Apuleio
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Apuleio ebbe grande fama nei secoli misticheggianti del morente paganesimo e come taumaturgo fu accostato ad Apollonio Tianeo. La sua fama di mago durò tutto il Medioevo accanto a quella di filosofo. Le Metamorfosi, scoperte dal Boccaccio a Montecassino in un codice miscellaneo (oggi alla Laurenziana), furono lette con curiosità per tutto il Rinascimento. | Apuleio ebbe grande fama nei secoli misticheggianti del morente paganesimo e come taumaturgo fu accostato ad Apollonio Tianeo. La sua fama di mago durò tutto il Medioevo accanto a quella di filosofo. Le Metamorfosi, scoperte dal Boccaccio a Montecassino in un codice miscellaneo (oggi alla Laurenziana), furono lette con curiosità per tutto il Rinascimento. | ||
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Lucio APULEIO (125 - 180ca.)
Apuleio è l’autore del romanzo "Metamorfosi", noto nel Medioevo come "L'asino d'oro".
La vita
Lucio Apuleio a Madaura, nell’Africa Settentrionale, nel 125, Ricevuta la prima educazione a Cartagine, egli continuò gli studi in Atene e poi fece lunghi viaggi in Oriente, consumandovi gran parte dei suoi averi. In questo periodo per qualche tempo sostò anche a Roma.
Tornato in Africa, a Oea (Tripoli), Apuleio conobbe una ricca vedova, assai più anziana di lui, Pudentilla, madre di un suo antico compagno di studi, Ponziano. Con il consenso, anzi, secondo Apuleio, per istigazione di questi, la sposò. Il suocero di Ponziano, però, per togliere ad Apuleio la possibilità di diventare erede della moglie, montò contro di lui un processo per magia, accusandolo anche di avere attirato Pudentilla in quelle nozze coi suoi incantesimi. Il processo, celebrato nel 158 a Sabratha, finì certamente con un'assoluzione, ma Apuleio amareggiato, se ne tornò a Cartagine, dove ebbe una posizione di rilievo con la carica di sacerdos provinciae del culto imperiale.
Non si sa dove e quando morì.
Le opere
L'opera sua maggiore, "Metamorphoseon libri XI", fa di lui una figura suggestiva e lo stacca dai compilatori e declamatori del suo tempo. La vicenda è narrata in prima persona dal protagonista, Lucio, che, trasformato in asino per effetto di un magico unguento, dopo una serie di vicende avventurose, finalmente, per volontà della dea Iside, recupera la forma umana mangiando delle rose. Il merito di Apuleio non è nell'originalità dell'invenzione, ma nell'arte di narrare, nell'impasto linguistico e stilistico personalissimo: nell'alternanza di comico e di serio, di licenzioso e di mistico, di realistico e di fiabesco, cui corrisponde un latino ora letterario, ora popolaresco, di una rara ricchezza lessicale. Dominano il gusto del magico (metamorfosi ottenuta con incantesimi) e lo spirito mistico (redenzione finale del protagonista); vi si riflettono esperienze acquisite da Apuleio nei viaggi in Oriente. Carica di un palese simbolismo è, all'interno del romanzo, anche la celebre novella di Amore e Psiche, che si conclude con le mistiche nozze dei protagonisti. Nella concezione della magia come strumento di redenzione e di comunione fra l'uomo e la divinità, Apuleio tenta un incontro fra la vecchia cultura occidentale e il nuovo misticismo orientale in una sua professione neoplatonica che mescola superstizione e fede religiosa.
Le altre opere conservate di Apuleio sono: "Apologia" (o "De magia"), la difesa, rielaborata, che Apuleio pronunciò nel processo per magia, in uno stile più composto e più classico che le Metamorfosi; "Florida", una scelta di brani, saggi di varia oratoria degli anni 161-169; "De deo Socratis", volgarizzazione della dottrina socratico-platonica del divino e del concetto di un demone intermedio fra il divino e l'umano; "De Platone et eius dogmate" (Platone e il suo dogma), volgarizzazione, in senso mistico-pitagorico, della dottrina platonica; "De mundo", rifacimento dell'omonima opera pseudoaristotelica.
Fra le opere perdute si ricordano carmi amatori, una versione del Fedone, orazioni, un altro romanzo (Hermagoras), opere di storia naturale e altro.
La fortuna
Apuleio ebbe grande fama nei secoli misticheggianti del morente paganesimo e come taumaturgo fu accostato ad Apollonio Tianeo. La sua fama di mago durò tutto il Medioevo accanto a quella di filosofo. Le Metamorfosi, scoperte dal Boccaccio a Montecassino in un codice miscellaneo (oggi alla Laurenziana), furono lette con curiosità per tutto il Rinascimento.
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