Prostituzione e case chiuse
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- | '''PROSTITUZIONE E CASE CHIUSE''' | ||
- | Città del Sole, 28.3.2001 | ||
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- | Una lettera sul Metro del 23 marzo 2001 dal titolo “Prostitute per scelta rifiutano il matrimonio” mi ha induce a qualche riflessione su un fenomeno che, siamo sinceri, fa comodo a tutti o quasi. Vediamo, però, cosa dice quel lettore. | ||
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- | '''“Non è assolutamente vero che le prostitute sono costrette alla strada. Ho avuto più occasioni di chiedere a molte di loro, anche di colore, se sono disposte a farsi una famiglia con il sottoscritto; mi hanno tutte risposto che quello che io guadagno in un mese, loro lo guadagnano in due serate. Questa gente fa il mestiere perché gli piace il sesso e sono avide di danaro. Sfido chiunque a smentirmi”.''' | ||
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- | Il lettore non ha tutti i torti e … nemmeno tutte le ragioni; probabilmente non ha né torto né ragione. È ovvio, infatti, che una risposta data ad un cliente da una prostituta mentre aspetta i clienti, passeggiando lungo un marciapiede, non è da prendere per oro colato e non può essere citata a dimostrazione di niente. Qualsiasi risposta sarebbe stata una bugia, uno sfottò, un modo per troncare il discorso. Non credo proprio, infatti, che una ragazza nigeriana, una venuta dall’est, o una nostrana (perché no?) che si trova a prostituirsi (per motivi che per il momento facciamo finta di ignorare) si metta in tasca tutto quello che incassa facendo il “mestiere”. Sarebbe davvero strano che il magnaccia sia un gentile signore di animo generoso e fine e non, invece, il delinquente che sappiamo, il criminale che sempre più spesso incontriamo leggendo la cronaca nera. Ed allora cerchiamo di capire le parole di chi ci parla, di chi ride per non piangere, di chi fa lo spavaldo per nascondere la paura, di chi odia tutti perché nessuno lo ama. Cosa diavolo pretendete che risponda una prostituta, mentre sta sul marciapiede aspettando i clienti, a chi le fa una proposta di matrimonio? Siamo seri! È ovvio che quella poveraccia si senta presa per il culo e risponda cercando di essere sarcastica, di offendere a sua volta chi le fa domande così idiote! O vi aspettate forse che risponda: “Dammi qualche giorno per riflettere!” oppure “Dovresti chiedere la mia mano al mio magnaccia che sta in quella macchina all’angolo e ci sta osservando!”. Credete forse che candidamente vi dirà: “Era da tanto tempo che aspettavo che mi facessi questa domanda! In attesa di darti una risposta definitiva, ti do un anticipo di quello che sono capace di offrirti in futuro … e gratis, sia chiaro!”.<br />Non diciamo cazzate!<br />Il lettore probabilmente pecca di ingenuità perché non mi sembra in mala fede (come può essere in mala fede uno che scrive una lettera di questo tenore?), ma ha il merito di provocarmi alla discussione su un argomento che, per antichità e per attualità, è sicuramente degno di maggiore attenzione. | ||
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- | E rispondiamo al lettore di Metro. Diciamo subito che nelle sue affermazioni ci sono due grosse inesattezze. Se è vero, infatti, che non tutte le prostitute sono costrette, o sono state costrette, a stare sul marciapiede, è anche vero che tantissime di loro lo sono e vivono con il loro protettore un rapporto di vera schiavitù. Questo è lampante e lo sanno tutti, ad eccezione degli struzzi che nascondono la testa nella sabbia; chi affermasse di non saperlo, sarebbe il più grande dei bugiardi. La cronaca nera è colma di episodi che dimostrano che tantissime ragazze non vorrebbero fare le prostitute (checché se ne dica) ed invece vi sono costrette con la violenza. Mi rifiuto categoricamente di credere che tutte quelle ragazze siano venute in Italia sapendo di dover fare la prostituta (fossero di alto bordo, probabilmente il discorso cambierebbe!) e che lo facciano con piacere. La verità è che, dopo essere state ingannate da quei delinquenti e da chi alimenta falsi miraggi, dopo essere state picchiate, violentate, sono ridotte in schiavitù dai loro aguzzini, vendute come neppure al tempo dei negrieri. La riduzione in schiavitù, un reato ormai diffuso nel nostro paese, molto più di quanto non lo si creda, è sicuramente il crimine più grave che possa essere commesso in questi tempi quando si dice di tutelare i diritti di ogni essere umano. In una nazione che si dice moderna e democratica, non può e non deve essere consentito nel modo più assoluto. Mi dite che esagero? Rifletteteci bene! La schiavitù in Italia esiste tra i cinesi costretti a lavorare tante ore al giorno, tra gli zingari costretti a mendicare o a rubare, tra le prostitute costrette a stare sulla strada e via di seguito. | ||
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- | Orbene, se nella nostra nazione si fosse un poco più seri, se quei logorroici dei nostri politici e affini non fossero ipocriti fin dentro le ossa, se le anime pie fossero davvero pie ed i salvatori di animelle perse avessero davvero a cuore la sorte di coloro per i quali dicono di impegnarsi, di sacrificarsi e per i quali chiedono soldi (tanti soldi), non dovrebbe essere molto difficile eliminare questo crimine e mettere nelle condizioni di non nuocere chi ancora oggi pratica la schiavitù. Se invece dovesse essere difficile, allora si ammette che siamo di fronte ad uno Stato incapace, che ha perso il controllo del suo territorio e dei suoi membri. In questo caso si da implicitamente ragione a chi afferma che, invece di pagare le tasse allo Stato per ottenere nulla in cambio, converrebbe pagare le associazioni criminali che sicuramente tutelano e proteggono meglio. Il fatto è che questo già avviene in molte parti d’Italia: soltanto che il pizzo versato alle cosche criminali per vivere tranquilli e sicuri va aggiunto a quello che si paga allo Stato per ingrassare la gente di partito, i politici, gli amici degli amici, i parolai, e via di seguito.<br />Torniamo a noi! È chiaro che oggi sui marciapiedi troviamo per la maggior parte schiave, donne che uno Stato debole ed ipocrita non è capace di difendere e tutelare. Questo è il primo errore del lettore! Le donne che si prostituiscono “sono costrette a stare sul marciapiede”, anche se bisogna vedere per colpa di chi. Oggi, infatti, non sempre si fa quello che si vorrebbe e probabilmente, anzi sicuramente, anche la prostituta si trova a fare quel “mestiere” non per sua libera scelta, ma per necessità, senza averne certo l’aspirazione. Per il momento, però, non ci interessa sapere i motivi per i quali una donna si prostituisce, questo lo vedremo in seguito. | ||
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- | Ammettiamo, per un istante, che il lettore abbia ragione e che le prostitute sulla strada ci siano andate tutte liberamente, tutte per scelta personale, tutte per vocazione. Allora potete essere sicuri che potranno aver avuto tutti i motivi del mondo per andarci (per soldi, per odio, per delusione), ma sicuramente non quello di amare il sesso … tutt’altro. Io non ho mai avuto a che fare con una prostituta, non so dire se per fortuna o purtroppo, ma sono sicuro di essere nel giusto affermando che una prostituta non prova e non può provare piacere mentre esercita la sua attività e forse … non lo prova mai. Lei, infatti, ha uno scopo ben preciso e cioè il guadagno. Strumento di lavoro è il suo corpo che deve sfruttare al meglio. Poiché “lavora a cottimo”, più veloce è il rapporto, prima finisce e prima può iniziarne un altro in modo da avere maggiori guadagni. Per questo la prostituta deve rimanere fredda … non può e non deve godere durante il “lavoro”, non può e non deve provare piacere ... se così non fosse, per lei sarebbe la fine e durerebbe davvero poco: la fatica distruggerebbe il suo fisico. Una prostituta che godesse davvero durante il “lavoro”, che magari raggiungesse l’orgasmo, deve “appendere le mutande al chiodo”, deve cambiare mestiere. Ricordiamoci che non stiamo parlando di una ninfomane, ma di una lavoratrice autonoma. Per questo non è esatta, anzi è sicuramente errata, l’affermazione “questa gente fa il mestiere perché gli piace il sesso”. Tutt’altro! E la cosa non è per niente strana: è difficile al giorno d’oggi trovare gente che prova piacere durante il lavoro, specialmente se si tratta di un lavoro subordinato, ripetitivo, sempre uguale. Figuriamoci se uno può godere durante il proprio lavoro. Si potrebbe obbiettare che quello della prostituta non è un lavoro normale … ma sapete quanti lavori “non normali” ci sono oggi? E poi siamo seri … mica si può credere che una donna possa provare piacere nel fare sesso con uno sconosciuto, magari brutto, grassoccio, bavoso o imbranato? Teniamo presente, poi, che nella stragrande maggioranza dei casi il tutto avverrebbe in un ambiente squallido, dove tutto è squallido, dove la vita è squallida … Se a questo aggiungiamo anche la paura del protettore, della polizia, del cliente, delle malattie … Come si fa ad amare il sesso in queste condizioni? | ||
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- | '''Chi dice questo, racconta favolette da vecchierelle.''' | ||
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- | Bisogna invece dire che il rapporto prostituta-cliente si svolge tra due persone che si odiano, si disprezzano, direi quasi che si schifano ed i cui interessi sono in ogni caso molto distanti, anzi diametralmente opposti. Il cliente disprezza la prostituta per il lavoro che fa, la considera una poco di buono, un animale più che una persona ed usa il suo corpo per i propri bisogni fisiologi, corporali; usa la prostituta per soddisfare una necessità, allo stesso modo di come va al ristorante quando ha fame, in farmacia quando sta male, al cesso quando ha bisogno di evacuare l’intestino … fine della storia. È ovvio che il cliente con la prostituta non ha il minimo rapporto, non dico d’amore o d’affetto, ma neppure umano e lo stesso rapporto sessuale è squallido e misero, un rapporto per il quale il più delle volte egli stesso si vergogna … ed infatti è molto difficile incontrare qualcuno che seriamente si vanti di essere un frequentatore di prostitute … il rapporto con le prostitute è affidato ai racconti da militare, qualche volta da giovane quasi imberbe. Le prostitute (o lucciole, ma non donne di malaffare, questo davvero no!), a loro volta, disprezzano i clienti, anzi li odiano perché sanno di essere disprezzate da loro, di essere considerate prive di dignità, incapaci di tutto … per loro il cliente è un animale; lo cerca perché è la fonte di guadagno, ma lo odia perché sa che quello dopo aver usato il suo corpo, ritornerà nella sua casetta ed al riparo della verità parlerà schifato di quelle “luride puttane” che infestano la città e che bisognerebbe cacciare via, imprigionare, torturare, bruciare o, al limite, redimere. E poi … mentre il cliente vorrebbe prolungare il rapporto in modo da poter dire di aver speso bene il suo denaro, la prostituta ha fretta, fretta di finire, fretta di incassare, di allontanarsi dal cliente-nemico per dedicarsi ad un’altra “pratica”, per un nuovo guadagno. Ecco perché è logico dedurre che le prostitute non sono avide di sesso, anzi possiamo tranquillamente affermare che sono insensibili allo stesso ... e questo per rispondere al lettore di Metro.<br />Ora, però, entriamo nel vivo dell’argomento o meglio del problema: la prostituzione … che dire? Che fare? Come risolvere il problema che tanto attanaglia la moralità e l’ordine pubblico? | ||
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- | Siamo in Italia e sappiamo che in questo paese si hanno sempre le soluzioni più strampalate, più assurde: si chiudono i manicomi e si ritiene di aver guarito i pazzi; si cambia nome allo spazzino per dargli più dignità, si abolisce la parola negro e si ritiene di aver sconfitto il razzismo, si chiudono le “case chiuse” e si crede di aver eliminato la prostituzione … un giorno qualche politico più fantasioso chiuderà gli ospedali e dirà di aver sconfitto la malattia o chiuderà i cimiteri e riterrà di aver vinto la morte. | ||
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- | Per eliminare la prostituzione, dunque, si credette che bastasse una legge (una delle più nefaste mai prodotte perché dannosa per tutti ed in tutti i sensi), la famigerata “legge Merlin”, quella che chiuse le “case chiuse”, le “case a luci rosse”, alias “case d’appuntamento”, alias “postriboli”. Con la chiusura di queste istituzioni, peraltro con un’antica e solida tradizione alle spalle, non si fece altro che spostare le prostitute dalla comodità e sicurezza di un appartamento al disagio, allo squallore e al pericolo del marciapiede, consegnandole in pratica in mano alla criminalità, con grave danno per la salute dei cittadini, per l’ordine pubblico e le casse dello Stato. Si crearono delle mine umane vaganti … | ||
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- | A tal proposito, saltando di pala in frasca, mi viene da pensare agli attentati terroristici. Ora io non so lo scopo dei loro gesti. Gaetano Bresci voleva uccidere il re e … uccise il re. Questi moderni? Se cercano il colpo ad effetto, spettacolare per andare in televisione, per avere un’ora di celebrità, anche i kamikaze, quelli che si fanno esplodere le bombe addosso tra la folla, vanno benissimo. Fanno spettacolo … i risultati, però, sono scarsi e la Storia ce lo insegna. Se invece vogliono distruggere l’avversario (ed in fondo è questo che vogliono o dovrebbero volere) allora addestrassero una legione di puttane malate e appestate e le inviassero tra il nemico (a poco prezzo o gratis, disposte ad esaudire i desideri dei clienti, ad accontentarli in ogni modo … ). Pensateci bene! …. Se avessi continuato a seguire le orme di Bakunin avrei messo senza dubbio in atto questo piano che, sono certo, avrebbe messo in ginocchio anche una grande potenza! | ||
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- | Ritornando alla questione, diciamo che la Merlin o chi per lei non poteva arrogarsi il diritto di vietare la prostituzione … ed infatti non l’ha vietato. Prima, però, vediamo cosa è la prostituzione! Il dizionario (uno dei tanti) cita: Prostituzione – attività di chi fa commercio abituale del proprio corpo; prostituire – fare commercio di cosa che sia strettamente legata alla libertà e alla dignità umana: prostituire il proprio corpo; prostituire l’ingegno; prostituirsi – fare commercio di se stessi, della propria persona, vendersi. | ||
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- | Fin qui la lingua italiana … ed esaminiamo un po’ la situazione. | ||
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- | Vi ricordate lo slogan '''“l’utero è mio e lo gestisco io”'''? Era lo slogan urlato dalle femministe qualche decennio fa per affermare la “proprietà” del proprio corpo. In parole povere le ragazze affermavano che della propria figa volevano farne quello che più le piaceva, quello che meglio credevano; si chiedeva il sesso libero, si volevano abbattere i tabù. Orbene, io sono stato sempre contrario al femminismo, ma se avessero chiesto il mio aiuto, sarei stato al loro fianco, avrei urlato i loro slogan, partecipato alle loro manifestazioni, avrei lottato con loro per questa libertà. Oggi, poi, in un mondo dove tutto è in vendita, vietare la prostituzione è davvero da ipocriti. | ||
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- | Ritorniamo per un attimo al vocabolario. Abbiamo detto che si può prostituire il proprio corpo, ma anche il proprio ingegno e che prostituirsi significa “vendersi”, ma non si è specificato come. Ora dunque, tantissimi vendono il proprio ingegno per un tozzo di pane, vendono la propria dignità per fare carriera, non pochi sono i casi di uomini che danno il culo (nel senso vero della parola) per ottenere vantaggi e privilegi, altri vanno avanti “grazie” alle proprie mogli … e nessuno ha niente da dire. Ognuno vende se stesso, spesso al migliore offerente: il calciatore i suoi piedi, il massaggiatore ed il barbiere le loro mani, lo scienziato la sua testa, il pugile la sua forza, tanti si mettono al servizio del potente di turno ... tutti possono vendere quello che hanno, la loro parte migliore … e, credetemi, lo fanno. | ||
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- | Come definireste una ragazza che sposa un vecchio porco miliardario e poi la da a tutti, nella sua casa, sul luogo di villeggiatura, dove più le aggrada? Non ha venduto il suo corpo per denaro? Certo! Non la definireste una prostituta? Ma si capisce! Tutti lo pensano, ma nessuno lo dice …. Non si dice “puttana” alla moglie di un miliardario o di uno che potrebbe farcela pagare, che ce la farebbe pagare. | ||
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- | Ed i gigolò che si accoppiano a vecchie laide e bavose? Diciamo la verità: la prostituzione (fisica e morale) esiste, è presente in ogni piega della società, è tollerata, è desiderata.<br />Non bisogna vietare la prostituzione! | ||
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- | È vietato lo sfruttamento! Bene, allora cominciamo con il rendere godibile un diritto (quello di prostituirsi) ed eliminare un reato (lo sfruttamento): apriamo le case chiuse!<br />La Storia non ha mai condannato la prostituzione: a Sparta, dove la donna aveva dignità umana e sociale pari all’uomo, non era vergogna per una nobile vedova prostituirsi; tra i popoli dell’Asia Minore (ad esempio i Lidi) le ragazze si costituivano la dote prostituendosi; presso altri popoli esisteva la prostituzione sacra. Anche frate Tommaso Campanella, nella sua meravigliosa “Città del Sole” mi sembra che, se non proprio tolleri la prostituzione, almeno ammette che si può cedere il proprio corpo in determinate occasioni. | ||
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- | E allora? Potremo continuare all’infinito … limitiamoci a riassumere i vantaggi di riaprire le “case chiuse”:<br />- tassazione del reddito delle prostitute (soldi che ora vanno in mano alla criminalità);<br />- tutela previdenziale ed assistenziale per le prostitute (come per ogni lavoratore);<br />- decoro morale e ambientale; <br />- restituzione della dignità alle prostitute;<br />- sicurezza igienica e sanitaria;<br />- eliminazione di magnacci e papponi;<br />- possibilità per misantropi, timidi e per chi non vuole avere legami sentimentali di soddisfare le proprie esigenze sessuali senza incorrere in reati.<br /> | ||
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- | Poi il lettore che ha scritto quella lettera, per ritornare all’inizio, nelle comodità di una “casa a luci rosse", potrà chiedere alla prostituta se lo vuole sposare. A quel punto essa, siatene certi, risponderà come tutte le altre ragazze; forse dirà si, forse no, forse ci vorrà pensare. Sono sicuro che anche lei sarà corteggiata e se davvero le interessa, il cliente farà di tutto per sposarla, l’aspetterà sotto casa con un mazzo di fiori, le porterà un profumo, le farà la corte. La ex prostituta, poi, non tradirà mai il marito … non per riconoscenza (sentimento questo non tipico del genere umano), ma perché per lei non avrebbe senso farlo. Perché dovrebbe? Per fare nuove esperienze? Siamo seri! Perché incontra un uomo interessante? Come barzelletta non è per niente male! | ||
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- | '''Questo disse il Tuscio''' | ||
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- | Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo | ||
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