La lingua etrusca
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LA LINGUA ETRUSCA
Parliamo ora del "mistero dei misteri", di quello che è diventato, nell’immaginario collettivo, il luogo comune dell'ignoto, dell'arcano per antonomasia: la lingua etrusca. Ogni ragionamento, ogni dissertazione, ogni argomento sconosciuto, ogni difficile da capire, ogni problema che presenta dubbi interpretativi diventa, nelle parole della gente, “più indecifrabile della lingua etrusca”; al confronto di questa, la sfinge è di una chiarezza palese, di una linearità infantile.
Appena il discorso tocca gli Etruschi, subito ci si domanda se sia stata "decifrata", se finalmente si capisca la lingua di quel popolo tanto misterioso.
Diciamo subito, a scanso di equivoci, che non esiste, come lo era stato, ad esempio, per i geroglifici egiziani, un problema di decifrazione in quanto oggi si è perfettamente in grado di leggere la scrittura etrusca. Negli ultimi anni, gli studiosi hanno fatto davvero passi da gigante, ma, ad onor del vero, bisogna anche dire che già gli eruditi dell’Ottocento erano in grado di tradurre alcune parole meno difficili. L'alfabeto etrusco, infatti, era di tipo greco-occidentale, adattato foneticamente alla lingua etrusca con l'eliminazione di alcune lettere non necessarie e l'inserimento di altre. Non esiste, quindi, il problema di "interpretare" o di leggere le parole, bensì quello di capirle e di tradurle… e qui le difficoltà diventano davvero notevoli.
Le complicazioni derivano soprattutto dalla “povertà” dei testi e degli scritti che ci sono pervenuti e dall'isolamento, pressoché totale, della lingua etrusca nel contesto delle lingue mediterranee, anzi, possiamo dire, mondiali (se si eccettua la lingua della "Stele di Lemno"). Povertà di testi, però, non significa carenza o scarsità degli stessi. La produzione letteraria etrusca giunta fino ai nostri giorni, infatti, è notevole (circa tredicimila iscrizioni), anzi è addirittura la maggiore di tutte le lingue dell'Italia antica, fatte salve ovviamente quella greca e quella latina. Non ci sono giunte, purtroppo, opere letterarie, storiche o filosofiche, intere o frammentarie, bensì solamente dediche ed incisioni su lastre votive, su statue e su oggetti funerari o di culto. Si tratta, pertanto, di frasi standard, frasi fatte, stereotipe, monotonamente ripetute e che non permettono di far luce sul “mistero della lingua”. È la stessa difficoltà, è stato giustamente detto, che incontrerebbe qualsiasi persona che un giorno decidesse di studiare una lingua straniera leggendo gli annunci funebri di un giornale.
Gli studiosi, dal canto loro, hanno affrontato il problema con decisione, hanno tentato e sperimentato vari metodi di studio con il risultato, certo non disprezzabile, di tradurre circa duecento parole. Molte altre, purtroppo, sono ancora prive di significato. E se anche si riuscisse a tradurre tutte le parole note, la lingua etrusca rimarrebbe ancora ben lontana dall'essere conosciuta: resterebbero, infatti, escluse dalla nostra conoscenza quasi tutte le parole di uso quotidiano, i nomi di cose, il linguaggio familiare.
(continua)