Tatilleide pag. 4

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== '''PLOTONE DI MARCIA''' == == '''PLOTONE DI MARCIA''' ==
Tatillo, in verità, non aveva un aspetto marziale. Oltre questo, peraltro, era anche negato per la marcia: durante il C.A.R., che era stato, manco a farlo apposta, uno dei più brevi della storia della NAIA (12 giorni, compreso visite mediche, indottrinamento, implotonamente e vestizione) aveva mantenuto un profilo molto defilato.<br />Il giorno del giuramento invece di marciare, aveva fatto parte del gruppo dei coscritti che tenevano a bada il pubblico per evitare il contatto con le compagnie dei militari che, impettiti e marziali, marciavano commuovendo padri, madri, sorelle, cugine e compagnia bella.<br />Giunto a destinazione, però, Tatillo era stato inserito in un plotone … ed i plotoni, tra le altre incombenze, a turno dovevano esercitarsi alla marcia.<br />E venne il giorno in cui a marciare toccò al plotone cui apparteneva Tatillo: tutti in fila per tre e … avanti …. Marsch!<br />Il caso volle che i componenti il plotone fossero 22: 8 file di tre e … Tatillo in fondo, da solo.<br />Un – dué! Un – dué! Paaa-ssò –paaa-ssò …. Cadènza … Segnare il passo! … Avanti! …. Un – dué! … e via di questo passo.<br />Dopo un po’ di tempo il plotone aveva distanziato Tatillo che, ormai, più che marciare, ciondolava da solo, qualche metro più dietro, fuori passo, come un piccolo vitellino lasciato indietro dalla mandria.<br />Ad un tratto il comandante del plotone inopinatamente ordina:<br />- Plotone … dietro … frooont!<br />Tatillo, con un’espressione degna del miglior Buster Keaton, vedendo i militari che invertivano la marcia, come impaurito, gira su se stesso ed allunga il passo…. La scena diventa comica: si ha l’impressione che i militari, che hanno eseguito il dietro front, stiano inseguendo un Tatillo in fuga.<br />I militari della caserma, che ciondolavano nel piazzale, a quella vista cominciano a ridere …. Quelli del plotone che stavano marciando inciampano tra loro… il comandante del plotone, visibilmente incazzato, comincia a bestemmiare, getta il suo berretto per terra e si lancia all’inseguimento di Tatillo urlando:<br />- Tatì! Se ti acchiappo ti ammazzo! Ti ho detto che quando la marcia tocca al tuo plotone, tu devi … devi .. andartene a fare in culooooooo! Hai capito o no? Tatillo, in verità, non aveva un aspetto marziale. Oltre questo, peraltro, era anche negato per la marcia: durante il C.A.R., che era stato, manco a farlo apposta, uno dei più brevi della storia della NAIA (12 giorni, compreso visite mediche, indottrinamento, implotonamente e vestizione) aveva mantenuto un profilo molto defilato.<br />Il giorno del giuramento invece di marciare, aveva fatto parte del gruppo dei coscritti che tenevano a bada il pubblico per evitare il contatto con le compagnie dei militari che, impettiti e marziali, marciavano commuovendo padri, madri, sorelle, cugine e compagnia bella.<br />Giunto a destinazione, però, Tatillo era stato inserito in un plotone … ed i plotoni, tra le altre incombenze, a turno dovevano esercitarsi alla marcia.<br />E venne il giorno in cui a marciare toccò al plotone cui apparteneva Tatillo: tutti in fila per tre e … avanti …. Marsch!<br />Il caso volle che i componenti il plotone fossero 22: 8 file di tre e … Tatillo in fondo, da solo.<br />Un – dué! Un – dué! Paaa-ssò –paaa-ssò …. Cadènza … Segnare il passo! … Avanti! …. Un – dué! … e via di questo passo.<br />Dopo un po’ di tempo il plotone aveva distanziato Tatillo che, ormai, più che marciare, ciondolava da solo, qualche metro più dietro, fuori passo, come un piccolo vitellino lasciato indietro dalla mandria.<br />Ad un tratto il comandante del plotone inopinatamente ordina:<br />- Plotone … dietro … frooont!<br />Tatillo, con un’espressione degna del miglior Buster Keaton, vedendo i militari che invertivano la marcia, come impaurito, gira su se stesso ed allunga il passo…. La scena diventa comica: si ha l’impressione che i militari, che hanno eseguito il dietro front, stiano inseguendo un Tatillo in fuga.<br />I militari della caserma, che ciondolavano nel piazzale, a quella vista cominciano a ridere …. Quelli del plotone che stavano marciando inciampano tra loro… il comandante del plotone, visibilmente incazzato, comincia a bestemmiare, getta il suo berretto per terra e si lancia all’inseguimento di Tatillo urlando:<br />- Tatì! Se ti acchiappo ti ammazzo! Ti ho detto che quando la marcia tocca al tuo plotone, tu devi … devi .. andartene a fare in culooooooo! Hai capito o no?
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 +== '''L’AUTISTA INESPERTA''' ==
 +Nell’Ufficio di Tatillo giunse un nuovo autista, una ragazza di circa vent’anni, arruolata da poco … Si chiamava Ele, ma era solo il diminutivo.<br />Le ragazze non erano molto ben viste come militari, figuriamoci come autiste.<br />Quando c’era da uscire con la macchina, tutti si eclissavano e chi non scompariva, affermava che era sommerso dal lavoro al punto da non avere tempo neppure per un caffè: la guida di quella ragazza faceva paura a tutti.<br />Toccava allora a Tatillo armarsi di pazienza e uscire per i vari servizi; d’altra parte egli sapeva che eventuali lamentele avrebbero messo in cattiva luce la ragazza con possibili conseguenze sulla prosecuzione della carriera e quindi di continuare a guadagnarsi la pagnotta. Che doveva fare? Ormai Tatillo l'aveva presa a benvolere, come faceva d'altra parte con tutti i ragazzi.<br />Un giorno c’erano da portare plichi personali alle più alte cariche delle Forze Armate … tutti avevano da fare e quindi Tatillo prende il berretto, le buste e:<br />- Ele! – dice alla ragazza – Aspettami in macchina che c’è da fare un po’ di giri!<br />- Sono pronta! Dove si va? – chiese la ragazza, sempre volenterosa, ma che ovviamente era poco pratica della città.<br />Partirono … Tatillo indicava alla ragazza la via da seguire, dove e quando svoltare … la ragazza ubbidiva precisa.<br />Mancava da consegnare l’ultima busta; Tatillo ad un certo punto si accorge di non conoscere esattamente la strada. Si arriva ad un bivio, l’autista si ferma e fa:<br />- Ed ora dove andiamo?<br />Tatillo guarda nel cielo; anche se non conosce la strada, capisce che è sulla parte sinistra; anzi, non ha proprio dubbi … per raggiungere il Palazzo Marina bisogna andare verso sinistra.<br />- Ele! Vai a sinistra!<br />- No! – corregge la ragazza – Adesso mi ricordo … si va a destra … ne sono sicura!<br />A nulla valsero i dubbi e le perplessità sollevati da Tatillo; la ragazza non volle sentire ragioni e, sempre più convinta, fece di testa sua.<br />Le case si allontanavano; la città si allontanava; ormai c’erano solo alberi; la strada diventò sterrata e ad un certo punto c’era solo la campagna, aperta campagna.<br />- Ele! – gemette Tatillo disperato – Tu mi vuoi vedere morto! Se qualcuno ci vede qui, io passo un guaio … ti rendi conto? Siamo in mezzo alla campagna … come lo giustifico? Stavolta mi arrestano!<br />- E adesso che devo fare? – chiese tremante ed impaurita la ragazza.<br />- Fai subito inversione di marcia e riportami dove eravamo prima. Tu mi fai venire un infarto …. Ti voglio bene …. Riportami al bivio e ubbidisci una buona volta – rispose sconvolto Tatillo e poi, tra se e se:<br />- Ma che ho fatto di male! Ma che ho fatto di male per avere questa autista?

Revisione 17:55, 2 Nov 2010

LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO

pagina 4

Table of contents

LA DEFENESTRAZIONE DI TATILLO

“L’alterna onnipotenza delle umani sorte” non mancò di colpire Tatillo che, di punto in bianco, si trovò defenestrato.
Il grande Generale Comandante era andato via … Tatillo era rimasto in ottimi rapporti con lui, ma non l’avrebbe mai disturbato per miserie come “cambio incarico”, “trasferimento” o cose simili. Il nuovo generale, a differenza dei subalterni, se non altro fu molto chiaro ed esplicito:
- Tatillo! Io non ho niente contro di te o contro il tuo modo di lavorare. Devo dire che ho davvero apprezzato la tua opera in questo poco tempo che hai lavorato con me. Nella mia segreteria, però, ho bisogno di un mio uomo di fiducia. Egli è un Ufficiale e quindi, quando arriverà, essendo più alto in grado, gli toccherà il posto di Capo Segreteria. Se tu vuoi restare, e la cosa mi farebbe molto piacere, dovresti rassegnarti a fare il secondo. So che la cosa non è piacevole … per questo ti lascio libero di scegliere: potresti andare dal grande Generale mio predecessore che ti vorrebbe con lui, c’è il colonnello tuo ex Capo Ufficio che continua a chiedermi la “tua restituzione”, tutti ti vogliono …. Anche a me farebbe piacere se tu restassi a lavorare, se non nella mia segreteria, almeno nel nostro Ente … vedi tu.
Si avvicinava Natale … Tatillo decise che il presepe l’avrebbe fatto nel suo vecchio ufficio.
Quando Francesca, la ragazza che lavorava in Segreteria, seppe la notizia, si avvicinò a Tatillo e, con tristezza, gli disse:
- Non voglio che tu ne vada. Non voglio restare sola … se te ne vai tu, me ne andrò pure io … chiederò di non venire più a lavorare qui, ma di restare in caserma.
- Non fare così – cercò di consolarla Tatillo – Per prima cosa io sarò sempre nel mio ufficio se avrai bisogno di me. E poi il mio successore è un bravo ragazzo … Sicuramente starai bene con i nuovi!
- No! Non starò bene! Essi sono diversi, essi non sono come te. Già me ne sono accorta …
La mattina dopo Tatillo lasciò la Segreteria Generale; la ragazza chiese una licenza … e quello fu il suo ultimo giorno di lavoro in Ufficio,

UN'ESORTAZIONE DALL'ALTO

Tatillo con alcuni Ufficiali e Sottufficiali si trovava davanti alla macchinetta del caffè per una breve pausa di lavoro. Ovviamente si parlottava, si faceva qualche battuta, scappava una risata: cose normali mentre si sorbisce un caffè e ci si rilassa per un momento.
All'improvviso comparve un Generale il quale, vedendo la scena, redarguì il gruppetto:
- Signori! Un po' di contegno! Vi ricordo che siamo allo Stato Maggiore dell'Esercito e allo Stato Maggiore dell'Esercito bisogna essere … tristi.

L’IRA DI TATILLO

Tatillo non urlava mai, nemmeno sotto tortura. Avvenne, però, che un giorno un sottufficiale entrò nella segreteria generale con un foglio in mano ed annunciò, quasi ridendo:
- Ragazzi! Vedete che avete fatto? Avete inviato il Colonnello in licenza di domenica.
Tatillo alzò appena gli occhi, Francesca continuò la sua attività. Il Sottufficiale che aveva preparato il foglio di licenza errato, inopinatamente cominciò ad urlare contro la persona che aveva fatto notare l'errore.
Tatillo intervenne prontamente per placare il diverbio, ma il sottufficiale continuò ad urlare:
- Non competeva a me preparare quel foglio di licenza, perciò non mi rompete i coglioni e la prossima volta ve lo fate voi le cose del colonnello.
A sentire questo Tatillo si alzò e gridò:
- Tu puoi non fare una cosa se non ti compete. Però, se per farti bello con il colonnello gli hai detto che gli preparavi la licenza, allora non ti arrampicare sugli specchi per giustificare i tuoi errori. Impara a lavorare, invece di urlare e rompere il cazzo!
Sentendo Tatillo urlare, Francesca si impaurì, scoppiò a piangere e scappò fuori dalla stanza.

TATILLO E IL RAGAZZO DELLA MENSA

Tatillo era molto ben voluto dai militari di leva i quali, in verità, non perdevano occasione per dimostrargli tutto il loro affetto.
Una sera Tatillo si trovò a lavorare con il Commissario (l'ufficiale responsabile dell'amministrazione, delle cucine e dei viveri) ad una pratica molto rognosa. Nessuno dei due si era accorto che l'ora della mensa era passata.
- Cazzo, Commissà! - fece Tatillo controllando l'orario - Abbiamo fatto tardi per la cena. E ora che cazzo mi mangio?
- Ah! Ah! - rise il Commissario - Ed io che cazzo ci sto a fare? Sono o non sono il Commissario? Ora chiamo il ragazzo della mensa e faccio portare qualcosa! Ti va un paio di panini con il prosciutto crudo?
- Certo - rispose Tatillo - E fai portare pure qualcosa da bere!
Il Commissario alzò il telefono, fece un numero e …
- Pronto - disse alla cornetta - Sono il Commissario. Avrei bisogno di un paio di panini con il prosciutto nel mio camerino …. Come? Non è possibile? Avete già chiuso tutto? E non c'è proprio modo di preparare qualcosa? Niente, eh? Va bene, grazie!
Il Commissario riagganciò la cornetta e disse a Tatillo:
- Mi dispiace! Hanno già tolto tutto e portato i viveri in cambusa. Non ci possono portare proprio niente
- Va bene - disse Tatillo rassegnato - Allora vuol dire che andrò a prendermi un caffè in quadrato Sottufficiali e torno.
Detto questo Tatillo uscì dal camerino. Fatto pochi passi incontrò il ragazzo della mensa e gli disse scherzando:
- E che cazzo! Proprio a me dovevi lasciare digiuno? Un panino proprio non lo potevi preparare?
- E quando mai mi hai chiesto un panino? - rispose il militare visibilmente sorpreso.
- Come? Fai finta di niente? Ti ha telefonato il Commissario! - disse Tatillo, fingendosi irato.
- E mica me lo ha detto che era per te! Mannaggia! Mi dispiace davvero! Mo' vado subito .. ti porto due panini e una birra .. Va bene? Te li porto nel camerino del Commissario.
- Grazie! Sei un amico! - rispose Tatillo, ritornando indietro.
Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta del Commissario. Entrò un militare con due panini, un po' di gallette, due stecche di cioccolato e due birre e si rivolse direttamente a Tatillo:
- Tatì, ti ho portato qualcosa da mangiare! Buon appetito e scusami se non avevo capito!
. Dopo aver poggiato il tutto sul tavolo, il militare uscì senza proferire altro.
Appena gli passò lo stupore, il Commissario guardò Tatillo e, tra l'incazzato ed il divertito, disse:
- Ma come! A te ha portato tutta questa roba e a me che sono il Commissario ha detto che non c'era niente?
- Che vuoi fare caro Commissario! E' il destino! - sorrise Tatillo con aria di sfottò e visibilmente compiaciuto.

PLOTONE DI MARCIA

Tatillo, in verità, non aveva un aspetto marziale. Oltre questo, peraltro, era anche negato per la marcia: durante il C.A.R., che era stato, manco a farlo apposta, uno dei più brevi della storia della NAIA (12 giorni, compreso visite mediche, indottrinamento, implotonamente e vestizione) aveva mantenuto un profilo molto defilato.
Il giorno del giuramento invece di marciare, aveva fatto parte del gruppo dei coscritti che tenevano a bada il pubblico per evitare il contatto con le compagnie dei militari che, impettiti e marziali, marciavano commuovendo padri, madri, sorelle, cugine e compagnia bella.
Giunto a destinazione, però, Tatillo era stato inserito in un plotone … ed i plotoni, tra le altre incombenze, a turno dovevano esercitarsi alla marcia.
E venne il giorno in cui a marciare toccò al plotone cui apparteneva Tatillo: tutti in fila per tre e … avanti …. Marsch!
Il caso volle che i componenti il plotone fossero 22: 8 file di tre e … Tatillo in fondo, da solo.
Un – dué! Un – dué! Paaa-ssò –paaa-ssò …. Cadènza … Segnare il passo! … Avanti! …. Un – dué! … e via di questo passo.
Dopo un po’ di tempo il plotone aveva distanziato Tatillo che, ormai, più che marciare, ciondolava da solo, qualche metro più dietro, fuori passo, come un piccolo vitellino lasciato indietro dalla mandria.
Ad un tratto il comandante del plotone inopinatamente ordina:
- Plotone … dietro … frooont!
Tatillo, con un’espressione degna del miglior Buster Keaton, vedendo i militari che invertivano la marcia, come impaurito, gira su se stesso ed allunga il passo…. La scena diventa comica: si ha l’impressione che i militari, che hanno eseguito il dietro front, stiano inseguendo un Tatillo in fuga.
I militari della caserma, che ciondolavano nel piazzale, a quella vista cominciano a ridere …. Quelli del plotone che stavano marciando inciampano tra loro… il comandante del plotone, visibilmente incazzato, comincia a bestemmiare, getta il suo berretto per terra e si lancia all’inseguimento di Tatillo urlando:
- Tatì! Se ti acchiappo ti ammazzo! Ti ho detto che quando la marcia tocca al tuo plotone, tu devi … devi .. andartene a fare in culooooooo! Hai capito o no?


L’AUTISTA INESPERTA

Nell’Ufficio di Tatillo giunse un nuovo autista, una ragazza di circa vent’anni, arruolata da poco … Si chiamava Ele, ma era solo il diminutivo.
Le ragazze non erano molto ben viste come militari, figuriamoci come autiste.
Quando c’era da uscire con la macchina, tutti si eclissavano e chi non scompariva, affermava che era sommerso dal lavoro al punto da non avere tempo neppure per un caffè: la guida di quella ragazza faceva paura a tutti.
Toccava allora a Tatillo armarsi di pazienza e uscire per i vari servizi; d’altra parte egli sapeva che eventuali lamentele avrebbero messo in cattiva luce la ragazza con possibili conseguenze sulla prosecuzione della carriera e quindi di continuare a guadagnarsi la pagnotta. Che doveva fare? Ormai Tatillo l'aveva presa a benvolere, come faceva d'altra parte con tutti i ragazzi.
Un giorno c’erano da portare plichi personali alle più alte cariche delle Forze Armate … tutti avevano da fare e quindi Tatillo prende il berretto, le buste e:
- Ele! – dice alla ragazza – Aspettami in macchina che c’è da fare un po’ di giri!
- Sono pronta! Dove si va? – chiese la ragazza, sempre volenterosa, ma che ovviamente era poco pratica della città.
Partirono … Tatillo indicava alla ragazza la via da seguire, dove e quando svoltare … la ragazza ubbidiva precisa.
Mancava da consegnare l’ultima busta; Tatillo ad un certo punto si accorge di non conoscere esattamente la strada. Si arriva ad un bivio, l’autista si ferma e fa:
- Ed ora dove andiamo?
Tatillo guarda nel cielo; anche se non conosce la strada, capisce che è sulla parte sinistra; anzi, non ha proprio dubbi … per raggiungere il Palazzo Marina bisogna andare verso sinistra.
- Ele! Vai a sinistra!
- No! – corregge la ragazza – Adesso mi ricordo … si va a destra … ne sono sicura!
A nulla valsero i dubbi e le perplessità sollevati da Tatillo; la ragazza non volle sentire ragioni e, sempre più convinta, fece di testa sua.
Le case si allontanavano; la città si allontanava; ormai c’erano solo alberi; la strada diventò sterrata e ad un certo punto c’era solo la campagna, aperta campagna.
- Ele! – gemette Tatillo disperato – Tu mi vuoi vedere morto! Se qualcuno ci vede qui, io passo un guaio … ti rendi conto? Siamo in mezzo alla campagna … come lo giustifico? Stavolta mi arrestano!
- E adesso che devo fare? – chiese tremante ed impaurita la ragazza.
- Fai subito inversione di marcia e riportami dove eravamo prima. Tu mi fai venire un infarto …. Ti voglio bene …. Riportami al bivio e ubbidisci una buona volta – rispose sconvolto Tatillo e poi, tra se e se:
- Ma che ho fatto di male! Ma che ho fatto di male per avere questa autista?


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editus ab Anonimo Olevanese

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