Vita quotidiana

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VITA QUOTIDIANA DEGLI ETRUSCHI

di

C.F.

14.03.1997

Gli Etruschi furono il primo popolo italico ad avere una civiltà che potesse gareggiare con le grandi civiltà coeve sorte in Medio Oriente. Purtroppo della sua enorme produzione letteraria non ci è rimasto proprio niente e le poche notizie che ci sono pervenute le ricaviamo da citazioni di autori latini e greci, spesso faziosi, come nel caso di Teopompo, scrittore linguacciuto e maldicente che spesso sfociava nel pettegolezzo. Altre fonti, senza dubbio più affidabili ed attendibili, sono le pitture e le sculture lasciateci da questo antichissimo popolo, ma che, pur dandoci un’idea più precisa, non sempre chiariscono il periodo a cui si riferiscono e spesso sono idealizzazioni di vita. Inoltre tutte le fonti si riferiscono a famiglie e persone dell’aristocrazia, per cui le scene di vita quotidiana, gli usi ed i costumi che vedremo si riferiscono a questa fascia della popolazione.


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LA RELIGIONE

La religione fu l’aspetto della civiltà etrusca che più di ogni altro destò l’ammirazione degli antichi. A tutti è nota la religiosità degli etruschi, che non si estrinsecava solo nel culto ossessivo dei morti, ma in una fede profonda negli dei che andava ben oltre la speculazione filosofica dei greci o il cinismo cavilloso dei romani.

Gli Etruschi accettavano con rassegnato fatalismo la volontà degli dei ed accettavano ogni loro comando che i sacerdoti interpretavano osservando i fulmini, le viscere degli animali o altri segnali. Il campo è troppo vasto per essere trattato in poche righe; comunque è bene sapere che alla pari con quella ebraica, musulmana e cristiana, quella etrusca fu una religione rivelata. Interessante è anche la fede nella sopravvivenza dell’anima e lo stretto rapporto tra vivi e morti, la credenza di una vita dopo la morte molto simile a quella precedente la morte stessa, testimoniata dalla costruzione di tombe a forma di casa, con gli utensili familiari del defunto. Quando venne a contatto con il mondo greco, la religione si ispirò a sentimenti di terrore e di angoscia, dovuti anche alla perdita della loro antica potenza.

Numerose erano comunque le divinità e spesso corrispondevano a quelle romane e greche. gli dei etruschi più importanti erano: Tinia (Giove), il re degli dei, Uni (Giunone) Menrva (Minerva), Aplu (Apollo), Aritmi (Diana), Thuran (Venere); Turms (Mercurio), Fufluns (Bacco) e altri ancora. sopra tutti c’era il Fato, al quale lo stesso Tinia doveva ubbidire.

La religione, rivelata direttamente da Tages, figlio di Tinia, fu trascritta in libri, andati poi persi, che trattavano la divinazione per mezzo delle viscere degli animali, l’interpretazione dei fulmini, regole di culto e regole da seguire in determinate occasioni (fondazioni di città, di santuari, divisioni delle terre), oltre a sezioni riguardanti il tempo concesso alla vita di uomini, città e popoli.

LA CASA

Dai ruderi ritrovati dagli archeologi, in parte è possibile ricostruire le abitazioni degli etruschi.

La casa di un aristocratico etrusco sembra avesse forma rettangolare, fosse strutturata su un solo piano e potesse misurare circa 9m x 12m. Le sue fondamenta erano costituite da blocchi di tufo. Il tetto, inclinato e coperto da tegole, si estendeva oltre il muro perimetrale della casa per proteggere dalla pioggia i mattoni di fango e le intelaiature di legno. I frontoni e le grondaie avevano decorazioni che ricordavano quelle dei templi.

Per entrare nella casa si attraversava un ampio cortile a cielo aperto, racchiuso da un muro. Attraversato il cortile, si arrivava al vestibolo della casa; questo era una stanza coperta che misurava un paio di metri di lunghezza, ma ampia quanto la casa stessa. Questa sala poteva essere il luogo dove i mercanti consegnavano le provviste, un passaggio per la servitù o anche un posto dove dormiva qualcuno, forse i servi. Questa stanza diventò poi l’atrio dei romani. Sul lato opposto del vestibolo c’erano tre stanze affiancate; in quella centrale il padrone di giorno svolgeva la propria attività, di sera diventava sala da pranzo e di divertimento, di notte diventava stanza da letto. Le altre due stanze erano adibite una a cucina o a stanza di lavoro, l’altra come seconda stanza da letto o anche come deposito.

L'ABBIGLIAMENTO

La nostra conoscenza sull’abbigliamento etrusco deriva essenzialmente dalle testimonianze figurate; queste, però, non sempre ci permettono di distinguere con certezza fra gli abiti indossati nelle cerimonie o nella vita quotidiana e quelli idealizzati.

Comunque certo è che sia le donne che gli uomini usavano tunica e mantello come gli altri popoli, mentre ciò che distingue gli etruschi dagli altri è il gusto per i colori vivaci e per le decorazioni ricamate o applicate sui tessuti. Molta importanza avevano i cappelli e le calzature.

Detto questo e detto che ovviamente l’abbigliamento cambiò con il passare degli anni anche sotto l’influenza straniera, vediamo come vestivano gli etruschi prima di cadere sotto il dominio di Roma.

Gli uomini indossavano una lunga tunica di lana, decorata a scacchi e losanghe, che si chiamava tebenna e che successivamente diventerà la toga romana. Esisteva, però, anche un altro abito che si chiamava chitone e che poteva essere lungo o corto; sopra il chitone indossavano un mantello, la chlaima.

Gli etruschi usavano molti tipi di cappello: conico, usato dai sacerdoti, a forma di sombrero (forse legati alla sfera sociale o religiosa) e altri (il pileo e il petaso).

Molta importanza avevano anche le calzature, che rivestivano anche il simbolo di prestigio sociale, e delle quali gli etruschi erano abili fabbricanti. Le più eleganti erano i calcei repandi, scarpe a punta ricurva, ma c’erano anche stivaletti tipo polacchini, sandali legati alle caviglie con lacci, stivaletti chiusi e sandali tipo giapponesi.. Esistevano anche stivali di cuoio, molto robusti, tipo anfibi dei militari e che erano un po’ l’arma segreta della fanteria etrusca.. Infatti questi stivali consentivano una presa al suolo molto solida anche su terreni accidentati e viscidi; non si può escludere, tuttavia, che nel corpo a corpo fossero usati per dare veri e propri calci alle caviglie del nemico. Da questa calzatura deriva, probabilmente, la caliga romana.

Anche le donne usavano il chitone, nella versione lunga, e tuniche e mantelli sui quali venivano cucite lamine dorate a forma di rosette, palmette, ochette o a forme geometriche. I colori erano sempre molto vivaci. Altri capi d’abbigliamento erano il corsetto ed una specie di tunica che somigliava vagamente ad una attuale gonna, cadente sotto le ginocchia. Le calzature erano dello stesso tipo di quelle maschili.

Un capo esclusivamente femminile era il tutulus, uno scialle che usavano le nobildonne per racchiudere i capelli e ricadente sulle spalle.

Un capo esclusivamente maschile era il perizoma, una specie di short che venne abbandonato nel VI secolo.

IL PRANZO

Gli autori latini e greci, presi dalla critica e dalla maldicenza, hanno dimenticato di narrare come si svolgeva un pranzo etrusco. Comunque dalle loro scarse notizie e dalle pitture rinvenute, proviamo ad immaginare come si poteva svolgere un pranzo presso un aristocratico etrusco: siatene certi che non saremo lontani dalla verità.

Verso il tramonto gli ospiti arrivavano alla casa del nobile etrusco. Vengono portati nella sala da pranzo le cui pareti sono dipinte a vivaci colori; ad esse sono appese le armi del padrone di casa. Numerose candele poste su candelabri di bronzo illuminano la stanza; nell’aria si diffonde un odore di incenso e la stanza è riscaldata dal fuoco che brucia in bracieri montasti su ruote. Gli ospiti, a coppie, sono stesi su divani coperti da cuscini, le tovaglie dei tavoli sono finemente decorate a fiori, il vasellame è d’argento.

I servi si danno da fare nella sala in un continuo viavai con la cucina; trasportano grandi piatti di bronzo ricolmi di pesce, di carne di maiale e di manzo arrostita, di cacciagione, lucenti coppe di bucchero nero piene di verdure e di enormi quantità di frutta, gigantesche forme di formaggio.

Alcuni servi sono addetti al trasporto dei recipienti per il vino e delle caraffe piene d’acqua. I commensali prendono il cibo con le mani e scelgono i pezzi migliori; gli avanzi caduti ed i bocconi scartati perché troppo duri da masticare vengono afferrati dai cani da compagnia che girano per la stanza o da anitre domestiche che stanno sotto i tavoli..

Spesso si alzano le coppe piene di vino per fare brindisi. Il pranzo è allietato dalla presenza di musici e danzatori, di solito schiavi o servi del padrone di casa; suonano il doppio flauto o la lira; ragazzi e ragazze danzano al suono della musica; qualcuna suona le nacchere.

Tra una portata e l’altra si gioca con i dadi o con un gioco simile agli scacchi; si parla ad alta voce, si ride, si scherza, i servi nel cortile litigano, i cani abbaiano, le anitre starnazzano, i musici si danno da fare per divertire i presenti; è proprio vero: i pranzi dei ricchi etruschi sono molto rumorosi, ma sempre pieni di allegria.

Probabilmente a fine pranzo intervenivano anche ragazze da compagnia per amoreggiare con i commensali, ma questo è sicuramente un pettegolezzo del solito Teopompo a cui non darei molto credito.

Certo è più credibile quando diceva un altro scrittore greco: “ Gli Etruschi si fanno apparecchiare due volte al giorno tavole sontuose con tutto ciò che contribuisce ad un modo di vivere raffinato, con tovaglie ricamate a fiori, molti vasi d’argento; inoltre hanno a loro disposizione un gran numero di schiavi”.

I romani criticavano questo modo di vivere, ma quando furono abbastanza ricchi da poterselo permettere, adottarono perfino il modo di mangiare sdraiati ed altri usi etruschi.

LA SCOPERTA DELLA VANITA' - PROFUMI E COSMETICI

Prima di iniziare questo capitolo è necessario ricordare che la donna etrusca, rispetto a quella degli altri popoli contemporanea, godeva di una vita più estroversa e con toni di assoluta parità con gli uomini. di conseguenza la sua batteria da toletta appare più varia e ricercata.

La donna etrusca curava molto il proprio corpo ed era molto vanitosa, le piaceva guardarsi alla specchio (sui quali incideva il proprio nome), pettinarsi con cura (sono stati trovati pettini d’avorio molto belli), truccarsi e finanche colorarsi i capelli.

Gli attrezzi per il trucco erano conservati in graziosi astucci di legno, per lo più a forma di animali, che assolvevano il ruolo dei moderni beauty-case. Nel loro interno, diviso a scomparti, trovavano posto grani di belletto, spugnette per sfumare il trucco, bastoncini di carbone dolce per gli occhi, pettine, spilloni per l’acconciatura dei capelli, pinzette depilatorie. Gli oggetti di metallo erano per lo più d’argento o di bronzo. I profumi e gli unguenti erano contenuti in piccoli vasetti (alabastra) o anforette (lacrimatoi).

Gli attrezzi per il maquillage, però, non finivano qui. Esistevano, infatti, altri piccoli oggetti come spatoline, mollette, pinzette, martelletti per polverizzare i coloranti, cucchiaini e palette per mescolare il fondo tinta e bacchette per applicarlo. Esistevano, poi, micro-attingitoi per estrarre gli unguenti ed i profumi dai contenitori, in modo da non sprecarne neppure una goccia. I profumi, d’altra parte, erano così preziosi che venivano regalati come strenna a Capodanno.

La donna etrusca aveva bisogno di questa raffinata toletta in quanto faceva molta vita di società e quindi avvertiva il bisogno di rendersi bella.

Naturalmente, come ogni signora che si rispetta, usava anche il rossetto che veniva ricavato dal succo di papavero o dal ben più tossico minio (biossido di piombo).

Esistevano anche ricette naturali di bellezza. Vediamo come uno scienziato etrusco (di nome Saserna) dava consigli ad una donna afflitta da peli superflui: “Prendere una mela ranetta, farla bollire finché si riduce a metà. A questo punto strofinarla contro la parte del corpo interessata: si otterrà una pelle liscia e chiara”. Forse questa era una delle cure di bellezza utilizzata da una nobildonna etrusca.

Per scolorire i capelli (esistevano molte bionde e biondi in Etruria) probabilmente veniva usata la birra, usata dalle civiltà medio-orientali, sconosciuta a tutto il mondo italico, ma non agli etruschi.

Ad abiti eleganti e a trucco raffinato le signore etrusche abbinavano bellissimi gioielli (anelli, orecchini, collane e spille) d’oro e lavorati da abili artigiani con tecniche raffinate come la granulazione (tuttora sconosciuta) o a sbalzo.

A questo punto la dama etrusca era pronta per uscire o per ricevere gli ospiti. E non è molto lontano dalla verità quello storico che afferma che le signore etrusche avrebbero fatto sicuramente una bellissima figura anche nella nostra alta società.


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