Plinio il Vecchio
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- | Gaio Plinio Secondo, detto il Vecchio, nacque a Como da famiglia equestre. Educato a Roma, intraprese la carriera militare; fu ufficiale di cavalleria in Germania ai tempi di Claudio; sotto Vespasiano, di cui fu amico, ebbe l'incarico di procuratore imperiale in varie province. Nel 79 era comandante della flotta militare a Miseno, quando avvenne la famosa eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, Stabia ed Ercolano: per curiosità scientifica e per soccorrere la popolazione prese il largo con la sua flotta e trovò così la morte. La sua tragica fine è descritta dal nipote [[Plinio il Giovane]] in una famosa lettera a [[Tacito]]. Da lui si apprendono anche altri particolari della sua biografia e della sua personalità di integro ufficiale e di appassionato, infaticabile studioso e ricercatore, oltre all'elenco delle opere. | + | Gaio Plinio Secondo, detto il Vecchio, nacque a Como da famiglia equestre. Educato a Roma, intraprese la carriera militare; fu ufficiale di cavalleria in Germania ai tempi di Claudio; sotto Vespasiano, di cui fu amico, ebbe l'incarico di procuratore imperiale in varie province. Nel [[I SECOLO dc|79]] era comandante della flotta militare a Miseno, quando avvenne la famosa eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, Stabia ed Ercolano: per curiosità scientifica e per soccorrere la popolazione prese il largo con la sua flotta e trovò così la morte. La sua tragica fine è descritta dal nipote [[Plinio il Giovane]] in una famosa lettera a [[Tacito]]. Da lui si apprendono anche altri particolari della sua biografia e della sua personalità di integro ufficiale e di appassionato, infaticabile studioso e ricercatore, oltre all'elenco delle opere. |
== Le opere == | == Le opere == |
Revisione 20:55, 29 Lug 2007
PLINIO IL VECCHIO (23/24 - Stabia 79)
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La vita
Gaio Plinio Secondo, detto il Vecchio, nacque a Como da famiglia equestre. Educato a Roma, intraprese la carriera militare; fu ufficiale di cavalleria in Germania ai tempi di Claudio; sotto Vespasiano, di cui fu amico, ebbe l'incarico di procuratore imperiale in varie province. Nel 79 era comandante della flotta militare a Miseno, quando avvenne la famosa eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, Stabia ed Ercolano: per curiosità scientifica e per soccorrere la popolazione prese il largo con la sua flotta e trovò così la morte. La sua tragica fine è descritta dal nipote Plinio il Giovane in una famosa lettera a Tacito. Da lui si apprendono anche altri particolari della sua biografia e della sua personalità di integro ufficiale e di appassionato, infaticabile studioso e ricercatore, oltre all'elenco delle opere.
Le opere
Plinio scrisse due ampie storie, una in 2 libri dedicata alle guerre dei Romani in Germania, l'altra in 31 libri sull'Impero, un manuale sulla formazione dell'oratore (per noi perdute) e la superstite, amplissima "Naturalis Historia", in 37 libri. L'opera abbraccia tutti gli aspetti del regno della natura (cosmologia, astronomia, geografia, etnografia, antropologia, fisiologia, zoologia, botanica, farmacologia e medicina, mineralogia, arti figurative); Plinio stesso dice di aver letto e sfruttato 2000 volumi di 100 principali autori greci e latini, cui si aggiunsero molti minori. L'opera si inserisce nella tradizione enciclopedica assai viva tra i Romani (Catone il Censore, Terenzio Varrone, Celso, ecc.) con maggior vastità di disegno e abbondanza di dati e minore organicità.
Giudizio
Manca a Plinio una concezione filosofica ben salda, uno spirito critico e le doti di osservatore scientifico: di qui le molte trascuratezze contenute nel libro. Discontinuo anche lo stile: poco curato e freddo nelle elencazioni, offre talora descrizioni vivaci e ricercatezze retoriche. Nei libri 33-36, parlando dei vari materiali (marmo, metalli, ecc.) passa a trattare degli antichi scultori, pittori, toreuti, ecc. Benchè le fonti di Plinio non siano tutte ugualmente valide, il suo modo di lavorare (con l'aiuto di molti collaboratori) porti ripetizioni e contraddizioni e i giudizi siano sommari e basati soprattutto sulla tecnica, tuttavia il testo costituisce una fonte preziosissima per gli studi archeologici, per la ricchezza di notizie sulla vita e le opere degli artisti antichi.
Fortuna
L'opera godette comunque di grandissima fortuna e fu fonte inesauribile di dati e di notizie per gli antichi. Nel Medioevo fu usata come testo scolastico; fu ammirata da Dante e da Petrarca e consultata con interesse ancora nel periodo rinascimentale.