Evemero
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- | La fama di Evemero è legata alla teoria antropologica, che da lui prese il nome di '''evemerismo''', enunciata nella sua opera, “'''Sacro Scritto'''”, a noi nota attraverso Diodoro Siculo. In essa, scritta verso il 270 a.C., Evemero, narra che in un suo viaggio aveva raggiunto l’isola indiana di Pancaia e lì, in un tempio, aveva letto un’iscrizione in cui si dimostrava che gli dei sono antichi re o eroi, poi divinizzati e venerati per i benefici da loro fatti all’umanità. | + | La fama di Evemero è legata alla teoria antropologica, che da lui prese il nome di '''evemerismo''', enunciata nella sua opera, “'''Sacro Scritto'''”, a noi nota attraverso [[Diodoro Siculo]]. In essa, scritta verso il 270 a.C., Evemero, narra che in un suo viaggio aveva raggiunto l’isola indiana di Pancaia e lì, in un tempio, aveva letto un’iscrizione in cui si dimostrava che gli dei sono antichi re o eroi, poi divinizzati e venerati per i benefici da loro fatti all’umanità. |
- | L’opera ebbe grandissima fortuna e fu tradotta dal poeta latino Ennio con il titolo di Euhemerus. | + | L’opera ebbe grandissima fortuna e fu tradotta dal poeta latino [[Ennio]] con il titolo di Euhemerus. |
L’interpretazione razionalistica del mito, seguita da molti storici successivi tra i quali Polibio, ripresa dagli apologisti cristiani per dimostrare la falsità del paganesimo, è stata abbandonata dagli storici moderni. | L’interpretazione razionalistica del mito, seguita da molti storici successivi tra i quali Polibio, ripresa dagli apologisti cristiani per dimostrare la falsità del paganesimo, è stata abbandonata dagli storici moderni. |
Revisione 20:59, 18 Giu 2007
EVEMERO (IV - III Sec. a.C.)
Evemero nacque a Messina (o forse a Messene) verso la fine del IV secolo o inizio del III secolo a.C.. Fu al servizio del re di Macedonia Cassandro, per il quale compì anche delle missioni in Oriente.
La fama di Evemero è legata alla teoria antropologica, che da lui prese il nome di evemerismo, enunciata nella sua opera, “Sacro Scritto”, a noi nota attraverso Diodoro Siculo. In essa, scritta verso il 270 a.C., Evemero, narra che in un suo viaggio aveva raggiunto l’isola indiana di Pancaia e lì, in un tempio, aveva letto un’iscrizione in cui si dimostrava che gli dei sono antichi re o eroi, poi divinizzati e venerati per i benefici da loro fatti all’umanità.
L’opera ebbe grandissima fortuna e fu tradotta dal poeta latino Ennio con il titolo di Euhemerus.
L’interpretazione razionalistica del mito, seguita da molti storici successivi tra i quali Polibio, ripresa dagli apologisti cristiani per dimostrare la falsità del paganesimo, è stata abbandonata dagli storici moderni.