Tatilleide
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E fu anche grazie ai saddoni che la guerra fu vinta. <br /> | E fu anche grazie ai saddoni che la guerra fu vinta. <br /> | ||
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Il reggimento artiglieria dove era stato assegnato Tatillo aveva appena finito un’importante esercitazione. Ormai era notte fonda e c’era una nebbia che si poteva tagliare a fette.<br />Il vice comandante si guarda attorno e, rivolto al Colonnello comandante di reggimento, esclama:<br />- Qui non si vede un cazzo! Come cazzo facciamo a tornare alla base? <br />Il Colonnello scruta a destra e a manca finchè scorge una luce: si accorge che è un grosso camion. Allora ha un lampo di genio. <br />- Presto! Mettiamo in moto tutti i mezzi e seguiamo quel camion. Di sicuro ci porterà sulla strada principale che porta alla nostra base.<br />Il camion avanzava lentamente e dietro di esso si erano accodati tutti i mezzi militari comprese le artiglierie. <br /> Dopo qualche ora il camion si ferma in aperta campagna, davanti ad una casa solitaria. Tutti i mezzi militari che lo avevano seguito occupano il piazzale, spengono motori e restano in attesa. Il Colonnello che era alla testa della colonna scende precipitosamente dal suo mezzo, si porta vicino al camionista e visibilmente adirato gli urla: <br />- Dove cazzo ci hai portato? Mi dici dove cazzo ci troviamo? <br />- A casa mia! Siamo davanti casa mia! Ma voi, piuttosto, che cazzo siete venuti a fare nella mia fattoria? – <br />(La notizia, che avrebbe dovuto rimanere nascosta, ovviamente il giorno seguente era di dominio pubblico) | Il reggimento artiglieria dove era stato assegnato Tatillo aveva appena finito un’importante esercitazione. Ormai era notte fonda e c’era una nebbia che si poteva tagliare a fette.<br />Il vice comandante si guarda attorno e, rivolto al Colonnello comandante di reggimento, esclama:<br />- Qui non si vede un cazzo! Come cazzo facciamo a tornare alla base? <br />Il Colonnello scruta a destra e a manca finchè scorge una luce: si accorge che è un grosso camion. Allora ha un lampo di genio. <br />- Presto! Mettiamo in moto tutti i mezzi e seguiamo quel camion. Di sicuro ci porterà sulla strada principale che porta alla nostra base.<br />Il camion avanzava lentamente e dietro di esso si erano accodati tutti i mezzi militari comprese le artiglierie. <br /> Dopo qualche ora il camion si ferma in aperta campagna, davanti ad una casa solitaria. Tutti i mezzi militari che lo avevano seguito occupano il piazzale, spengono motori e restano in attesa. Il Colonnello che era alla testa della colonna scende precipitosamente dal suo mezzo, si porta vicino al camionista e visibilmente adirato gli urla: <br />- Dove cazzo ci hai portato? Mi dici dove cazzo ci troviamo? <br />- A casa mia! Siamo davanti casa mia! Ma voi, piuttosto, che cazzo siete venuti a fare nella mia fattoria? – <br />(La notizia, che avrebbe dovuto rimanere nascosta, ovviamente il giorno seguente era di dominio pubblico) | ||
Revisione 20:42, 1 Mag 2008
LA TATILLEIDE
ossia
LA GUERRA DI TATILLO
Dopo l'Iliade (la guerra di Ilio) di Omero, dopo l'Odisseide (le vicende di Odisseo) di Omero, dopo l'Eneide (le vicende di Enea) di Virgilio, dopo la Tebaide (la guerra di Tebe) e l'Achilleide (le vicende di Achille) di Papinio Stazio, l'Anonimo Olevanese presenta la Tatilleide che potremmo tradurre con "La guerra di Tatillo" oppure con "Tatillo va in guerra", le vicende del mitico Tatillo.
Della Tatilleide ci sono rimasti solo dei frammenti che riportiamo nella traduzione di Totonno 'o gnurante.
Alla stessa non si ritiene di dover aggiungere alcun commento, ma ognuno può leggere questi versi come meglio gli aggrada ...
"Cantami o diva del prode Tatillo
l'ira funesta che in finiti lutti
addusse a chisto e a chillo
praticamente a tutti"
(..... grave lacuna ....)
Lo guardò torvo e gli disse Tatillo:
"Chitemmuort! Guardate a chillo
per odio degli austriaci qua non venni
nè lasciai le ombrose valli perenni
e nemmeno per gli affari tuoi
lasciai nella Serra la pariglia di buoi
(............. lacuna ........)
Di furore infammarono l'animo di Tatillo queste parole,
ma dal cielo scese l'Arcangelo San Michele
e solo a lui era manifesto
cosicchè Tatillo lo riconobbe presto
e gli disse: San Michè guarda a cchist
sceppa 'e mazzate pure da mano a Ccrist
(...........lacuna .............)
Oltre ai frammenti dell'opera originale, abbiamo un'epitome riportaci da Totonno 'o gnurante ed un riassunto in prosa di Runato 'o ciuccione che riportiamo integralmente....
Prologo
La guerra stagnante di trincea, che per mesi aveva impegnato il nostro esercito contro forze meglio armate e sicuramente più potenti, prese una brutta piega. Improvvisamente il nemico, appoggiato dai suoi alleati, organizzò una poderosa offensiva che in breve tempo travolse le nostre truppe. I nostri soldati sbandarono, indietreggiarono paurosamente, incalzati da un avversario tanto potente quanto borioso e tracotante. Più che una ritirata, quella dei nostri militari fu una rotta bella e buona, una vera Caporetto. Inseguito da un nemico inarrestabile, solo alla vista di quello che fu poi definito il fiume sacro, il nostro esercito si arrestò.
Per arginare la furia nemica, la Patria aveva bisogno di un miracolo. Furono allora chiamati alle armi i giovani della classe “99”, quelli che meritatamente saranno poi soprannominati “i ragazzi del 99”…. Ed i ragazzi del 99 compirono il miracolo: il nemico fu fermato, la sua carica spavalda esaurita, la Patria salva.
La guerra, però, non era affatto finita; il nemico era ancora sul nostro sacro suolo e lo si poteva vedere al di là del fiume. La Patria ancora una volta chiese un sacrificio ai suoi figli … a questa chiamata rispose la classe più giovane, quelli che potremmo definire “i bambini del 900”, molti dei quali, infatti, erano ancora imberbi.
CHIAMATA ALLE ARMI
La cartolina precetto raggiunse Tatillo mentre, come un moderno Cincinnato, stava arando il suo campicello con la sua pariglia di buoi.
Alla vista dei gendarmi, non prevedendo nulla di buono, Tatillo pensò di darsi ad una rapida, anche se ignominiosa, fuga. Poi, consapevole della propria innocenza e di una moralità da fare invidia all’antico Catone il Censore, li affrontò a piè fermo. Cosa potevano volere da lui?
- L’Italia ha bisogno di te! – gli disse uno dei due.
Tatillo rimase un po’ perplesso. Egli aveva una buona memoria, ma non ricordava nessuna vicina, né del campicello, né della sua borgata, che avesse tale nome. Poteva, forse, essere qualche signora di Montecorvino o addirittura di Acerno? E se così era, di che aveva bisogno? Che poteva volere da lui? Forse le serviva qualche giornata di lavoro con i buoi? E per chiedere questo si rivolgeva addirittura ai carabinieri. Così pensava Tatillo …
- Io non conosco nessuna Italia – rispose Tatillo – Forse avete sbagliato persona. Comunque adesso ho da fare e quindi non posso andare ad aiutarla. Devo arare il mio campicello, poi devo zappare, potare, irrigare, fare un “murregine” (un muretto – nota di Runato ‘o ciuccione), poi devo dare da mangiare ai maiali, alle galline … mi dispiace. Iatevenne a nata parte!
I gendarmi non si fecero condizionare dalla ferma risposta di Tatillo e gli lasciarono la cartolina precetto. Bofonchiando parolacce e già temendo la reazione dell’augusto genitore, Tatillo tornò a casa di cattivo umore, ripensando a quello che gli era successo ed a quello che lo aspettava: la guerra.
Tatillo giunge al C.A.R. (Centro Addestrramento Reclute)
Fu così che Tatillo, obtorto collo, rispose al grido d’aiuto che gli giungeva da ogni parte d’Italia.
Arrivato al C.A.R., a Tatillo fu data una divisa che gli andava troppo grande, un paio di scarponi (un po’ troppo stretti) e un ordine: marciare. Divisi in plotoni agli ordini di un caporale che si credeva Napoleone, le reclute praticamente trascorrevano la giornata a marciare: avanti marsh, attenti a …, sinistra, destra, passo, cadenza …
Tatillo pensava che non era esatto quel detto “Meglio marciare che marcire” che aveva sentito da piccolo. Quasi quasi era meglio andare subito al fronte e sperare in un pio colpo di fucile nemico piuttosto che stare a soffrire sotto i comandi di un comico caporaletto afflitto da mania di grandezza.
I militari non parlavano tra di loro per timore di eventuali spie, ognuno temeva l’altro e gli amici erano più spietati dei nemici… Così trascorreva il tempo.
Una sera in mensa Tatillo sentì un rumore, anzi un fruscio sotto al tavolo. Si piegò per vedere meglio e, sorpresa, scoprì un bel micino che mangiucchiava gli avanzi della cena che cadevano per terra.
- Finalmente un volto umano – mormorò Tatillo, rincuorato da quella vista.
La raccomandazione
L’augusto genitore di Tatillo si accorse di non poter fare a me del figliolo e così decise di ricorrere all’italica risorsa della “raccomandazione”.
Si presentò così dal Generale D(*)S(*)(*) suo vecchio compagno d’infanzia.
- Come va? La famiglia? I figli? – il generale lo accoglie con la cordialità di sempre.
- Bene! – risponde il contadino – Tatillo lo hanno chiamato alle armi … Sta a Roma … Certo che se lo mandavano a Salerno o a Persano … mica puoi fare qualcosa?
- E adesso me lo dici? Meno male che ci siamo incontrati! Ci penso io. Domani faccio una telefonata e lo faccio trasferire! – il generale aveva capito subito e tutto.
- Grazie generale! Per qualsiasi cosa ... a disposizione!
Trascorsero un paio di settimane, i due si incontrarono.
- Allora tutto a posto? – chiede il generale – Hanno trasferito tuo figlio?
- Per trasferirlo lo hanno trasferito – risponde il contadino – ma lo hanno mandato a Bologna!
- Come sarebbe a dire a Bologna? Allora quegli imbecilli non hanno capito un cazzo! Domani gli metto un dito in culo e li faccio girare come una trottola. Farò sistemare tutto, non ti preoccupare!
Il paese è piccolo ed ovviamente non passa molto tempo che i due si rivedono in piazza. Il generale, con aria voce allegra e l’aria del trionfatore, gli chiede:
- Allora?
- Tutto a posto! – risponde mogio mogio il contadino.
- E dimmi, dimmi: dove lo hanno mandato? A Salerno o a Persano? – il generale non si accorge dello stato d’animo del vecchio amico.
- NO! Lo hanno mandato in un altro posto … ma sta bene lo stesso. Mi ha telefonato proprio ieri sera … ha detto che a Portogruaro si trova benissimo e vorrebbe restare lì fino alla fine della guerra!
Prima destinazione
Finito il C.A.R., Tatillo fu inviato a destinazione. Di buon mattino si reco nell’Ufficio dove era stato destinato e si presentò al maresciallo, un anziano sottufficiale che aveva fatto l’ultima guerra rivestendo il grado di Sergente Maggiore.
Il primo giorno tutto normale: dopo le presentazioni, Tatillo si recò nella stanza dove avrebbe dovuto lavorare (alle dipendenze di un Caporal Maggiore).
- Buon giorno, maresciallo! – salutò Tatillo il giorno successivo.
- Vaffanculo – rispose l’anziano, alzando gli occhi. Tatillo ci rimase un po’ male … Si recò nella sua stanza molto pensieroso, non riuscendo a capacitarsi di quel trattamento. Dove aveva sbagliato? Perché il maresciallo gli aveva risposto così?
- Buon giorno, maresciallo! – salutò allegramente Tatillo la mattina del terzo giorno.
- Vaffanculo! – rispose di nuovo l’anziano maresciallo.
Tatillo era sconcertato: perché il Sottufficiale lo trattava così?
L’indomani la scena si ripeté. Allora Tatillo chiese al Maresciallo:
- Scusi, Maresciallo, perché mi tratta così? Perché quando la saluto mi manda a fare in culo?
- Perché ti voglio bene! – rispose l’anziano sottufficiale.
Tatillo rimase molto perplesso … ed allora il maresciallo chiarì.
- Rifletti – gli disse – Ad un nemico, ad uno con cui hai litigato o uno sconosciuto non dirai mai parolacce né lo mandi a fare in culo. Se lo facessi, quello ti denuncerebbe di sicuro. Mentre ad un amico una parolaccia o uno sfottò lo fai tranquillamente perché sai che quello accetta sia l’una che l’altro. Io ti voglio bene e ti reputo già un mio amico, per questo mi permetto questo piccolo sfottò. Quello che reputo persone ostili o da tenere sotto controllo, credimi, li tratto con molta freddezza e loro devono stare molto attenti.
Tatillo capì … da quel momento, nonostante la notevole differenza di età, i due divennero molto amici.
Tatillo e la signora zelante
Nell’ufficio dove Tatillo era destinato, c’era un comandante dotato di eccellenti qualità, capace, pieno di umanità, in possesso di una pazienza incredibile, di una tolleranza fuori del comune e di una calma indicibile. Nello stesso ufficio, a fare da contrappeso, era destinata una signora, incapace a tutto, ma desiderosa di mostrarsi zelante e vogliosa di ben fare. Un giorno il capo ufficio cercava l’interlocutore di un altro ente e disgraziatamente si affidò alla donna. Fallito il primo tentativo, la signora dice:
- Comandante, ora telefono ad un ufficio vicino ….
- Signora, lasci perdere – interruppe calmo il comandate – non importa.
- Allora telefono ad una mia amica che potrebbe …
- No, non si preoccupi – ribadì sorridendo il povero cristiano.
- Allora provo a chiamare ….
- Signora, lasci stare – riaffermò perentorio il poveraccio.
- Se vuole, chiamo la …
A questo punto quel disgraziato di capo ufficio, ormai esasperato, con gli occhi fuori dalle orbite, il volto paonazzo, in preda all’ira, quasi sul punto di un infarto, urlò:
- Signora, lei non deve fare nienteeeeeeeeee!
La signora ubbidì e da quel giorno non fece più niente!
IL PORTAORDINI
Il comandante chiamò Tatillo che si precipitò nel suo Ufficio. L’alto Ufficiale gli ordinò di recarsi dal suo segretario per chiedergli quando sarebbe avvenuto il cambio stagionale dell’uniforme.
Tatillo batté i tacchi, fece dietrofront, uscì dall’ufficio del comandante ed entrò nella stanza di fronte.
- L’uniforme si cambia il 10 ottobre – rispose il segretario.
Tatillo batté i tacchi, salutò, fece dietrofront, uscì dalla stanza, entrò in quella di fronte. Qui batté di nuovo i tacchi, rimase sugli attenti ed attese che gli fosse stata data la parola per riferire la risposta. Il comandante pensava ad altro e Tatillo rimase sugli attenti per cinque minuti. Ricevuta l’autorizzazione a parlare, Tatillo riferì. Al comandante non bastò la risposta, ma chiese di sapere se era in vigore l’uniforme di mezza stagione.
Tatillo scattò sugli attenti, batté i tacchi, si girò, uscì dalla stanza, entrò in quella di fronte, batté i tacchi, si mise sugli attenti …
- Si! – fu la laconica risposta del segretario. Tatillo rifece tutta la tiritera.
- Fino a quando? – Chiese il Comandante. Ancora battitura di tacchi, attenti, dietrofront, uscita, entrata saluto, riposo ….
- Fino a fine novembre! – Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Quando si rimette la divisa invernale? – Tatillo rifà tutta la solita tiritera.
- Ad aprile – risponde il segretario. Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Dove è scritto – Chiede il comandante. Tatillo rifà tutta la tiritera...
- Sul foglio d’ordini! – Risponde il segretario. Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Va bene! Puoi andare - conclude il Comandante.
Tatillo batte i tacchi, si rimette sugli attenti, inciampa, saluta, si ferma, torna indietro, scatta sugli attenti, esce, ma sbatte sulla porta, si fa un bozzo in fronte, ritorna indietro, prende una piccola rincorsa e finalmente riesce a varcare la porta: finalmente è fuori della stanza del Comandante.
- E se mi sparo un colpo di pistola senza attendere la pietà del nemico”? - si domandò sfinito il povero Tatillo.
(Nel 2007 la stessa scena si sarebbe ripetuta uguale, ma al posto di Tatillo, il comandante avrebbe utilizzato l’e-mail – nota di Totonno ‘o gnurante)
I Saddoni
- Oggi farai conoscenza con i saddoni! – disse il tenente medico – Tra i mille arrivati, almeno cento sono saddoni!
Tatillo non aveva mai visto un Saddone, ma sicuramente immagina come poteva essere: alto possente, impavido. Sicuramente, pensava, con i saddoni la guerra era vinta.
Le reclute cominciarono ad affluire:
- A mme me fa mala ‘a capa! I tengo ‘e problemi! A mmme me ne aggia ì a casa! – fece il primo arrivato.
L’occhio esperto del tenente individuò subito nel nuovo arrivato il saddone tipo.
- A mme me fa mala ‘a capa! I tengo ‘e problemi! Io me ne aggia ì a casa! – fece il secondo arrivato.
- Altro saddone.
Tatillo era esterrefatto. Chi erano in realtà i saddoni? Forse spie? O che?
Il tenente spiegò che i saddoni erano persone afflitte dalla S.A.D. (Sindrome Ansiosa Depressiva) ed in gergo erano chiamati appunto saddoni. Di tutti i saddoni circa il dieci per cento erano da riformare, ma il rimanente, abile ed arruolato, era spedito al fronte.
E fu anche grazie ai saddoni che la guerra fu vinta.
Rientro alla base
Il reggimento artiglieria dove era stato assegnato Tatillo aveva appena finito un’importante esercitazione. Ormai era notte fonda e c’era una nebbia che si poteva tagliare a fette.
Il vice comandante si guarda attorno e, rivolto al Colonnello comandante di reggimento, esclama:
- Qui non si vede un cazzo! Come cazzo facciamo a tornare alla base?
Il Colonnello scruta a destra e a manca finchè scorge una luce: si accorge che è un grosso camion. Allora ha un lampo di genio.
- Presto! Mettiamo in moto tutti i mezzi e seguiamo quel camion. Di sicuro ci porterà sulla strada principale che porta alla nostra base.
Il camion avanzava lentamente e dietro di esso si erano accodati tutti i mezzi militari comprese le artiglierie.
Dopo qualche ora il camion si ferma in aperta campagna, davanti ad una casa solitaria. Tutti i mezzi militari che lo avevano seguito occupano il piazzale, spengono motori e restano in attesa. Il Colonnello che era alla testa della colonna scende precipitosamente dal suo mezzo, si porta vicino al camionista e visibilmente adirato gli urla:
- Dove cazzo ci hai portato? Mi dici dove cazzo ci troviamo?
- A casa mia! Siamo davanti casa mia! Ma voi, piuttosto, che cazzo siete venuti a fare nella mia fattoria? –
(La notizia, che avrebbe dovuto rimanere nascosta, ovviamente il giorno seguente era di dominio pubblico)
Tatillo e l'Ufficiale medico
Tatillo cadde a terra colpito al piede da una scheggia o un corpo contundente … forse si trattava solo di una storta. Fortunatamente vicino c’era il maggiore medico che subito si precipitò a soccorrerlo, accompagnato dal fido infermiere. Preso in mano il piede destro di Tatillo, l’ufficiale cominciò a tastarlo, a muoverlo, a tocchettarlo, a scrutarlo con attenzione.
- A me sembra che non ci sono né ferite né lesioni o altro. Mi sembra tutto a posto – esclamò sollevato il medico.
- Dottore, il piede infortunato è l’altro – gli sussurrò nell’orecchio l’infermiere.
Il maggiore medico posò il piede destro di Tatillo per terra e prese il sinistro. Lo guardò con attenzione e con aria preoccupata esclamò:
- Secondo me è meglio se chiamiamo un dottore.
- Andiamo bene! – mormorò sconsolato il povero Tatillo
Tatillo e la crocerossina moribonda
Tutti i soldati erano schierati nel piazzale per attendere l’arrivo del Comandante dell’Armata in visita ufficiale. Oltre ai reparti combattenti, era schierata anche una rappresentanza della Croce Rossa.
Forse per il caldo eccessivo, forse per un improvviso calo di pressione, forse per altro, avvenne che una crocerossina della prima fila fu colta da malore. La ragazza, ovviamente, per evitare uno spettacolo di debolezza e per non creare eventuale scompiglio, prima di cadere per terra, facendo appello a tutte le sue forze, si portò verso l’ultima fila del suo reparto.
La sua azione fu subito notata dall’ufficiale medico che si affrettò a prestarle soccorso, seguito da un infermiere e da Tatillo, comandanto per quel servizio.
La crocerossina era crollata per terra … L’Ufficiale medico e Tatillo cercavano di rianimarla, quando l’infermiere esclamò ridendo:
- Dottore! Mi sa che questa se ne muore! – e continuò a ridere.
- E ridi alla faccia di quell’anima candida che fa capolino in mezzo alla gambe – gli disse secco il medico.
- Come ha detto? – chiese l’infermiere sempre ridendo.
- Ridi in faccia a 'sto cazzo – gli sibilò Tatillo esasperato.
Richiesta di esonero
Durante il suo servizio in un ufficio, Tatillo si trovò ad affrontare una richiesta di esonero. Il cittadino si rivolgeva direttamente al Ministro per ottenere il beneficio. Ecco la richiesta:
Signor Ministro,
mi permetta di prendere rispettosamente la libertà di esporvi quanto segue e di sollecitare per vostra benevolenza lo sforzo necessario al rapido disbrigo della pratica.
Sono in attesa della chiamata alle armi, ho 24 anni e sono sposato con una vedova di 44 anni la quale ha una figlia di ventidue anni.
Mio padre ha sposato tale figlia. Quindi, attualmente, mio padre e diventato mio genero in quanto ha sposato mia figlia. Inoltre mia figlia è diventata mia matrigna in quanto moglie di mio padre.
Lo scorso gennaio mia moglie ed io abbiamo avuto un figlio.
Costui è quindi diventato fratello della moglie di mio padre, quindi cognato di mio padre, ed inoltre mio zio, in quanto fratello della mia matrigna. Mio figlio è dunque mio zio.
La moglie di mio padre a Natale ha avuto un figlio che quindi è contemporaneamente mio fratello, in quanto figlio di mio padre, e mio nipote, in quanto figlio della figlia di mia moglie.
Iosono, quindi, fratello di mio nipote e, siccome il marito della madre di una persona è suo padre, risulta che io sono padre della figlia di mia moglie e fratello di suio figlio.
Quindi io sono mio nonno.
Spiegato ciò, signor Ministro, la prego di volermi concedere di essere esentato dal servizio militare in quanto la legge impedisce che padre, figlio e nipote prestino contemporaneamente il servio militare.
Fermamente convinto della vostra comprensione, la prego, Signor Ministro, di accettare i miei più distinti saluti.
Appena finito di leggere l'istanza, in preda ad una confusione mentale e ad un fortissimo mal di testa, Tatillo, senza chiedere pareri a chicchessia, preparò una lettera che esonerava l'interessato per:
"stato psichico instabile e preoccupante e turbe mentali aggravate da un clima familiare molto disturbante".
- Altro che saddoni - pensò Tatillo mentre portava la lettera alla firma.
editus ab Anonimo Olevanese
Piccolo Anonimo Olevanese osserva il mondo in affanno