Grotta di Nardantuono

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LA GROTTA DI NARDANTUONO

Oltre alla più conosciuta e famosa “grotta dell’Angelo” (o grotta di San Michele), esiste a Olevano sul Tusciano la “grotta di Nardantuono”, così denominata per aver ospitato un noto brigante, chiamato appunto Nardantuono, originario di Giffoni Valle Piane e vissuto intorno alla metà dell’Ottocento. Fu proprio la presenza di questo brigante, probabilmente, ad aver dato luogo alle tante leggende sui presunti tesori disseminati nel territorio di Olevano sul Tusciano. Ormai queste leggende sono cadute nell’oblio e sopravvivono solo nel ricordo di qualche anziano. Il lettore interessato, però, potrà trovarne qualcuna nelle pagine dei Libretti del MAO su questo stesso sito.

normal_olevano-01-010.jpg Grotta di Nardantuono (foto di Luca C.)

Ritorniamo, però, al discorso iniziale. Diciamo subito che la grotta di Nardantuono differisce dalla grotta dell'Angelo per aver avuto uno sviluppo ed una morfologia notevolmente più complessa. Per quanto riguarda lo sviluppo planimetrico, essa si allunga in direzione SW-NE per circa 130 m., dal punto di vista planimetrico si sviluppa in discesa verso NE presentando un dislivello di circa 20 metri. Il materiale studiato nella grotta di Nardantuono ricopre un orizzonte molto vasto che va dal primo eneolitico al periodo di fine bronzo transizione ferro.

normal_olevano-01-013.jpg Grotta di Nardantuono (Foto di Luca C.)

I reperti sono tipici dei giacimenti delle grotte che sono dislocate sulla dorsale appenninica. L'inizio dell'insediamento va molto al di là del bronzo medio, e di quello finale, per la forma di alcuni vasi e per la ceramica riscontrata nello strato inferiore del laghetto corrispondente al primo livello della starza di Ariano. Le numerose anse confermano prolungati attardamenti sub-appenninici. La straordinaria varietà di decorazioni della ceramica con disegni di chiara influenza dell'area culturale centrale dimostra contatti e scambi con altre comunità lungo la dorsale appenninica. I reperti di cui si è appena accennato si trovano attualmente custoditi nelle sale antiquarium di Castel dell'Ovo a Napoli e sono state portate anni fa dal Club Alpino Italiano di Napoli che ha condotto i saggi.

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