Tatilleide

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== '''CHIAMATA ALLE ARMI''' == == '''CHIAMATA ALLE ARMI''' ==
-La cartolina precetto raggiunse Tatillo mentre, come un moderno Cincinnato, stava arando il suo campicello con una pariglia di buoi.<br />+La cartolina precetto raggiunse Tatillo mentre, come un moderno Cincinnato, stava arando il suo campicello con la sua pariglia di buoi.<br />
-Alla vista dei gendarmi Tatillo pensò di darsi ad una rapida fuga. Poi, consapevole della propria innocenza e di una moralità da fare invidia ad un antico Catone, li affrontò a piè fermo.+Alla vista dei gendarmi, non prevedendo nulla di buono, Tatillo pensò di darsi ad una rapida, anche se ignominiosa, fuga. Poi, consapevole della propria innocenza e di una moralità da fare invidia all’antico [[Catone il Censore]], li affrontò a piè fermo. Cosa potevano volere da lui?
- L’Italia ha bisogno di te! – gli disse uno dei due. - L’Italia ha bisogno di te! – gli disse uno dei due.
-Tatillo rimase un po’ .perplesso. Non ricordava nessuna vicina, né del campicello, né della sua borgata, che avesse tale nome. Potessa essere qualche signora di Montecorvino o addirittura di Acerno? E se così era, che poteva volere da lui?+Tatillo rimase un po’ perplesso. Egli aveva una buona memoria, ma non ricordava nessuna vicina, né del campicello, né della sua borgata, che avesse tale nome. Poteva, forse, essere qualche signora di Montecorvino o addirittura di Acerno? E se così era, di che aveva bisogno? Che poteva volere da lui? Forse le serviva qualche giornata di lavoro con i buoi? E per chiedere questo si rivolgeva addirittura ai carabinieri. Così pensava Tatillo …
-- Io non conosco nessuna Italia – rispose Tatillo – Forse avete sbagliato persona. Comunque adesso ho da fare e quindi non posso andare ad aiutarla. Devo arare il mio campicello, poi devo zappare, potare, irrigare, fare un “murregine” (un muretto – nota di runato ‘o ciuccione), poi devo dare da mangiare ai maiali, alle galline … mi dispiace. Iatevenne a nata parte!+- Io non conosco nessuna Italia – rispose Tatillo – Forse avete sbagliato persona. Comunque adesso ho da fare e quindi non posso andare ad aiutarla. Devo arare il mio campicello, poi devo zappare, potare, irrigare, fare un “'''murregine'''” (un muretto – nota di Runato ‘o ciuccione), poi devo dare da mangiare ai maiali, alle galline … mi dispiace. Iatevenne a nata parte!
I gendarmi non si fecero condizionare dalla ferma risposta di Tatillo e gli lasciarono la cartolina precetto. Bofonchiando parolacce e già temendo la reazione dell’augusto genitore, Tatillo tornò a casa di cattivo umore, ripensando a quello che gli era successo ed a quello che lo aspettava: la guerra. I gendarmi non si fecero condizionare dalla ferma risposta di Tatillo e gli lasciarono la cartolina precetto. Bofonchiando parolacce e già temendo la reazione dell’augusto genitore, Tatillo tornò a casa di cattivo umore, ripensando a quello che gli era successo ed a quello che lo aspettava: la guerra.

Revisione 12:50, 10 Dic 2007

LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO

Dopo l'Iliade (la guerra di Ilio) di Omero, dopo l'Odisseide (le vicende di Odisseo) di Omero, dopo l'Eneide (le vicende di Enea) di Virgilio, dopo la Tebaide (la guerra di Tebe) e l'Achilleide (le vicende di Achille) di Papinio Stazio, l'Anonimo Olevanese presenta la Tatilleide che potremmo tradurre con "La guerra di Tatillo" oppure con "Tatillo va in guerra", le vicende del mitico Tatillo.
Della Tatilleide ci sono rimasti solo dei frammenti che riportiamo nella traduzione di Totonno 'o gnurante.
Alla stessa non si ritiene di dover aggiungere alcun commento, ma ognuno può leggere questi versi come meglio gli aggrada ...

"Cantami o diva del prode Tatillo
l'ira funesta che in finiti lutti
addusse a chisto e a chillo
praticamente a tutti"

(..... grave lacuna ....)

Lo guardò torvo e gli disse Tatillo:
Chitemmuort, guardate a chillo
per odio degli austriaci qua non venni
nè lasciai le ombrose valli perenni
e nemmeno per gli affari tuoi
lasciai nella Serra la pariglia di buoi

(............. lacuna ........)

Di furore infammarono l'animo di Tatillo queste parole
ma dal cielo scese l'Arcangelo San Michele
e solo a lui era manifesto
cosicchè Tatillo lo riconobbe presto
e gli disse: San Michè guarda a cchist
sceppa 'e mazzate pure da mano a Ccrist

(...........lacuna .............)

Oltre ai frammenti dell'opera originale, abbiamo un'epitome riportaci da Totonno 'o gnurante ed un riassunto in prosa di Runato 'o ciuccione che riportiamo integralmente....

PROLOGO

La guerra stagnante di trincea, che per mesi aveva impegnato il nostro esercito contro forze meglio armate e sicuramente più potenti, prese una brutta piega. Improvvisamente il nemico, appoggiato dai suoi alleati, organizzò una poderosa offensiva che in breve tempo travolse le nostre truppe. I nostri soldati sbandarono, indietreggiarono paurosamente, incalzati da un avversario tanto potente quanto borioso e tracotante. Più che una ritirata, quella dei nostri militari fu una rotta bella e buona, una vera Caporetto. Inseguito da un nemico inarrestabile, solo alla vista di quello che fu poi definito il fiume sacro, il nostro esercito si arrestò.
Per arginare la furia nemica, la Patria aveva bisogno di un miracolo. Furono allora chiamati alle armi i giovani della classe “99”, quelli che meritatamente saranno poi soprannominati “i ragazzi del 99”…. Ed i ragazzi del 99 compirono il miracolo: il nemico fu fermato, la sua carica spavalda esaurita, la Patria salva.
La guerra, però, non era affatto finita; il nemico era ancora sul nostro sacro suolo e lo si poteva vedere al di là del fiume. La Patria ancora una volta chiese un sacrificio ai suoi figli … a questa chiamata rispose la classe più giovane, quelli che potremmo definire “i bambini del 900”, molti dei quali, infatti, erano ancora imberbi.

CHIAMATA ALLE ARMI

La cartolina precetto raggiunse Tatillo mentre, come un moderno Cincinnato, stava arando il suo campicello con la sua pariglia di buoi.
Alla vista dei gendarmi, non prevedendo nulla di buono, Tatillo pensò di darsi ad una rapida, anche se ignominiosa, fuga. Poi, consapevole della propria innocenza e di una moralità da fare invidia all’antico Catone il Censore, li affrontò a piè fermo. Cosa potevano volere da lui?

- L’Italia ha bisogno di te! – gli disse uno dei due.

Tatillo rimase un po’ perplesso. Egli aveva una buona memoria, ma non ricordava nessuna vicina, né del campicello, né della sua borgata, che avesse tale nome. Poteva, forse, essere qualche signora di Montecorvino o addirittura di Acerno? E se così era, di che aveva bisogno? Che poteva volere da lui? Forse le serviva qualche giornata di lavoro con i buoi? E per chiedere questo si rivolgeva addirittura ai carabinieri. Così pensava Tatillo …

- Io non conosco nessuna Italia – rispose Tatillo – Forse avete sbagliato persona. Comunque adesso ho da fare e quindi non posso andare ad aiutarla. Devo arare il mio campicello, poi devo zappare, potare, irrigare, fare un “murregine” (un muretto – nota di Runato ‘o ciuccione), poi devo dare da mangiare ai maiali, alle galline … mi dispiace. Iatevenne a nata parte!

I gendarmi non si fecero condizionare dalla ferma risposta di Tatillo e gli lasciarono la cartolina precetto. Bofonchiando parolacce e già temendo la reazione dell’augusto genitore, Tatillo tornò a casa di cattivo umore, ripensando a quello che gli era successo ed a quello che lo aspettava: la guerra.

Tatillo giunge al C.A.R.

$lavori_in_corso

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