Sallustio
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- | Le opere più importanti di Sallustio sono quelle storiografiche, il "'''Bellum Catilinarium'''" e il "'''Bellum Iugurthinum'''", che risalgono di sicuro agli ultimi anni della sua vita risalgono. Sono opere certamente letterarie, ma anche di forte intervento politico. Sia nella scelta degli argomenti e del periodo, sia nell'esplicita polemica, Sallustio continua la sua battaglia contro la nobiltà, dimostrando la corruzione dei governi e della legge aristocratica, la degenerazione dello Stato e l'opportunità di riformare la repubblica dando in essa più spazio ai ceti popolari.<br /> | + | Le opere più importanti di Sallustio sono quelle storiografiche, il "'''Bellum Catilinarium'''" e il "'''Bellum Iugurthinum'''", che risalgono di sicuro agli ultimi anni della sua vita risalgono. Sono opere certamente letterarie, ma anche di forte intervento politico. Sia nella scelta degli argomenti e del periodo, sia nell'esplicita polemica, Sallustio continua la sua battaglia contro la nobiltà, dimostrando la corruzione dei governi e della legge aristocratica, la degenerazione dello Stato e l'opportunità di riformare la repubblica dando in essa più spazio ai ceti popolari.<br />Il '''Bellum Catilinarium''' o "'''De Catilinae coniuratione'''" (La congiura di Catilina) fu pubblicato probabilmente nel 43 a.C., quando [[Cicerone]] era ormai nell’impossibilità di poter eventualmente replicare. Dopo un proemio d'ispirazione filosofica, Sallustio dà un resoconto degli avvenimenti (la congiura dei Catilinari che portò Roma sull'orlo del crollo nel 63 a. C.) in modo opposto a quello di [[Cicerone]], dimostrando le responsabilità principali degli ottimati in tutta la vicenda e mettendo in bella luce [[Giulio Cesare]]. L'episodio, assai oscuro, non riceve tanta chiarezza dalla breve monografia sallustiana, quanto piuttosto rivive in essa con grande drammaticità e vivezza insieme ai suoi protagonisti, che sono delineati potentemente.<br />Il '''Bellum Iugurthinum''', pubblicato verso il 41 a.C., racconta la guerra sostenuta da Roma contro il principe nordafricano Giugurta fra il 111 e il 106 a.C. Dopo la consueta introduzione e la presentazione del re numida accompagnata dall'analisi della sua personalità dall'adolescenza all'età matura, si mostra sempre la completa inettitudine dei molti comandanti aristocratici inviati a combatterlo e le virtù invece del plebeo Gaio Mario, che capovolse la situazione in favore di Roma. Così anche un evento esterno è assunto a motivo della polemica interna sallustiana. L'opera, più ampia della precedente, si giova anche dell'esperienza diretta fatta da Sallustio in quei luoghi.<br />Si discute molto se già prima Sallustio avesse scritto una “'''Epistula ad Caesarem senem de re publica'''” e una “'''Invectiva in Ciceronem'''”, che ci sono conservate da un manoscritto di estratti delle sue Historiae.<br />Sono perdute per noi quasi interamente le '''Historiae''', che in 5 libri trattavano gli anni dal 78 al 67 a.C., ossia dalla morte di Silla alla fine della guerra contro i pirati; è probabile che fossero l'opera più importante di Sallustio, anche se le due monografie superstiti mostrano come questo genere storiografico si adattasse bene agli intenti e al temperamento dello scrittore, permettendogli una forte concentrazione dei suoi ideali e un'intensa trattazione. |
- | Il '''Bellum Catilinarium''' o "'''De Catilinae coniuratione'''" (La congiura di Catilina) fu pubblicato probabilmente nel 43 a.C., quando [[Cicerone]] era ormai nell’impossibilità di poter eventualmente replicare. Dopo un proemio d'ispirazione filosofica, Sallustio dà un resoconto degli avvenimenti (la congiura dei Catilinari che portò Roma sull'orlo del crollo nel 63 a. C.) in modo opposto a quello di [[Cicerone]], dimostrando le responsabilità principali degli ottimati in tutta la vicenda e mettendo in bella luce [[Giulio Cesare]]. L'episodio, assai oscuro, non riceve tanta chiarezza dalla breve monografia sallustiana, quanto piuttosto rivive in essa con grande drammaticità e vivezza insieme ai suoi protagonisti, che sono delineati potentemente.<br /> | + | |
- | Il '''Bellum Iugurthinum''', pubblicato verso il 41 a.C., racconta la guerra sostenuta da Roma contro il principe nordafricano Giugurta fra il 111 e il 106 a.C. Dopo la consueta introduzione e la presentazione del re numida accompagnata dall'analisi della sua personalità dall'adolescenza all'età matura, si mostra sempre la completa inettitudine dei molti comandanti aristocratici inviati a combatterlo e le virtù invece del plebeo Gaio Mario, che capovolse la situazione in favore di Roma. Così anche un evento esterno è assunto a motivo della polemica interna sallustiana. L'opera, più ampia della precedente, si giova anche dell'esperienza diretta fatta da Sallustio in quei luoghi.<br /> | + | |
- | Si discute molto se già prima Sallustio avesse scritto una “'''Epistula ad Caesarem senem de re publica'''” e una “'''Invectiva in Ciceronem'''”, che ci sono conservate da un manoscritto di estratti delle sue Historiae.<br /> | + | |
- | Sono perdute per noi quasi interamente le '''Historiae''', che in 5 libri trattavano gli anni dal 78 al 67 a.C., ossia dalla morte di Silla alla fine della guerra contro i pirati; è probabile che fossero l'opera più importante di Sallustio, anche se le due monografie superstiti mostrano come questo genere storiografico si adattasse bene agli intenti e al temperamento dello scrittore, permettendogli una forte concentrazione dei suoi ideali e un'intensa trattazione. | + | |
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Revisione 20:55, 7 Mag 2009
GAIO SALLUSTIO CRISPO (86-ca. 34 a. C.)
Table of contents |
La vita
Gaio Sallustio Crispo nacque ad Amiterno Sabina il 1.10.86 a.C. da una famiglia di origine plebea, ma facoltosa. Fin da giovane si diede alla vita politica e fu sempre un sostenitore di Giulio Cesare, anche durante la guerra civile. Si conformò ai costumi corrotti della società del tempo, pur non mancando in lui serie inclinazioni alla filosofia unite a una rigorosa tempra morale. Seguì con interesse le tendenze, allora in voga, del neopitagorismo e guardò sempre alla decadenza della sua epoca con risentimento e rimpianto per le virtù antiche dei Romani. Questo dissidio è presente in tutta la sua vita privata e pubblica e anima le sue opere, dove abbondano i giudizi severi e le digressioni moraleggianti.
Prima questore, Sallustio nel 52 a. C., anno in cui fu assassinato Clodio, era tribuno della plebe e fu tra gli oppositori più accaniti di Cicerone nella sua difesa di Milone, l'uccisore di Clodio. Sembra che tanta avversione derivava anche motivi personali: Sallustio, infatti, era stato sorpreso in adulterio con la moglie di Milone e da questi punito. Nel 50 a.C. fu radiato dal Senato per immoralità, ma forse i veri motivi erano politici. Presto, però, vi fu riammesso da Giulio Cesare, che ormai era diventato il padrone dello Stato romano. Il dittatore gli affidò poi vari incarichi militari: il comando di una legione, da lui esercitato con scarso successo, quindi la pretura in Africa e il governatorato della Numidia, nel 46 a.C.. In quest’ultima destinazione, Sallustio accumulò ingenti ricchezze. Al suo ritorno a Roma fu accusato di saccheggio della provincia, ma fu assolto.
Alla morte di Giulio Cesare si ritirò a vita privata nella fastosa villa da lui acquistata e abbellita, i celebri "Horti Sallustiani" situati tra il Quirinale ed il Pincio.
Gaio Sallustio Crispo morì a Roma verso il 34 a.C..
Opere
Le opere più importanti di Sallustio sono quelle storiografiche, il "Bellum Catilinarium" e il "Bellum Iugurthinum", che risalgono di sicuro agli ultimi anni della sua vita risalgono. Sono opere certamente letterarie, ma anche di forte intervento politico. Sia nella scelta degli argomenti e del periodo, sia nell'esplicita polemica, Sallustio continua la sua battaglia contro la nobiltà, dimostrando la corruzione dei governi e della legge aristocratica, la degenerazione dello Stato e l'opportunità di riformare la repubblica dando in essa più spazio ai ceti popolari.
Il Bellum Catilinarium o "De Catilinae coniuratione" (La congiura di Catilina) fu pubblicato probabilmente nel 43 a.C., quando Cicerone era ormai nell’impossibilità di poter eventualmente replicare. Dopo un proemio d'ispirazione filosofica, Sallustio dà un resoconto degli avvenimenti (la congiura dei Catilinari che portò Roma sull'orlo del crollo nel 63 a. C.) in modo opposto a quello di Cicerone, dimostrando le responsabilità principali degli ottimati in tutta la vicenda e mettendo in bella luce Giulio Cesare. L'episodio, assai oscuro, non riceve tanta chiarezza dalla breve monografia sallustiana, quanto piuttosto rivive in essa con grande drammaticità e vivezza insieme ai suoi protagonisti, che sono delineati potentemente.
Il Bellum Iugurthinum, pubblicato verso il 41 a.C., racconta la guerra sostenuta da Roma contro il principe nordafricano Giugurta fra il 111 e il 106 a.C. Dopo la consueta introduzione e la presentazione del re numida accompagnata dall'analisi della sua personalità dall'adolescenza all'età matura, si mostra sempre la completa inettitudine dei molti comandanti aristocratici inviati a combatterlo e le virtù invece del plebeo Gaio Mario, che capovolse la situazione in favore di Roma. Così anche un evento esterno è assunto a motivo della polemica interna sallustiana. L'opera, più ampia della precedente, si giova anche dell'esperienza diretta fatta da Sallustio in quei luoghi.
Si discute molto se già prima Sallustio avesse scritto una “Epistula ad Caesarem senem de re publica” e una “Invectiva in Ciceronem”, che ci sono conservate da un manoscritto di estratti delle sue Historiae.
Sono perdute per noi quasi interamente le Historiae, che in 5 libri trattavano gli anni dal 78 al 67 a.C., ossia dalla morte di Silla alla fine della guerra contro i pirati; è probabile che fossero l'opera più importante di Sallustio, anche se le due monografie superstiti mostrano come questo genere storiografico si adattasse bene agli intenti e al temperamento dello scrittore, permettendogli una forte concentrazione dei suoi ideali e un'intensa trattazione.
Stile
Sallustio prende a modello gli scrittori arcaici di Roma, come Catone il Censore, e, fra i Greci, Tucidide, scrittore austero, denso, penetrante, anche se non lo imita nel rigore storiografico. Il suo stile è caratterizzato da termini e costrutti arcaici, periodi brevi e asimmetrici, con gioco di antitesi. Il calore della passione e la tensione delle idee sostengono continuamente la sua prosa, di forte colorito poetico e di avvincente interesse per il lettore. Memorabili i ritratti dei protagonisti delle due sue opere, Catilina e Giugurta.
Fortuna
La fortuna dell'opera di Sallustio fu in ogni tempo grandissima: ammirata già da Tacito e Quintiliano, fu molto letta nel Medioevo e nel Rinascimento e ancora in epoca moderna come esempio di alta e severa moralità.
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