Il pantheon etrusco

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Nell’Oltretomba regnava la coppia Aita e Phersipnai (Ade e Persefone) con il consueto corteo di divinità mostruose come Charun, (assimilabile al Caronte greco, da cui, però, differiva nell’aspetto) dal grande martello per conficcare il chiodo del destino, e Tuchulca, con il naso adunco, le orecchie di asino ed i capelli di serpenti. Vi erano poi le divinità femminili come Vanth, in possesso di una fredda bellezza, con in mano il rotolo del destino e Culsu che illumina l’aldilà con la fiaccola. Nell’Oltretomba regnava la coppia Aita e Phersipnai (Ade e Persefone) con il consueto corteo di divinità mostruose come Charun, (assimilabile al Caronte greco, da cui, però, differiva nell’aspetto) dal grande martello per conficcare il chiodo del destino, e Tuchulca, con il naso adunco, le orecchie di asino ed i capelli di serpenti. Vi erano poi le divinità femminili come Vanth, in possesso di una fredda bellezza, con in mano il rotolo del destino e Culsu che illumina l’aldilà con la fiaccola.
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IL PANTHEON ETRUSCO

Il “Paradiso” etrusco era molto affollato. In questo non differiva molto da quelli delle civiltà coeve, come quella greca o quella latina. Spesso, è noto, popoli diversi adoravano le medesime divinità pur con nomi differenti e, non avendo nessuno la pretesa di adorare il vero dio, era normale per un popolo “adottare” le divinità degli altri giungendo così al cosiddetto “sincretismo religioso”.

Il popolo etrusco è stato sempre considerato il più religioso di ogni epoca, ma la “religiosità” etrusca non consisteva, ovviamente, nel numero delle divinità adorate. Ciò che distingueva l’etrusco da tutti gli altri popoli era il “rapporto” che aveva con le divinità, lo spirito con il quale l’uomo si avvicinava al proprio Dio. Non era, pertanto, il culto ossessivo dei morti a caratterizzare il popolo tirrenico (in questo gli egiziani avevano tanto da insegnare), ma lo spirito o, ancora di più, il rituale religioso, la maestria dei sacerdoti etruschi nel celebrare i riti sacri, nell’interpretare i segni degli dei. Detto questo, e precisato che, a differenza di tutte le religioni dell’epoca, quella etrusca era, con quella ebraica, l’unica ad essere stata rivelata dall’alto, vediamo chi erano gli dei che popolavano l’aldilà etrusco. Il dio nazionale etrusco (deus Etruriae princeps) era Veltha (o Veltune o Voltumna) identificato a volta come un mostro malefico, altre come una divinità della vegetazione ed infine come un dio guerriero. Nel suo santuario, ubicato a Volsinii, si svolgeva il raduno annuale della lega etrusca. Sempre a Volsinii era venerata Northia, l’altra divinità genuinamente etrusca. Essa era la dea del destino: durante le feste in suo onore, nel suo santuario si piantava un chiodo per indicare gli anni che trascorrevano. Divinità propriamente etrusche erano anche le Lasa, identificate da greci e dai latini con le ninfe, e Lethan, divinità ctonia della fertilità.

Gli dei più importanti dell’Etruria erano la triade Tinia – Uni – Mnerva. Tinia è assimilato allo Zeus greco e, come quello, aveva il potere di lanciare la folgore di cui era in possesso; Uni è la Hera greca e Mnerva (o Menerva), simile alla Athena greca, è una dea guerriera. Altri dei etruschi assimilati a quelli greci e latini (anche se abbastanza diversi nell’aspetto) erano Fufluns (o anche Pacha) corrispondente al greco Dioniso, Turan (Afrodite), Turms (Ermes), Sethlans (Efesto). Importati dal mondo greco erano anche Aritmi (Artemide), Aplu (Apollo), Hercle (Eracle), Castur e Pultuce (Castore e Polluce), Cel ati (madre Terra), la parca Athrpa (Atropo), il dio bifronte Culsans, Laran (Ares) dio della guerra, Maris, Nethuns (Nettuno).

Accanto a questi dei personalizzati specie sotto l’influsso greco, esistevano anche divinità misteriose ed oscure il cui nome non era conosciuto neppure dagli stessi antichi: erano gli dei Superiori ed Involuti, che consigliavano Tinia nel lancio della folgore più terribile; gli dei Consenzienti (in numero di 12) e 9 dei Folgoratori.

Nell’Oltretomba regnava la coppia Aita e Phersipnai (Ade e Persefone) con il consueto corteo di divinità mostruose come Charun, (assimilabile al Caronte greco, da cui, però, differiva nell’aspetto) dal grande martello per conficcare il chiodo del destino, e Tuchulca, con il naso adunco, le orecchie di asino ed i capelli di serpenti. Vi erano poi le divinità femminili come Vanth, in possesso di una fredda bellezza, con in mano il rotolo del destino e Culsu che illumina l’aldilà con la fiaccola.


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