Tatilleide pag. 3

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LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO

pagina 3

Table of contents

UNA ESERCITAZIONE

Il battaglione di artiglieria cui apparteneva la batteria di Tatillo era impegnato in una importante esercitazione di tiro. Tutti gli artiglieri, dagli Ufficiali agli artiglieri semplici erano concentrati al massimo affinché le prove dessero risultati brillanti ed il comando fosse soddisfatto della loro operatività. Come in tutte le esercitazioni, anzi come in tutte le operazioni militari, la precisione e la prontezza nell’esecuzione degli ordini erano determinanti e sintomatiche di efficienza.
Ora avvenne che, durante l’esercitazione, arrivò nel poligono un Generale per assistere all’operato delle sue truppe e passare in rassegna il reggimento. Per accogliere l’alto Ufficiale, a tutte le batterie fu dato l’ordine di cessare il fuoco. Grande concitazione, ogni capo batteria, cominciando dalla prima, gridava ai suoi uomini il fatidico ordine.
- Prima Batteriaaaaa! …... Cessate il fuoco!
- Seconda Batteriaaaa! …. Cessate il fuoco!
- Terza Batteriaaaaa! …… Cessate il fuoco!
… e così via.
Quando arrivò il turno della batteria cui apparteneva Tatillo, il Capo Batteria, cadenzando le parole a modo suo urlò:
- Ottava Batteria! …. Cessate il ... (e dopo qualche secondo, con voce stentorea) FUOCOOOOOO!
… e dai pezzi partì una scarica di colpi.

GUARDIA ALL'AUTOREPARTO

Una sera Tatillo fu comandato di guardia all’autoparco. Non era un compito molto pericoloso in quanto si era nel centro della città, ma in ogni caso era abbastanza impegnativo. L’autoparco era all’aperto e il lato opposto al cancello di entrata arrivava fino al fiume e quindi non facilmente difendibile (in quel periodo si verificò l’attacco di alcuni terroristi ad una ronda esterna, della stessa caserma, cui furono sottratte le armi – Nota di Ciccio La Fetecchia).
Con Tatillo c’erano quattro militari, tutti freschi di arruolamento. Nel cuore della notte Tatillo avvertì un rumore proveniente da sotto uno degli autobus. Subitò chiamo un militare e gli ordinò di andare a vedere cosa stava succecedendo.
- Vado subito! – disse il militare e si avvicinò a Tatillo.
- Chi stai aspettando? – chiese Tatillo sorridendo, vedendo il militare immobile.
- Vado subito! – ripete il militare, avvicinandosi ancora di più a Tatillo.
- Ho capito! – disse Tatillo al militare estraendo la pistola – Stai vicino al cancello e stai attento che non entri nessuno. Vado io!
Così Tatillo si avviò con la pistola in pugno verso il punto da cui erano pervenuti i rumori, mentre il militare lo guardava senza proferire parola.
Arrivato vicino al pullman, Tatillo si chinò per vedere cosa c’era sotto.
- Miao! Miao! – un micino miagolava infreddolito e sicuramente affamato.
Tatillo sorrise alla scenetta idilliaca ed ordinò al militare di portare al gatto qualcosa che era avanzato dalla loro cena. Il militare ubbidì prontamente.

TATILLO AUTISTA

Un giorno il capo dell’autoreparto chiamò Tatillo e lo nominò autista. Tatillo aveva sì la patente, ma da qui a fare l’autista ce ne correva … il comandante non volle sentire ragioni.
- Domani mattina alle ore 7.00 presentati in via (*) al numero civico 2, prendi il Colonnello e portalo in caserma.
Tatillo non obiettò, ma la cosa non lo lasciava tranquillo: non aveva mai fatto l’autista, non conosceva la città e non aveva idea di quanto tempo occorreva per i vari tragitti.
Per evitare problemi o ritardi, la mattina dopo, verso le quattro, Tatillo prese la macchina e si avviò verso la casa del colonnello. Ovviamente, anche se poco pratico, in mezzora fu sul posto; parcheggiò sotto la casa dell’Ufficiale e si mise in attesa.
Il caso volle che la moglie dell’alto ufficiale, in preda all’insonnia, si alzò e andò sul balcone per stendere i panni. Affacciatasi, notò la macchina militare e, senza badare all'orario, avvisò il marito.
Il colonnello, svegliatosi di soprassalto, senza controllare l’orario e credendo di essere in ritardo, si fece rapidamente la barba, si sorbì un caffè, indossò la divisa e scese subito in strada.
Tatillo avviò la macchina e si diresse verso la caserma. Arrivati, sorpresero il corpo di guardia mezzo assonnato, qualcuno in mutande, il capo guardia in pieno sonno.
- Che cazzo fate così sbracati – tuonò il colonnello.
- Cosa fate Voi qui a quest’ora, piuttosto! – replicò stupito il maresciallo di guardia.
- Perché che ore sono – chiese il colonnello che non aveva mai controllo l’orario e non si era reso conto che era ancora buio.
- Sono le cinque ed un quarto, Colonnè!
- Tatillo! Ma che cazzo mi hai combinato? Ma a che cazzo di ora sei venuto a prendermi? .... Comunque io me ne vado in Ufficio a dormire sul divano ... voi fate che cazzo vi pare. - gridò il colonnello, più divertito che incazzato, mentre entrava in caserma

TATILLO E IL SIGARO

Tatillo aveva forse un solo vizio: il fumo. Fumava di tutto, in verità … sigarette di tutti i tipi, tabacco, pipa, sigaro. Negli ultimi tempi fumava spesso il sigaro e spesse volte se lo divideva con il Capo Ufficio, anche lui estimatore dell’antico toscano.
Un giorno un sottufficiale del suo ufficio, molto anziano peraltro, si presentò nella stanza di Tatillo per una pratica. Vedendolo fumare, il vecchio maresciallo lo redarguì:
- Tatillo! La vuoi smettere di fumare quel sigaro puzzolente?
- Maresciallo! Questa è la mia stanza e qui faccio quello che voglio. Se non vuoi sentire la puzza del mio sigaro, puoi anche fare a meno di venire qui. – rispose senza timore Tatillo.
- Ah! Così è? – fece il Sottufficiale – Allora vuol dire che mi rivolgerò al Capo Ufficio e vediamo come va a finire.
Detto questo il Maresciallo uscì dalla stanza ed andò dal Capo Ufficio.
- Senta, Capitano …
- Che c’è, Massà? – chiese il Capitano voltandosi verso il Sottufficiale, mentre dalla sua bocca usciva una nuvola di fumo prodotta dal suo Toscano.
- No, niente! Tutto a posto … - rispose sommessamente il Sottufficiale andando via.

TATILLO ED I CAPELLI

Inopinatamente Tatillo si trovò a rapporto. Il Capo Reparto, che lo conosceva molto bene, lo redarguì bonariamente chiedendogli:
- Tatì! Che hai combinato?
- Niente che io sappia – rispose Tatillo – Anzi, mi meraviglio di questa chiamata a rapporto!
- Ora vediamo! – disse il Capo Reparto controllando alcuni fogli - Ah! Ecco! Un Aiutante di Piazzati ha fatto rapporto perché avevi i capelli lunghi.
- Ma io li avevo tagliato proprio quella mattina, prima di rientrare dalla licenza! – protestò Tatillo che si sentiva vittima di un’ingiustizia.
- Per forza che ti hanno fatto rapporto. I barbieri civili lasciano i capelli troppo lunghi, non conoscono il taglio militare. – disse il Capo Reparto – Ora vai dal barbiere della caserma, tagliati i capelli e poi torna da me per il controllo e per ritirare il tuo tesserino personale. Per questa volta, come punizione, sulla tua scheda segno un rimprovero.
Tatillo non volle stare lì a discutere conoscendo “inamovibilità” del Comandante. Andò, pertanto, a tagliarsi i capelli, ritornò dal capo reparto che controllo l’avvenuta tosatura, prese il suo documento ed andò via.
La settimana successiva Tatillo era ancora nella lista del personale a rapporto. Non avendo niente di cui rimproverarsi, si recò dal capo reparto fiducioso nel fatto che doveva trattarsi di un errore.
- Tatillo! Che cazzo hai fatto questa volta?
- Che cazzo ne so? Non mi sembra di aver fatto niente … - rispose sconsolato Tatillo.
- Adesso vediamo … Ah! L’aiutante della caserma ti ha fatto rapporto per i capelli lunghi. Tatillo, Tatillo … i capelli si devono tenere corti.
- Ma stiamo scherzando? - protestò Tatillo – Ma se mi ha mandato lei a tagliarmi i capelli la settimana scorsa ….
- Si, è vero! Ma sicuramente il barbiere non li ha tagliati bene. – tagliò corto l’Ufficiale che, senza voler sentire ragioni, rimandò Tatillo dal barbiere infliggendogli il solito rimprovero.
Tatillo eseguì. Tre giorni dopo, il venerdì mattina, il Capo Reparto ispezionò il Reparto cui apparteneva Tatillo: capelli, barba, scarpe, uniforme … quell’Ufficiale era famoso per non il suo rigore nell’ispezione al personale. Tatillo superò indenne l’ispezione.
La settimana successiva Tatillo si trovò di nuovo a rapporto.
- Che cazzo è successo stavolta? – Chiese Tatillo esasperato appena fu al cospetto del suo Superiore.
- E che cazzo ne so! – rispose flemmatico l’Ufficiale – Ora controllo …. Vediamo … ecco … Venerdì ti hanno fatto rapporto per i capelli lunghi.
- Capelli lunghi? – domandò incredulo Tatillo – Ma venerdì non è stato lei a fare ispezione al nostro Reparto?
- Certo! – confermò l’ufficiale con orgoglio – Abbiamo fatto un figurone con il Comandante della Caserma! Tutto il Reparto in ordine!
- Quindi il mio rapporto è frutto di un errore?
- Sicuramente! – concordò l’Ufficiale.
- Allora posso andare via?
- Ma certo!
Tatillo, rasserenato, si avviò verso la porta; stava per aprirla quando la voce del superiore lo bloccò:
- Tatillo! Però se ti hanno fatto rapporto per i capelli lunghi … vuol dire che avevi i capelli lunghi … Vatteli a tagliare … Ti do solo un rimprovero.
Tatillo non provò neppure a discutere … sapeva che era inutile e si avviò mestamente verso la barberia.
Il barbiere era costernato più di Tatillo:
- Che cazzo ti devo tagliare qua? La testa? Ormai non hai più capelli … Ti raperò a zero!
Il Capo Reparto si complimentò con Tatillo: “Così nessuno potrà dire che hai i capelli lunghi”.
La settimana successiva Tatillo si trovò ancora una volta a rapporto: capelli troppo corti.

FESTA DI GALA

In caserma ci fu una Festa di Gala. Gli invitati erano tutta gente importante, soprattutto maggiorenti locali, molti di alta nobiltà. Ovviamente il Comandante ci teneva a fare bella figura e per l'occorrenza chiamò i giovani ufficiali appena usciti dall'Accademia per accompagnare le signore. Tatillo, per conto suo, fu utilizzato in servizi di poco conto.
La festa fu un successo.
La sera, mentre gli ospiti lasciavano la caserma, una nobildonna si complimentò con il giovane Ufficiale che l'aveva accompagnata per tutta la serata:
- Porti i miei complimenti al comandante! E' stata una festa davvero molto bella! Mi è sembrato di fare un tuffo nel passato; tutto organizzato alla perfezione. E' stato un vero sfoggio di classe e signorilità!
L'Ufficiale inorgoglito dai complimenti della nobildonna, cercò di schermirsi e le rispose così:
- Grazie, signora contessa! Comunque, non è per vantarci, ma in fatto di classe e signorilità, noi militari lo mettiamo in culo a tutti!

TATILLO CAPO DELLA SEGRETERIA GENERALE

Inopinatamente Tatillo si trovò ad essere il Capo della Segreteria Generale. Si era al principio della settimana, quando il colonnello, convocato Tatillo ed il suo sottordine nel proprio Ufficio, cominciò a chiedere di come andava il lavoro, della loro intersa, della loro interscambiabilità e di altre menate varie.
Tatillo uscendo dall’Ufficio del suo capo non aveva dubbi: un padulo era in agguato … ma da dove proveniva?
Non passarono che pochi minuti, quando dal corridoio si sentì la voce del Generale che chiamava imperiosa:
- Tatillo! Venga subito nel mio Ufficio!
- Ci siamo! – mormorò Tatillo fra sé e sé avviandosi verso il suo superiore - E’ partito il siluro!
- Si accomodi, prego! – fece il Generale indicando la sedia di fronte.
Tatillo si sedette in silenzio.
- Come lei già sa, caro Tatillo, il signor Generale nostro Comandante, per accontentarlo, ha voluto che il Maggiore S(*), il Capo della Segreteria Generale, sia trasferito anche senza sostituto. Così abbiamo pensato che sia lei a prendere il suo posto – disse il Generale con voce che voleva essere suadente e sicuro di fare un grosso piacere a Tatillo.
Tatillo non amava la gloria, non gliene fregava niente di stare vicino al sole; ricordava sempre che l’augusto genitore era sempre là ad aspettarlo con la pariglia di buoi da menare; era memore del famoso detto degli alpini: “Dietro al cannone; davanti al mulo; lontano dai superiori!. Pertanto rispose:
- Generale! Non capisco perché debba essere proprio io ad andare a fare il capo della Segreteria Generale. Non sono il sottufficiale più anziano né per età né per servizio, né per appartenenza a questo Ente. Neppure sono destinato a rimanere qui più degli altri. Pertanto ritengo che debbano essere altri, non io, a ricoprire questo incarico.
Il Generale cercò di blandire Tatillo con le lusinghe.
- Tatillo! Spero che lei si renda conto che questa è una promozione sul campo. Lei andrebbe a ricoprire un posto che fino ad oggi è affidato ad un Ufficiale Superiore.
Tatillo, insensibile alle lusinghe come alle minacce, replicò:
- Generale, io sono sempre stato promosso a pieno titolo con i primi del corso, ma il mio sforzo è stato vanificato da leggi e decreti che hanno regalato il mio grado a persone che mai lo avrebbero raggiunto per meriti. Ora questa promozione sul campo che significa? Sicuramente più lavoro, più responsabilità, più impegno … ma i soldi? Restano quelli che percepirà il non promosso.
- Non di solo pane vive l’uomo – il Generale tentò di solleticare lo spirito cattolico di Tatillo.
- Non di solo pane vive l’uomo, è vero – rispose Tatillo che, si sa, era più facile da corrompere che da convincere – Ma vive anche di pane.
Il Generale capì che non avrebbe mai convinto Tatillo e fu costretto a fare il Generale.
- Tatillo! Allora forse non ci siamo capiti! Io non le sto chiedendo di andare a fare il Capo della Segreteria Generale. Io le sto ordinando di andare a fare il Capo della Segreteria Generale.
- Se è così – rispose Tatillo come un novello Garibaldi – Non posso dire che "Obbedisco".


ESERCITAZIONE ANTIGAS

Quel giorno ci doveva essere un'esercitazione antigas. Tutto il plotone di Tatillo ricevette una delle maschere per poi passare davanti al tenente a dimostrare di saperla indossare e resistere qualche minuto con essa senza lasciarsi prendere dalla paura o da altro. La cosa, in verità, era abbastanza facile.
Venne il turno di Tatillo ... prese la maschera che gli diede il sergente e la indossò senza nessun problema. Subito, però, si accorse che nessuno aveva tolto il tappo al filtro e, ovviamente, cominciò a soffocare.
Tatillo provò a togliersi la maschera. Appena il tenente se ne accorse, però, lo picchiò sulle mani per impedirgli di togliersi la maschera.
Tatillo, cui ormai stava per mancare del tutto l'aria, cercava disperatamente di liberarsi della maschera, ma l'ufficiale, che evidentemente non aveva capito un cazzo, gli bloccò le braccia e lo immobilizzò.
Tatillo aveva il cuore che gli stava scoppiando, gli occhi fuori dalle orbite, le forze gli mancavano ... si raccomandò l'anima a Dio. Il tenente, imperterrito teneva bloccato Tatillo, ormai prossimo all'asfissia.
Fortunatamente il sergente si accorse del dramma di Tatillo e, prima che accadesse l'irreparabile, nonostante il tenente, riuscì a togliere la maschera a Tatillo salvandolo da morte certa.
- Voglio andare al fronte - mormorò Tatillo con un filo di voce dopo essere riuscito a riempire d'aria i polmoni - Contro i nemici avrò più speranze di sopravvivere che se resto qui.


TATILLO E L'UFFICIALE BORIOSO

Nell'Ufficio Generale arrivò un ufficiale tutto impomatato, borioso e tracotante, superbo verso gli inferiori, viscido verso i parigrado, untuoso verso i superiori. Era uno di quelli che cercava (e purtroppo trovava) gente viscida come lui pronta a ossequiarlo.
Tatillo istintivamente provò una sorta di nausea a vederlo e questo gli accadeva ogni volta che aveva a che fare con lui.
Come era logico, l'ufficiale subito suscitò un certo malumore nel personale dipendente, ma la cosa non importava minimamente a Tatillo che, come noto, faceva parte della casta dei potenti (Tre so 'e putiente ... 'o rre, 'o papa e chi un tène niente - Nota di Ciccio la Fetecchia). Tatillo, anzi, si vantava sempre di far parte della casta degli intoccabili ... come i lebbrosi.
Un giorno l'ufficiale si affacciò alla porta della segreteria e con aria altezzosa chiese a Tatillo:
- Dove posso trovare i biglietti per il cinema?
(L'ufficiale voleva intendere come fare ad avere i biglietti omaggi dati come benessere del personale di cui Tatillo era il responsabile - nota di Runato 'o Ciuccione).
Tatillo, non sentendosi obbligato ad interpretare le parole di quel borioso, rispose seccamente:
- Al botteghino!
L'Ufficiale, che pure non si aspettava quella risposta, non si scompose; guardò freddamente Tatillo e disse:
- Se eravamo su Nave Garibaldi ti avrei messo a rapporto!
- Perché? - replicò altrettanto seccamente Tatillo - Su Nave Garibaldi vige un diverso manuale di disciplina?
Tatillo si era fatto un altro nemico, ma acquistò un prestigio incredibile tra tutto il personale dell'Ufficio Generale.


UN SADDONE (CORNUTO)

Tatillo stava scendendo per le scale degli alloggi dell'equipaggio. Giunto all'ultimo gradino trovò due militari seduti: uno dei due aveva la testa tra le mani, il volto abbattuto, triste; l'altro cercava di consolare l'amico.
Tatillo, sempre pronto ad aiutare i militari, chiese che fosse successo al ragazzo.
- Tatillo! Chisto tène 'e ccòrne! - rispose uno dei militari, mentre l'altro, sempre più afflitto, annuiva e scuoteva la testa.
- Come sarebbe a dire? - chiese Tatillo stupito, non credendo a quanto stava sentendo.
- Sarebbe a dire che ha le corna! E' vero, Gennà? - rispose lo stesso militare di prima.
L'altro annuì senza proferire parola. Tatillo allora cercò di consolarlo.
- Ma no! Che dici! Quello forse è solo una malignità che hanno messo in giro le cattive lingue.
- Ma no, Tatì! Quello il fatto è proprio accussì. La fidanzata di Gennaro è proprio na zoccola e gli mette le corna con tutti. Gennà! Diglielo pure tu a Tatillo ca quello nun me crede!
- Si! Tatì, la mia fidanzata è proprio na troia e va con tutti quelli che gli stanno intorno - confermò Gennaro, chiudendosi nel più assoluto mutismo, mentre l'altro continuava a cercare di rincuorarlo e di consolarlo.
Tatillo si allontanò perplesso, senza sapere se ridere o piangere.


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editus ab Anonimo Olevanese

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