Fiume Tusciano

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Il fiume Tusciano

Il fiume Tusciano indubbiamente deve il nome agli antichi Etruschi e fin da tempi immemori è servito per indicare un territorio, un confine, un comune. Oggi, fra l’altro, serve a distinguere Olevano “sul Tusciano” dagli altrettanti ameni e ridenti Olevano Romano ed Olevano di Lomellina; un tempo segnava anche la divisione tra i domini etruschi e quelli greci.
È facile ritenere che gli Etruschi, i quali costruivano i loro abitati sempre nei pressi di un corso d’acqua, si fermarono sulle sponde del Tusciano perché ritenevano la terra circostante atta all’agricoltura ed il luogo in posizione idonea per poter commerciare con i greci stanziati nelle zone limitrofe.

Probabilmente, però, gli Etruschi abitavano sia sulla sponda sinistra sia sulla destra di questo fiume ed il vero confine tra i due popoli era il Sele. Le zone di confine, ovviamente, non erano poi così nette e le popolazioni si mescolavano tra loro anche per quanto concerneva la lingua, gli usi ed i costumi. In ogni caso, per quanto riguarda il nostro fiume, a noi basta sapere che i Romani lo chiamavano Tusciano, cioè “degli Etruschi”. E che “fiume Tusciano” voglia dire “fiume degli Etruschi” lo si può desumere anche e soprattutto dalle opere di autorevoli scrittori di storie locali. Crescenzo Cicatelli, ad esempio, nel suo “Olevano sul Tusciano” dice: “Alla popolazione etrusca si deve il nome di “Tuscianum” a tutta la valle attraversata dal fiume omonimo”. Dello stesso parere è don Ernesto Iannone che in “Olevano – Ricerche storiche e documenti”, a pagina 23, ci informa che “doveva esistere uno stanziamento di colonizzatori etruschi, chiamati Tuscianenses dai quali poi ha derivato il nome il Tusciano, che separava ….”. Toglie ogni dubbio in proposito l’autorevolezza del grande Carlo Carucci che in “Un Feudo Ecclesiastico nell’Italia Meridionale – Olevano sul Tusciano”, a pagina 7, riporta “… e dal fiume Tusciano, che ricorda la dominazione etrusca in Campania”.
…. E vale per il fiume quanto lo stesso professor Carucci riteneva per i casali: “… né credo valga la pena di far indagini sottili per trovare di più, giacché spesso gli studiosi arrivano a conclusioni in apparenza dotte, ma sostanzialmente poco attendibili, se non fantastiche ed assurde” (“Un Feudo Ecclesiastico nell’Italia Meridionale – Olevano sul Tusciano”, a pagina 7).
Tralasciando la storia per la geografia, diciamo che il Tusciano nasce dal monte Polveracchio che con i suoi 1790 metri è, con il monte Cervialto, tra le cime più alte della catena montuosa dei Picentini. Quest’ultima è molto importante perché è certamente uno dei più grossi serbatoi d'acqua del meridione d'Italia: disseta, infatti, la Campania e la Puglia, due grandi regioni del sud Italia.

normal_olevano-10-022.jpg Le acque del fiume Tusciano (foto di Luca Capone)

Il Tusciano, dopo aver aggirato la ridente Acerno, entra nel territorio olevanese. Qui si ingrossa perché riceve l'acqua proveniente dal vallone dei Molari. Questa è sicuramente la parte più bella del suo percorso, incontaminata, con le acque pulite, popolate di trote, meta di pescatori ed amanti della natura. Poi il fiume si impoverisce perché l’acqua viene sfruttata dalla centrale elettrica dell'Enel. Nella località detta “Presa”, infatti, una parte dell’acqua è convogliata verso il “Bacino” dove è immessa nei “tubi” che la porteranno alla centrale dell’Enel (l’acqua in eccedenza, prima che arrivi al “Bacino”, è restituita al Tusciano attraverso “il discarico”).
normal_olevano-10-003.jpg I tubi del Bacino (foto di Luca Capone)

La centrale si trova nella frazione di Ariano. Per la cronaca, si rammenda che a centrale elettrica alimentata dal Tusciano è una delle prime dell’Italia Meridionale essendo stata costruita ai primi del 1900 ed ampliata negli anni Venti. Allora questa centrale illuminava mezza provincia di Salerno, provincia notoriamente molto vasta. Ai nostri tempi, l’importanza di questa centrale è stata dimostrata dal fatto che quando in Italia si sono temuti attentati a “siti sensibili”, la centrale di Olevano sul Tusciano è stata presidiata dai soldati dell’Esercito Italiano.

Abbandonata la centrale elettrica, il Tusciano costeggia Ariano e Monticelli e la sua acqua viene utilizzata per irrigare i campi; ricevuto il ruscello Cornea, attraversa, poi, Battipaglia e “La Piana”. Persa, ormai, la selvaggia bellezza che caratterizzava il percorso iniziale, anche per il Tusciano si fanno sentire i mali della nostra civiltà. Cosicché sempre più sporco e povero d’acqua, il Tusciano raggiunge il mar Tirreno dove, ormai irriconoscibile brutta copia del bellissimo fiume che era alle origini, riversa le sue acque nella località detta Spineta: dalle sorgenti al mare ha percorso 37 chilometri

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