere che in tutti i generi la letteratura latina è legata a quella greca da un rapporto, se non proprio di dipendenza, almeno di ispirazione. La satira, invece, è tutta italica, latina: satura tota nostra est. È vero che nella letteratura greca troviamo poesia satirica nei versi di Archiloco e nelle invettive di Ipponatte, ma l’anima vera della satira è proprio la mordacità, la maldicenza italica. Per questo la satira è stata sempre considerata il componimento nazionale per eccellenza e Lucilio il suo inventore.
LUCILIO (ca. 180 - ca. 102 a. C.)
l'inventore dlla satira
La vita
Gaio Lucilio nacque a Sessa Aurunca, in Campania, da una famiglia equestre, nobile e facoltosa. La data di nascita è incerta. Dalla testimonianza di San Girolamo egli sarebbe nato nel 148 a.C., ma tale data appare subito inaccettabile perché significherebbe che il poeta abbia preso parte alla battaglia di Numanzia (notizia riportata da Velleio Patercolo) a soli 13-14 anni; Orazio, inoltre, non avrebbe potuto chiamarlo senex, essendo morto nel 102, quindi a soli 46 anni. Di conseguenza la data di nascita va collocata tra il 180 e il 170 a.C. Verso il 160 si trasferì a Roma, dove frequentò gli ambienti aristocratici stringendo amicizia con le maggiori personalità della politica e della cultura. Fu intimo di Scipione Emiliano e Lelio ed entrò a far parte del loro circolo. Partecipò all'assedio di Numanzia in Spagna, nel 134-133. Al suo ritorno a Roma, iniziò la sua opera poetica e accrebbe il numero dei suoi amici come dei suoi nemici (tra questi soprattutto notevoli Metello Macedonico e Mucio Scevola Augure).
Nel 105 si ritirò a Napoli, dove morì verso il 102 a.C..
Le opere
La produzione poetica di Lucilio comprendeva 30 libri di satire, che furono raggruppate, più tardi, non secondo l'ordine cronologico della loro composizione, ma secondo l'evoluzione dei metri: così i libri 26-30 furono i primi ad essere composti e pubblicati in un volume, verso il 124 a. C., con metrica varia; i libri 1-21, in esametri, furono, invece, pubblicati in un secondo volume verso il 106 a. C. e i libri 22-25 più tardi.
Di tutta l'opera rimangono solamente circa 1300 versi. Da quello che ci resta delle satire di Lucilio, emerge il ritratto di un uomo di grande apertura mentale, che osserva e critica la società romana, nel momento delle sue grandi conquiste in tutto il Mediterraneo, per gli eccessi dell'avidità, della ricchezza e degli scompensi tra le classi sociali. Quello di Lucilio, è l'atteggiamento liberale del circolo degli Scipioni, con quel tanto di conservatorismo che è inevitabilmente proprio di ogni poeta satirico. In Lucilio, questi interessi moralistici prevalgono sulla cura artistica: il poeta non si preoccupa molto dell'eleganza formale dell'esposizione e, in versi, esprime anche polemiche letterarie, appunti di viaggio, lettere ad amici, nozioni di linguistica. I giudizi dei successori furono, quindi, assai vari: si apprezzò da parte di alcuni la sua forza nel fustigare e denunciare i vizi della città, la sua cultura, la sua franchezza, il suo spirito; altri, come Orazio, ne criticarono soprattutto lo stile informe e poco elegante.
Bisogna ricordare, in ogni caso, che Lucilio inaugurò un genere letterario nuovo a Roma, dando tono satirico a quel componimento poetico molto diverso che era stata fino a quel momento la “satura” romana.