Tatilleide pag. 2

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Tatillo stava scendendo per le scale degli alloggi dell'equipaggio. Giunto all'ultimo gradino trovò due militari seduti: uno dei due aveva la testa tra le mani, il volto abbattuto, triste; l'altro cercava di consolare l'amico.<br />Tatillo, sempre pronto ad aiutare i militari, chiese che fosse successo al ragazzo.<br />- Tatillo! Chisto tène 'e ccòrne! - rispose uno dei militari, mentre l'altro, sempre più afflitto, annuiva e scuoteva la testa.<br />- Come sarebbe a dire? - chiese Tatillo stupito, non credendo a quanto stava sentendo.<br />- Sarebbe a dire che ha le corna! E' vero, Gennà? - rispose lo stesso militare di prima.<br />L'altro annuì senza proferire parola. Tatillo allora cercò di consolarlo.<br />- Ma no! Che dici! Quello forse è solo una malignità che hanno messo in giro le cattive lingue.<br />- Ma no, Tatì! Quello il fatto è proprio accussì. La fidanzata di Gennaro è proprio na zoccola e gli mette le corna con tutti. Gennà! Diglielo pure tu a Tatillo ca quello nun me crede!<br />- Si! Tatì, la mia fidanzata è proprio na troia e va con tutti quelli che gli stanno intorno - confermò Gennaro, chiudendosi nel più assoluto mutismo, mentre l'altro continuava a cercare di rincuorarlo e di consolarlo.<br />Tatillo si allontanò perplesso, senza sapere se ridere o piangere. Tatillo stava scendendo per le scale degli alloggi dell'equipaggio. Giunto all'ultimo gradino trovò due militari seduti: uno dei due aveva la testa tra le mani, il volto abbattuto, triste; l'altro cercava di consolare l'amico.<br />Tatillo, sempre pronto ad aiutare i militari, chiese che fosse successo al ragazzo.<br />- Tatillo! Chisto tène 'e ccòrne! - rispose uno dei militari, mentre l'altro, sempre più afflitto, annuiva e scuoteva la testa.<br />- Come sarebbe a dire? - chiese Tatillo stupito, non credendo a quanto stava sentendo.<br />- Sarebbe a dire che ha le corna! E' vero, Gennà? - rispose lo stesso militare di prima.<br />L'altro annuì senza proferire parola. Tatillo allora cercò di consolarlo.<br />- Ma no! Che dici! Quello forse è solo una malignità che hanno messo in giro le cattive lingue.<br />- Ma no, Tatì! Quello il fatto è proprio accussì. La fidanzata di Gennaro è proprio na zoccola e gli mette le corna con tutti. Gennà! Diglielo pure tu a Tatillo ca quello nun me crede!<br />- Si! Tatì, la mia fidanzata è proprio na troia e va con tutti quelli che gli stanno intorno - confermò Gennaro, chiudendosi nel più assoluto mutismo, mentre l'altro continuava a cercare di rincuorarlo e di consolarlo.<br />Tatillo si allontanò perplesso, senza sapere se ridere o piangere.
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== '''Casi di nonnismo''' == == '''Casi di nonnismo''' ==

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LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO


Pagina 2


Table of contents

I Saddoni

I Saddoni erano una vera istituzione delle Forze Armate, ma non sempre era facile distinguere il saddone vero da quello che fingeva. Il saddone, peraltro, era imprevedibile: a volte innocuo e triste, a volte esagitato e pericoloso, non di rado aggressivo e litigioso.
Che fosse un vero saddone o che fingeva di esserlo, il saddone lo riconoscevi a prima vista: con la mano sulla fronte, quasi a reggersi una testa china e troppo pesante, li sentivi proferire, tra sé e sé, scuotendo la testa, le frasi tipiche:
- A mme me fa mala a capa!
- Io tengo ‘e probblem!
- Io me ne aggia ì 'a casa!
(A me fa male la testa! Io ho i problemi! Io me ne devo andare a casa! Traduzione di Ciccio la Fetecchia).
La SAD (Sindrome Ansiosa Depressiva) era una delle cause di congedo; quando poi i saddoni litigavano con i commilitoni e magari li malmenavano, tale evento accelerava la pratica di congedo.
In caserma, così, capitava di vedere gente vagolare mestamente scuotendo la testa e bofonchiando le tipiche frasi: ‘A mme me fa male ‘a capa!
… e poi, come colpiti da improvviso vigore:
- A cchi aggia vatte? A cchi aggia vatte? [Chi devo picchiare? Chi devo picchiare? (per avere il congedo – nota di Runato ‘o Ciuccione)].
Tatillo incontrò tantissimi Saddoni, ma non sempre riusciva ad individuare quello vero da chi fingeva.

I Saddoni

- Oggi farai conoscenza con i saddoni! – disse il tenente medico – Tra i mille arrivati, almeno cento sono saddoni!
Tatillo non aveva mai visto un Saddone, ma sicuramente immagina come poteva essere: alto possente, impavido. Sicuramente, pensava, con i saddoni la guerra era vinta.
Le reclute cominciarono ad affluire:
- A mme me fa mala ‘a capa! I tengo ‘e problemi! A mmme me ne aggia ì a casa! – fece il primo arrivato.
L’occhio esperto del tenente individuò subito nel nuovo arrivato il saddone tipo.
- A mme me fa mala ‘a capa! I tengo ‘e problemi! Io me ne aggia ì a casa! – fece il secondo arrivato.
- Altro saddone.
Tatillo era esterrefatto. Chi erano in realtà i saddoni? Forse spie? O che?
Il tenente spiegò che i saddoni erano persone afflitte dalla S.A.D. (Sindrome Ansiosa Depressiva) ed in gergo erano chiamati appunto saddoni. Di tutti i saddoni circa il dieci per cento erano da riformare, ma il rimanente, abile ed arruolato, era spedito al fronte.
E fu anche grazie ai saddoni che la guerra fu vinta.

Un saddone (cornuto)

Tatillo stava scendendo per le scale degli alloggi dell'equipaggio. Giunto all'ultimo gradino trovò due militari seduti: uno dei due aveva la testa tra le mani, il volto abbattuto, triste; l'altro cercava di consolare l'amico.
Tatillo, sempre pronto ad aiutare i militari, chiese che fosse successo al ragazzo.
- Tatillo! Chisto tène 'e ccòrne! - rispose uno dei militari, mentre l'altro, sempre più afflitto, annuiva e scuoteva la testa.
- Come sarebbe a dire? - chiese Tatillo stupito, non credendo a quanto stava sentendo.
- Sarebbe a dire che ha le corna! E' vero, Gennà? - rispose lo stesso militare di prima.
L'altro annuì senza proferire parola. Tatillo allora cercò di consolarlo.
- Ma no! Che dici! Quello forse è solo una malignità che hanno messo in giro le cattive lingue.
- Ma no, Tatì! Quello il fatto è proprio accussì. La fidanzata di Gennaro è proprio na zoccola e gli mette le corna con tutti. Gennà! Diglielo pure tu a Tatillo ca quello nun me crede!
- Si! Tatì, la mia fidanzata è proprio na troia e va con tutti quelli che gli stanno intorno - confermò Gennaro, chiudendosi nel più assoluto mutismo, mentre l'altro continuava a cercare di rincuorarlo e di consolarlo.
Tatillo si allontanò perplesso, senza sapere se ridere o piangere.

Casi di nonnismo

Il nonnismo era un fenomeno molto radicato nella caserma dove alloggiava Tatillo. Le povere reclute erano soggette ad ogni forma di vessazione, a volte vere e proprie umiliazioni.
Tra questi atti di prepotenza c’era:
- “fare la branda al nonno”, episodio molto noto anche ai profani, che consisteva nel costringere la recluta a preparare la branda al militare anziano prossimo al congedo;
- “fare il cucù”. Il militare che doveva fare il cucù era costretto a salire su un armadietto e, lassù accovacciato, imitare appunto l’orologio a cucù;
- “fare il juke-box”. La recluta era rinchiusa in un armadietto e doveva cantare una canzone quando gli anziani di turno vi introducevano una monetina (come in un juke box);
- “pompare”. La recluta era costretta a fare flessioni sulle braccia quando gli anziani gli ordinavano di “pompare”.
Le punizioni per chi rifiutava di subire queste angherie erano:
- il “gavettone”, cioè un secchio d’acqua (o, nei casi più gravi, di urina) gettati addosso al malcapitato durante il sonno;
- il “lucido”, che consisteva nello svuotare (sempre durante il sonno) un tubetto di lucido da scarpe sulla testa del ribelle;
- il “dentifricio”, variante del lucido, nel quale si usava il dentifricio al posto del lucido (usato nei casi meno gravi);
- il “sacco” (che non era una punizione, ma, questa sì, una simpatica goliardia degna di un seminario) che consisteva nel piegare il lenzuolo in due a mo’ di sacco in modo che quando l’interessato andava a dormire non riusciva a stendere i piedi.
Tatillo non subì mai vessazioni da parte dei “nonni”, ma questo non significa che egli non fosse mai venuto in contrasto con gli anziani della caserma. In verità, dopo il primo scontro iniziale, Tatillo continuò a litigare con i “nonni”, ma solo per difendere le reclute ed i nuovi arrivati. Bisogna dire che, pur di difendere i più giovani o gli inferiori, Tatillo entrava in conflitto con tutti, compresi i propri superiori … in un’occasione fu addirittura vittima di un “autogavettone”.

Fabrizio e l'Ufficiale medico

Fabrizio cadde a terra colpito al piede da una scheggia o un corpo contundente … forse si trattava solo di una storta. Fortunatamente vicino c’era il maggiore medico che subito si precipitò a soccorrerlo, accompagnato dal fido infermiere. Preso in mano il piede destro di Fabrizio, l’ufficiale cominciò a tastarlo, a muoverlo, a tocchettarlo, a scrutarlo con attenzione.
- A me sembra che non ci sono né ferite né lesioni o altro. Mi sembra tutto a posto – esclamò sollevato il medico.
- Dottore, il piede infortunato è l’altro – gli sussurrò nell’orecchio l’infermiere.
Il maggiore medico posò il piede destro di Fabrizio per terra e prese il sinistro. Lo guardò con attenzione e con aria preoccupata esclamò:
- Secondo me è meglio se chiamiamo un dottore.
- Andiamo bene! – mormorò sconsolato il povero Fabrizio.

Autogavettone

Nella camerata di Tatillo arrivano nuove reclute. La prima sera il “nonno “ di turno, mette subito in chiaro su quelli che saranno gli avvenimenti della serata.
- Stasera devono fare la branda! Queste burbe devono scoppiare!
A sentirlo parlare, interviene Tatillo dall’alto della sua saggezza:
- Ma che cazzo dici? Lascia stare quel povero disgraziato. Proprio tu parli che non hai subito proprio niente perché c’è stato il nostro vicino di branda che ci ha sempre difeso?
L’altro, dimentico dei benefici avuti quando era lui una povera recluta spaurita, comincia a urlare contro Tatillo di fantomatiche vessazioni subite, di angherie e torti patiti.
- Attento a te! – conclude minaccioso verso Tatillo.
La recluta è lasciata in pace … ormai l’obiettivo è diventato Tatillo: è lui che deve essere punito per ristabilire l’ubbidienza, per dimostrare che non ci si può opporre ai nonni.
Tatillo, che non era fesso, intuisce tutto e decide di giocare d’anticipo. Poiché l’ora adatta per i gavettoni era verso le due e mezza, egli verso l’una si alza e va a fare il dentifricio a colui che era stato scelto per fargli il gavettone. Il caso vuole, però, che mentre si rimette a letto, dal tubetto di dentifricio cade un poco di pasta e va a finire sul suo cuscino Risultato? ..: un vero e proprio auto-gavettone. I capelli di Tatillo si impiastrano di dentifricio al punto da costringerlo ad uno shampoo fuori programma. Arrivato nel bagno, Tatillo incontra la sua vittima e mentre si lavano i capelli con l’acqua ghiacciata, insieme imprecano contro “quei bastardi” che hanno osato tanto.
Da quel momento, però, Tatillo fu lasciato in pace e la recluta da lui protetta altrettanto.

Tatillo e la crocerossina moribonda

Tutti i soldati erano schierati nel piazzale per attendere l’arrivo del Comandante dell’Armata in visita ufficiale. Oltre ai reparti combattenti, era schierata anche una rappresentanza della Croce Rossa.
Forse per il caldo eccessivo, forse per un improvviso calo di pressione, forse per altro, avvenne che una crocerossina della prima fila fu colta da malore. La ragazza, ovviamente, per evitare uno spettacolo di debolezza e per non creare eventuale scompiglio, prima di cadere per terra, facendo appello a tutte le sue forze, si portò verso l’ultima fila del suo reparto. La sua azione fu subito notata dall’ufficiale medico che si affrettò a prestarle soccorso, seguito da un infermiere e da Tatillo, comandanto per quel servizio.
La crocerossina era crollata per terra … L’Ufficiale medico e Tatillo cercavano di rianimarla, quando l’infermiere esclamò ridendo:
- Dottore! Mi sa che questa se ne muore! – e continuò a ridere.
- E ridi alla faccia di quell’anima candida che fa capolino in mezzo alla gambe – gli disse secco il medico.
- Come ha detto? – chiese l’infermiere sempre ridendo.
- Ridi in faccia a 'sto cazzo – gli sibilò Tatillo esasperato.

Richiesta di esonero

Durante il suo servizio in un ufficio, Tatillo si trovò ad affrontare una richiesta di esonero. Il cittadino si rivolgeva direttamente al Ministro per ottenere il beneficio.
Ecco la richiesta:
Signor Ministro,
mi permetta di prendere rispettosamente la libertà di esporvi quanto segue e di sollecitare per vostra benevolenza lo sforzo necessario al rapido disbrigo della pratica.
Sono in attesa della chiamata alle armi, ho 24 anni e sono sposato con una vedova di 44 anni la quale ha una figlia di ventidue anni.
Mio padre ha sposato tale figlia. Quindi, attualmente, mio padre e diventato mio genero in quanto ha sposato mia figlia. Inoltre mia figlia è diventata mia matrigna in quanto moglie di mio padre.
Lo scorso gennaio mia moglie ed io abbiamo avuto un figlio.
Costui è quindi diventato fratello della moglie di mio padre, quindi cognato di mio padre, ed inoltre mio zio, in quanto fratello della mia matrigna. Mio figlio è dunque mio zio.
La moglie di mio padre a Natale ha avuto un figlio che quindi è contemporaneamente mio fratello, in quanto figlio di mio padre, e mio nipote, in quanto figlio della figlia di mia moglie.
Io sono, quindi, fratello di mio nipote e, siccome il marito della madre di una persona è suo padre, risulta che io sono padre della figlia di mia moglie e fratello di suo figlio.
Quindi io sono mio nonno.
Spiegato ciò, signor Ministro, la prego di volermi concedere di essere esentato dal servizio militare in quanto la legge impedisce che padre, figlio e nipote prestino contemporaneamente il servizio militare.
Fermamente convinto della vostra comprensione, la prego, Signor Ministro, di accettare i miei più distinti saluti.
Appena finito di leggere l'istanza, in preda ad una confusione mentale e ad un fortissimo mal di testa, Tatillo, senza chiedere pareri a chicchessia, preparò una lettera che esonerava l'interessato per:
"stato psichico instabile e preoccupante e turbe mentali aggravate da un clima familiare molto disturbante".
- Altro che saddoni - pensò Tatillo mentre portava la lettera alla firma.

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editus ab Anonimo Olevanese

thumb_Anonimo_olevanese.jpg Piccolo Anonimo Olevanese osserva il mondo in affanno

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