Anacreonte

Da Pklab.

(Differenze fra le revisioni)
Jump to: navigation, search
Revisione 15:06, 28 Dic 2006
Anonimo olevanese (Discussione | contributi)
(La vita)
← Go to previous diff
Versione attuale
Anonimo olevanese (Discussione | contributi)
(Le opere)
Riga 1: Riga 1:
'''ANACREONTE (ca. 570-485 a. C.)''' '''ANACREONTE (ca. 570-485 a. C.)'''
 +
 +http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/G0009Ana.jpg
 +Statua di Anacreonte
== La vita == == La vita ==
-Anacreonte nacque a Teo, nella Ionia, verso il 570 a.C.. Lasciò la patria nel 545, quando essa fu minacciata dai Persiani, e si recò prima ad Abdera, in Tracia, e poi a Samo, chiamato a corte dal tiranno Policrate. Dopo la morte di questi, il poeta ebbe grandi onori in Atene, dove, nel 522 a.C., fu invitato da Ipparco, che allora vi dominava. Quando anche Ipparco morì, vittima di una congiura, nel 514 a.C. Anacreonte migrò presso gli Alevadi, signori della Tessaglia. Lì probabilmente morì in età molto avanzata, verso il 485 a.C..+Anacreonte nacque a Teo, nella Ionia, verso il [[VI SECOLO AC|570 a.C.]]. Il poeta lasciò la patria nel [[VI SECOLO AC|545 a.C.]], quando essa fu minacciata dai Persiani, e si recò prima ad Abdera, in Tracia, e poi a Samo, chiamato a corte dal tiranno Policrate. Dopo la morte di questi, Anacreonte ebbe grandi onori in Atene, dove, nel 522 a.C., fu invitato da Ipparco, che allora vi dominava. Quando anche Ipparco morì, vittima di una congiura, nel 514 a.C. Anacreonte migrò presso gli Alevadi, signori della Tessaglia. Lì, probabilmente, morì in età molto avanzata, verso il [[V SECOLO AC|485 a.C.]].
== Le opere == == Le opere ==
-In epoca alessandrina, le poesie di Anacreonte (di cui rimangono un centinaio di frammenti) furono raccolte in 10 libri da Aristofane di Bisanzio e in almeno 5 libri da Aristarco di Samotracia, secondo criteri metrici. Tre libri erano costituiti dai carmi lirici veri e propri, uno da giambi e uno da elegie dedicatorie e funebri. Sono invece apocrife le celebri “'''Anacreontiche'''”, una sessantina di brevi poesie che furono scritte in età diverse (dal II secolo a.C. al IV secolo d.C.) e da autori diversi. Si tratta di leziosi elaborazioni di spunti anacreontici che, pubblicate nel 1554 dall'umanista francese Henricus Stephanus, ebbero comunque larga fortuna nel Seicento e nel Settecento.+In epoca alessandrina, le poesie di Anacreonte (di cui rimangono un centinaio di frammenti) furono raccolte in 10 libri da [[Aristofane di Bisanzio]] e in almeno 5 libri da Aristarco di Samotracia, secondo criteri metrici. Tre libri erano costituiti dai carmi lirici veri e propri, uno da giambi e uno da elegie dedicatorie e funebri. Sono invece apocrife le celebri “'''Anacreontiche'''”, una sessantina di brevi poesie che furono scritte in età diverse (dal II secolo a.C. al IV secolo d.C.) e da autori diversi. Si tratta di leziosi elaborazioni di spunti anacreontici che, pubblicate nel 1554 dall'umanista francese Henricus Stephanus, ebbero comunque larga fortuna nel Seicento e nel Settecento.
== Giudizio == == Giudizio ==
-Anacreonte non disdegnò l’invettiva e la satira. Egli, però, con pacata ironia e raffinata grazia espressiva, cantò soprattutto i piaceri del banchetto fra schiere di amici (non la crapula e il chiasso dei barbari, ma il canto delle cetre, il gioco, la gioia del vino) e l'amore per i begli efebi e le fanciulle ritrose. Il sommo dio di questo poeta è Eros, che sembra giocare con i sentimenti dell'uomo e degli stessi dei, ma a volte è un dio terribile, che stronca con un colpo di scure. Unica nube, oltre le pene amorose, è la vecchiaia, che toglie al poeta la bellezza, la capacità di godere e lo avvicina al "baratro tremendo" dell'Orco. La lingua di Anacreonte esprime, con straordinaria chiarezza, questo mondo non complesso, ma inesauribile nelle sue variazioni.+Anacreonte non disdegnò l’invettiva e la satira. Egli, però, con pacata ironia e raffinata grazia espressiva, cantò soprattutto i piaceri del banchetto fra schiere di amici (non la crapula e il chiasso dei barbari, ma il canto delle cetre, il gioco, la gioia del vino) e l'amore per i begli efebi e le fanciulle ritrose. Il sommo Dio di Anacreonte è Eros, che sembra giocare con i sentimenti dell'uomo e degli stessi dei, ma, a volte, è un dio terribile, che stronca con un colpo di scure. Unica nube, oltre le pene amorose, è la vecchiaia, che toglie al poeta la bellezza, la capacità di godere e lo avvicina al "'''baratro tremendo'''" dell'Orco. La lingua di Anacreonte esprime, con straordinaria chiarezza, questo mondo non complesso, ma inesauribile nelle sue variazioni.
 + 
== Lingua e stile == == Lingua e stile ==
Anacreonte scrisse in dialetto ionico, usò una metrica semplice ed inventò un verso detto anacreonteo. Anacreonte scrisse in dialetto ionico, usò una metrica semplice ed inventò un verso detto anacreonteo.
 +
 +editus ab http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/thumb_OL027Vag_pub.jpg
 +
 +
 +Torna da [[Alessi di Turi]] oppure Vai a [[Andocide]]

Versione attuale

ANACREONTE (ca. 570-485 a. C.)

G0009Ana.jpg Statua di Anacreonte

Table of contents

La vita

Anacreonte nacque a Teo, nella Ionia, verso il 570 a.C.. Il poeta lasciò la patria nel 545 a.C., quando essa fu minacciata dai Persiani, e si recò prima ad Abdera, in Tracia, e poi a Samo, chiamato a corte dal tiranno Policrate. Dopo la morte di questi, Anacreonte ebbe grandi onori in Atene, dove, nel 522 a.C., fu invitato da Ipparco, che allora vi dominava. Quando anche Ipparco morì, vittima di una congiura, nel 514 a.C. Anacreonte migrò presso gli Alevadi, signori della Tessaglia. Lì, probabilmente, morì in età molto avanzata, verso il 485 a.C..

Le opere

In epoca alessandrina, le poesie di Anacreonte (di cui rimangono un centinaio di frammenti) furono raccolte in 10 libri da Aristofane di Bisanzio e in almeno 5 libri da Aristarco di Samotracia, secondo criteri metrici. Tre libri erano costituiti dai carmi lirici veri e propri, uno da giambi e uno da elegie dedicatorie e funebri. Sono invece apocrife le celebri “Anacreontiche”, una sessantina di brevi poesie che furono scritte in età diverse (dal II secolo a.C. al IV secolo d.C.) e da autori diversi. Si tratta di leziosi elaborazioni di spunti anacreontici che, pubblicate nel 1554 dall'umanista francese Henricus Stephanus, ebbero comunque larga fortuna nel Seicento e nel Settecento.

Giudizio

Anacreonte non disdegnò l’invettiva e la satira. Egli, però, con pacata ironia e raffinata grazia espressiva, cantò soprattutto i piaceri del banchetto fra schiere di amici (non la crapula e il chiasso dei barbari, ma il canto delle cetre, il gioco, la gioia del vino) e l'amore per i begli efebi e le fanciulle ritrose. Il sommo Dio di Anacreonte è Eros, che sembra giocare con i sentimenti dell'uomo e degli stessi dei, ma, a volte, è un dio terribile, che stronca con un colpo di scure. Unica nube, oltre le pene amorose, è la vecchiaia, che toglie al poeta la bellezza, la capacità di godere e lo avvicina al "baratro tremendo" dell'Orco. La lingua di Anacreonte esprime, con straordinaria chiarezza, questo mondo non complesso, ma inesauribile nelle sue variazioni.

Lingua e stile

Anacreonte scrisse in dialetto ionico, usò una metrica semplice ed inventò un verso detto anacreonteo.

editus ab thumb_OL027Vag_pub.jpg


Torna da Alessi di Turi oppure Vai a Andocide

Personal tools