Pacuvio
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Pacuvio non seguì, come [[Ennio]], un modello prevalente. Per quanto si può giudicare dal poco che è pervenuto, la sua ispirazione fu varia e l'elaborazione del mito originale. In genere Pacuvio dovette essere molto accurato nella sua produzione; le trame sono spesso complicate e abbondano le scene patetiche.<br /> | Pacuvio non seguì, come [[Ennio]], un modello prevalente. Per quanto si può giudicare dal poco che è pervenuto, la sua ispirazione fu varia e l'elaborazione del mito originale. In genere Pacuvio dovette essere molto accurato nella sua produzione; le trame sono spesso complicate e abbondano le scene patetiche.<br /> | ||
- | Secondo il giudizio degli antichi, le migliori tragedie di Pacuvio furono l’Iliona, la figlia di Priamo re di Troia che, nel tentativo di salvare Polidoro, anch’egli figlio di Priamo e quindi suo fratello, è causa della morte del proprio figlio; il Teucer, cioè la storia di Teucro che, ritornato dalla guerra di Troia senza il fratello Aiace, è accolta dalla maledizione del padre; la Niptra, che narra la tragica fine di Ulisse per opera dell’inconsapevole figlio Telegono.<br /> | + | Secondo il giudizio degli antichi, le migliori tragedie di Pacuvio furono l’"'''Iliona'''", la figlia di Priamo re di Troia che, nel tentativo di salvare Polidoro, anch’egli figlio di Priamo e quindi suo fratello, è causa della morte del proprio figlio; il "'''Teucer'''", cioè la storia di Teucro che, ritornato dalla guerra di Troia senza il fratello [[Aiace Telamonio]], è accolta dalla maledizione del padre; la Niptra, che narra la tragica fine di Ulisse per opera dell’inconsapevole figlio Telegono.<br /> |
Pacuvio doveva piacere anche per le sentenze, con le quali condiva le sue tragedie, delle quali ci è rimasta ancora qualcuna, come questa riportata nelle “Notti Attiche” di Aulo Gellio: "'''Odio gli uomini che sono filosofi a parole e codardi nei fatti'''". | Pacuvio doveva piacere anche per le sentenze, con le quali condiva le sue tragedie, delle quali ci è rimasta ancora qualcuna, come questa riportata nelle “Notti Attiche” di Aulo Gellio: "'''Odio gli uomini che sono filosofi a parole e codardi nei fatti'''". | ||
Revisione 20:12, 26 Giu 2007
MARCO PACUVIO (220 a. C. - ca. 130 a. C.)
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Vita
Marco Pacuvio, di origine osca, nacque a Brindisi nel 220 a.C.. Sua madre era sorella del grande Ennio che, quindi, era suo zio.
Verso il 200 a.C. Pacuvio venne a Roma dove iniziò la sua attività di poeta e di pittore. Nell’Urbe, egli fu in rapporto di amicizia con Scipione Emiliano, Emilio Paolo e Lelio e quindi entrò a far parte del circolo letterario degli Scipioni.
Verso il 140 a.C., per vecchiaia e per cattiva salute, Pacuvio si ritirò a Taranto, dove, secondo la tradizione, gli fece visita il nuovo astro della scena romana, Lucio Accio, di passaggio verso l’Asia.
Nella città ionica Marco Pacuvio morì verso il 130 a.C..
Opere
Pacuvio fu pittore e musico, scrisse satire, ma fu soprattutto un tragediografo, autore di "fabulae cothurnate", sia pure in numero relativamente non elevato. I titoli sicuri delle sue opere sono 13, di cui oltre metà relativi alla guerra di Troia ("Armorum iudicium", "Teucer", "Chryses", "Hermiona", "Dulorestes", "Orestes", "Niptra", "Iliona"), due al mito tebano (Antiopa, Pentheus), e poi Atalanta, Medus, Periboea.
Scrisse anche una "fabula pretesta", intitolata "Paulus", con la quale celebrò le gesta del suo amico Emilio Paolo, il vincitore della decisiva battaglia di Pidna del 168 a.C. e conquistatore della Macedonia.
Delle opere di questo grande tragediografo ci restano circa 400 versi conservatici, per la maggior parte, nelle opere di Cicerone che di Pacuvio era un grande ammiratore.
Giudizio
Pacuvio non seguì, come Ennio, un modello prevalente. Per quanto si può giudicare dal poco che è pervenuto, la sua ispirazione fu varia e l'elaborazione del mito originale. In genere Pacuvio dovette essere molto accurato nella sua produzione; le trame sono spesso complicate e abbondano le scene patetiche.
Secondo il giudizio degli antichi, le migliori tragedie di Pacuvio furono l’"Iliona", la figlia di Priamo re di Troia che, nel tentativo di salvare Polidoro, anch’egli figlio di Priamo e quindi suo fratello, è causa della morte del proprio figlio; il "Teucer", cioè la storia di Teucro che, ritornato dalla guerra di Troia senza il fratello Aiace Telamonio, è accolta dalla maledizione del padre; la Niptra, che narra la tragica fine di Ulisse per opera dell’inconsapevole figlio Telegono.
Pacuvio doveva piacere anche per le sentenze, con le quali condiva le sue tragedie, delle quali ci è rimasta ancora qualcuna, come questa riportata nelle “Notti Attiche” di Aulo Gellio: "Odio gli uomini che sono filosofi a parole e codardi nei fatti".
Stile
Marco Pacuvio fu indicato dalla tradizione posteriore come maestro dallo stile elevato e poeta dotto; [[Terenzio Varrone] lo giudicò il miglior tragediografo di Roma; Cicerone, forse anche a causa della generale povertà della tragedia latina, nel “De oratore” lo lodò moltissimo per l’accuratezza dello stile … ed il giudizio dell’Arpinate è sempre importante.
Fortuna
Nell'antichità alcune tragedie di Pacuvio godettero di una grande e meritata fama.