Quasi come Leonida

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-'''QUASI COME LEONIDA''' 
-Rasnal Spur 4.5.2001 
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-L’autore che mi piaceva di più ai tempi del liceo era senza dubbio il poeta nuovo, il neoterico Caio Valerio [[Catullo]], poeta dell’amore e della passione, ma anche dotto e spiritoso, sarcastico e violento, dolce e virulento. Ero convinto di provare ammirazione per lui ed invece la mia era solo invidia. Di lui invidiavo tutto: il suo fisico, la sua cultura, il suo amore poetico per Lesbia e quello più prosaico per Ipsililla, la sua libertà, la possibilità di essere indifferente sia verso [[Giulio Cesare]] ed i suoi accoliti sia verso il grande [[Pompeo]], la capacità di prendere in giro il famoso [[Cicerone]] come l’oscuro Egnazio. Non posso negarlo: [[Catullo]] era il mio divo e di lui sapevo, come si suole dire, "vita, morte e miracoli". In lui, però, non mi sono mai potuto immedesimare, purtroppo … troppe erano le differenze in tutti i campi per sentirmelo vicino, per capirlo, per amarlo. Cosa legava, infatti, il grande Caio Valerio al povero Tuscio? Niente! Eravamo diversi in tutto: anche le nostre origini erano differenti, egli del Nord ed io del Sud, i suoi genitori traspadani, i miei Tusciani. Anche quello che ci aveva condotti nell’Urbe era diverso …. egli per libera scelta attratto dalla grande città come da una misteriosa sirena, io controvoglia, trascinato dal fato, dalle avversità. 
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-No! Anche se la cosa non è certo motivo di vanto, devo ammettere che non ho mai avuto somiglianza alcuna con il grande [[Catullo]], che infatti mi è sempre più lontano, che mi dice sempre di meno, fino a non parlarmi per niente … Colui nel quale mi sono sempre identificato, invece, è il buon Leonida, l’epigrammatico, il cantore triste, il girovago, alla fine costretto a scrivere i suoi versi per un tozzo di pane, … e per lui non so se ho provato più pena, simpatia o amore. 
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-I tempi del liceo sono ormai lontani, ricordo di una gioventù bene o male finita. [[Catullo]] mi piace ancora, ma, ormai, di lui ricordo poche nozioni … Continuo a stimarlo, certo, lo rispetto tuttora, ci mancherebbe, continuo a invidiarlo, ma se per caso lo incontrassi sul mio cammino, gli darei del "lei", gli chiederei un autografo, comprerei i suoi libri, ma non cercherei la sua amicizia. Non avremmo niente da dirci! Lo vedo, infatti, distante, che mi guarda con fastidio, come uno che ha fatto carriera e non conosce più i suoi vecchi amici … 
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-[[Leonida di Taranto]], invece, è sempre presente nel mio cuore e da tempo siamo diventati compagni inseparabili di cammino, viaggiamo insieme ogni giorno, ci raccontiamo le nostre disavventure, i nostri problemi perché siamo amici, fratelli … anche se ci dividono 23 secoli di storia. Entrambi abbiamo lasciato la nostra patria sconfitti dal medesimo nemico … ma gli sventurati con facilità diventano fratelli e così il Greco ed il Tuscio ancora una volta sono diventati amici, accomunati dalla medesima sorte. 
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-Quasi come Leonida … un destino avverso, a me ancora più che a lui, ci ha messo su questa terra e poi si è divertito a prenderci in giro, a mandarci in giro, a farci credere sempre di essere ad un passo dalla buona sorte, dalla fortuna, dalla pace, dalla serenità, dal riposo … e poi … 
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-Era la guerra tarantina. I romani, implacabili come sempre, invadono la ridente città ionica e chi può fuggire alla loro ira è da considerare in ogni caso fortunato perché in alternativa avrebbe provato la prigionia … E Leonida si dà alla fuga; riesce ad evitare un futuro da schiavo ed inizia un’esistenza peregrina avendo salvato, però, la sua vita e la sua libertà. Altri non hanno avuto la sua stessa fortuna e tempi duri li aspettano … [[Livio Andronico]], ancora bambino, è catturato, imprigionato, legato, incatenato e portato schiavo a Roma per essere regalato, come un giocattolo raro, ad un bimbo ricco e viziato … è il triste destino di chi è stato sconfitto. 
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-Più di duemila anni sono passati … per sfuggire ad un presente di miseria e di oppressione, per evitare le catene della solitudine e della povertà, per coltivare il sogno di un futuro migliore, un bimbo fugge dalla sua terra e sembra raggiungere lidi lontani, ma più felici. Tutti gli dicono beato, tutti sostengono che è stato davvero fortunato. I suoi fratelli, i suoi amici non riescono nel tentativo; rimangono invischiati al loro posto, immobili, schiacciati da un presente senza speranza e da un futuro senza certezze. 
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-E Leonida se ne va ramingo tra gente che non conosce e la vita gli diventa dura. Il canto si fa triste e la vita lo amareggia. Non è più nella sua splendida Taranto, non ha più amici, non ha una famiglia, non ha ricchezze con sé e per vivere dipende dall’umore di gente fino a quel momento sconosciuta … forse non è così brutta la morte! 
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-Andronico inizia una vita da schiavo. I suoi padroni, però, sono gente colta, se di cultura si può parlare in una Roma ancora arcaica, ed egli è pur sempre proveniente da un paese ricco di storia e di lettere. Succhia allora il sangue al divino [[Omero]], ai tragici ed ai commediografi, succhia il sangue al suo passato e diventa famoso … adesso si chiama Lucio [[Livio Andronico]] ed è diventato un importante uomo di lettere e di teatro, vive bene, la sua pelle è lucida e ben curata come un grasso porcello, i suoi vestiti eleganti da vero signore … e la gente lo riconosce e lo invoca al suo passaggio. 
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-Anche il bimbo se ne va tra gente che non conosce e per vivere si affida alla bontà della gente, di persone che non ha mai visto, che forse lo disprezzano, che forse lo considerano solo uno strumento per poter tacitare la propria coscienza sporca, per ingannare gli dei e gli uomini. Non è più nella rustica valle e la sua vita dipende da persone delle quali fino ad allora ignorava l’esistenza, delle quali continua a non sapere che vivono. E la vita gli diventa pesante e tetra, dura e amara, … adesso viene addirittura additato alla gente per smuovere la loro commozione, per far aprire loro il borsellino. Ora predica nelle chiese recitando con voce stentorea, ma stanca e sempre uguale, orazioni preparate a tavolino per commuovere, turbare ed impietosire il suo prossimo. Intanto lentamente anche nell’agricola valle del Tusciano qualcosa si muove, l’acqua corrente entra nelle case, la televisione e la lavatrice diventano più note. 
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-Quasi come Leonida … la storia che si ripete duemila o dieci anni dopo. 
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-Quasi come Leonida … la sorte che si fa beffe di te, che ti strapazza, che continua a mescolare le carte e poi ti accorgi che ha barato … e la chiamano sfortuna … e la chiamano vita. 
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-[[Leonida di Taranto]] era un grande poeta … ma chi poteva essere, stretto tra un [[Omero]] divino e un [[Ipponatte]] rabbioso, tra un [[Eschilo]] tragico e un [[Aristofane]] divertente, tra [[Alceo di Mitilene]] e [[Saffo di Lesbo]], tra [[Callimaco]] e [[Teocrito]]? Mostri sacri lo distruggono o almeno lo mettono in una ingiusta penombra, per poco non condannandolo all’oblio della Storia e della Letteratura. 
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-Andronico non era nessuno … ma cosa poteva diventare dove esisteva solo il Carmen Arvale ed il fescennino? Cosa è diventato dove esisteva il nulla? 
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-E così Leonida continua ad errare inseguendo la sorte o forse è la sorte che insegue Leonida in un girotondo grottesco, mentre [[Livio Andronico]] vive nel benessere, rispettato e riverito … il destino ancora una volta ha mischiato le carte! 
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-Anche il bimbo, che ormai non è più bimbo, fugge ancora e ancora una volta tutti gli dicono beato. Ma a tutto si può sfuggire eccetto che al fato e quella che in un primo momento sembrava una grande fortuna, si rivela alla fine un macabro scherzo. Anche egli si scontra con forze più grandi di lui … combatte e perde! 
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-è la sofferenza, è la tristezza, è la noia che si abbattono su di lui, è il dolore che lo avvince e lo vince. Ormai è tardi! Non c’è più niente da fare! Non c’è più il tempo, né lo spirito, né la voglia per continuare la fuga o la lotta. A che servirebbe, poi? 
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-Quasi come Leonida! Ingannato, giocato, fottuto dal destino! 
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-Quasi come Leonida … vivo una vita che vita non è! 
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-'''Rasce disse anche questo''' 
-http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/anonimo_olevanese.jpg 
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-Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo 
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-Torna a [[quando non ci saro']] oppure Vai a [[ricchezza e poverta']] 

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