Tatilleide

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== '''Tatillo comanda la Compagnia''' == == '''Tatillo comanda la Compagnia''' ==
Tatillo, ormai promosso sul campo, si trova con due giovani Ufficiali ed una compagnia di militari da spostare dal piazzale fin dentro lo stadio. E’ sera tardi ed è buio pesto. Tatillo conosce bene il carattere dei suoi uomini, gente rude, rotta a tutte le fatiche ed i disagi e sicuramente poco incline a fare la marionetta. Il buio, poi, favorisce atteggiamenti che possiamo dire poco militareschi.<br />Quando uno degli Ufficiali ordinò a Tatillo di condurre la compagnia nello stadio, egli arringò così i militari:<br />- Guagliù! Camminammo senza fa burdèll e nun me facite ‘nguiatà! (Ragazzi! Camminiamo senza fare confusione e non mi fate arrabbiare – Traduzione di Totonno l'ignorante).<br />I militari cominciarono a muoversi in silenzio e, caso strano, pure con un certo ordine.<br />A quella vista l’Ufficiale si rivolse a Tatillo ed ai militari in modo molto contrariato:<br />- Ma che cazzo state facendo! E’ questo il modo di far marciare i militari? Compagniaaaaaa aaaaaalt!<br /><br />Tatillo non battè ciglio!<br />Il giovane Ufficiale, credendosi un piccolo Napoleone, iniziò a fare sfoggio di arti militari:<br />- Compagniaaaaaaaa aaaaaaaattenti!<br />Qualcuno si mise sugli attenti, qualcuno, coperto dal buio non lo fece.<br /> - Compagniaaaaaaaaaaaaa avanti maaaaaarsc!<br />I militari delle prime tre file (erano un centinaio in fila per tre) cominciarono a muoversi marciando in modo approssimativo; quelli delle file successive erano sicuramente meno marziali; seguiva gente che parlottava tra di loro; qualcuno, fumava. Poco dopo dalle ultime file partirono gli sfottò tipo: “Vatténn, Reclutaaaa! Tièn ‘e cchiord!; qualcuno gli batteva la stecca, qualche altro lo fischiava, altri semplicemente parlavano fra loro …. e via di seguito.<br />Tatillo si avvicinò al giovane Ufficiale e gli sussurrò:<br />- Glielo avevo detto che non era il caso di essere troppo formale!<br />- Prendi il comando della compagnia e portala dentro lo stadio. Fai come meglio ti pare, basta che li fai smettere – bofonchiò l’Ufficiale visibilmente imbarazzato.<br />Allora Tatillo si portò quasi al centro della colonna:<br />- Guagliù! Allora nun ce simmo capiti … Cammenamm e zitt … Nun me facite alluccà! Iamme! (Ragazzi! Allora non ci siamo capiti … Camminiamo e stiamo zitti. Non mi fate gridare! Andiamo! – Traduzione di Ciccio la Fetecchia).<br />I militari si rimisero in marcia, in silenzio e senza dare più fastidio, mentre l’Ufficiale, scornato, camminava con lo sguardo rivolto verso terra. Tatillo, ormai promosso sul campo, si trova con due giovani Ufficiali ed una compagnia di militari da spostare dal piazzale fin dentro lo stadio. E’ sera tardi ed è buio pesto. Tatillo conosce bene il carattere dei suoi uomini, gente rude, rotta a tutte le fatiche ed i disagi e sicuramente poco incline a fare la marionetta. Il buio, poi, favorisce atteggiamenti che possiamo dire poco militareschi.<br />Quando uno degli Ufficiali ordinò a Tatillo di condurre la compagnia nello stadio, egli arringò così i militari:<br />- Guagliù! Camminammo senza fa burdèll e nun me facite ‘nguiatà! (Ragazzi! Camminiamo senza fare confusione e non mi fate arrabbiare – Traduzione di Totonno l'ignorante).<br />I militari cominciarono a muoversi in silenzio e, caso strano, pure con un certo ordine.<br />A quella vista l’Ufficiale si rivolse a Tatillo ed ai militari in modo molto contrariato:<br />- Ma che cazzo state facendo! E’ questo il modo di far marciare i militari? Compagniaaaaaa aaaaaalt!<br /><br />Tatillo non battè ciglio!<br />Il giovane Ufficiale, credendosi un piccolo Napoleone, iniziò a fare sfoggio di arti militari:<br />- Compagniaaaaaaaa aaaaaaaattenti!<br />Qualcuno si mise sugli attenti, qualcuno, coperto dal buio non lo fece.<br /> - Compagniaaaaaaaaaaaaa avanti maaaaaarsc!<br />I militari delle prime tre file (erano un centinaio in fila per tre) cominciarono a muoversi marciando in modo approssimativo; quelli delle file successive erano sicuramente meno marziali; seguiva gente che parlottava tra di loro; qualcuno, fumava. Poco dopo dalle ultime file partirono gli sfottò tipo: “Vatténn, Reclutaaaa! Tièn ‘e cchiord!; qualcuno gli batteva la stecca, qualche altro lo fischiava, altri semplicemente parlavano fra loro …. e via di seguito.<br />Tatillo si avvicinò al giovane Ufficiale e gli sussurrò:<br />- Glielo avevo detto che non era il caso di essere troppo formale!<br />- Prendi il comando della compagnia e portala dentro lo stadio. Fai come meglio ti pare, basta che li fai smettere – bofonchiò l’Ufficiale visibilmente imbarazzato.<br />Allora Tatillo si portò quasi al centro della colonna:<br />- Guagliù! Allora nun ce simmo capiti … Cammenamm e zitt … Nun me facite alluccà! Iamme! (Ragazzi! Allora non ci siamo capiti … Camminiamo e stiamo zitti. Non mi fate gridare! Andiamo! – Traduzione di Ciccio la Fetecchia).<br />I militari si rimisero in marcia, in silenzio e senza dare più fastidio, mentre l’Ufficiale, scornato, camminava con lo sguardo rivolto verso terra.
- 
-== '''Pratiche imboscate''' == 
-Tatillo prosegue nel suo lavoro con impegno, soprattutto per le persone cui riguardavano le pratiche, persone avanti negli anni e che aspettavano quella medaglia come ultima gratificazione della vita che sapevano prossima alla fine.<br />Tatillo era un archivista nato e non lo spaventava quell’archivio di oltre 2 milioni e mezzo di pratiche che, a onore del vero, assomigliava ad una discarica della nettezza urbana, piuttosto che ad un locale adibito alla conservazioni di pratiche d’ufficio.<br />Aiutato dal suo fido soldato, lentamente, ma con costanza, metteva tutte le pratiche al posto giusto in modo da poter essere trovate alla bisogna; separava quelle che andavano trattate subito; provvedeva per le risposte del caso o anche per eventuali richieste e integrazioni necessarie per la buona finalizzazione della pratica. A Tatillo quell’attività piaceva; ormai era davvero pratico del suo lavoro al punto che gli interessati arrivando nell’Ufficio chiedevano direttamente di lui, saltando l’incombenza di parlare con gli Ufficiali e con gli altri incaricati.<br />Quella mattina Tatillo va per l’ennesima volta nella soffitta adibita ad archivio sempre nell’ottica di sistemare le tantissime pratiche… ad un tratto vede seminascosti un paio di scatoloni sospetti. Aiutato dal soldato, li tira fuori … li apre e … erano pieni di pratiche imboscate, relative a gente che a prima vista aveva diritto al riconoscimento, che nessuno aveva mai trattato.<br />Tatillo prende i due scatoloni e li porta al Capo Ufficio. Il Capitano guarda le pratiche, farfuglia qualcosa e poi sbotta:<br />- Ed io che mi fidavo tanto del Sergente Fagiolo!<br />Tatillo in cuor suo rideva 
- 
== '''Il portaordini''' == == '''Il portaordini''' ==

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LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO

Dopo l'Iliade (la guerra di Ilio) di Omero, dopo l'Odisseide (le vicende di Odisseo) di Omero, dopo l'Eneide (le vicende di Enea) di Virgilio, dopo la Tebaide (la guerra di Tebe) e l'Achilleide (le vicende di Achille) di Papinio Stazio, l'Anonimo Olevanese presenta la Tatilleide che potremmo tradurre con "La guerra di Tatillo" oppure con "Tatillo va in guerra", le vicende del mitico Tatillo.
Della Tatilleide ci sono rimasti solo dei frammenti che riportiamo nella traduzione di Totonno 'o gnurante.
Alla stessa non si ritiene di dover aggiungere alcun commento, ma ognuno può leggere questi versi come meglio gli aggrada ...

"Cantami o diva del prode Tatillo
l'ira funesta che in finiti lutti
addusse a chisto e a chillo
praticamente a tutti"

(..... grave lacuna ....)

Lo guardò torvo e gli disse Tatillo:
"Chitemmuort! Guardate a chillo
per odio degli austriaci qua non venni
nè lasciai le ombrose valli perenni
e nemmeno per gli affari tuoi
lasciai nella Serra la pariglia di buoi

(............. lacuna ........)

Di furore infammarono l'animo di Tatillo queste parole,
ma dal cielo scese l'Arcangelo San Michele
e solo a lui era manifesto
cosicchè Tatillo lo riconobbe presto
e gli disse: San Michè guarda a cchist
sceppa 'e mazzate pure da mano a Ccrist

(...........lacuna .............)

Oltre ai frammenti dell'opera originale, abbiamo un'epitome riportaci da Totonno 'o gnurante ed un riassunto in prosa di Runato 'o ciuccione che riportiamo integralmente....

Table of contents

Prologo

La guerra stagnante di trincea, che per mesi aveva impegnato il nostro esercito contro forze meglio armate e sicuramente più potenti, prese una brutta piega. Improvvisamente il nemico, appoggiato dai suoi alleati, organizzò una poderosa offensiva che in breve tempo travolse le nostre truppe. I nostri soldati sbandarono, indietreggiarono paurosamente, incalzati da un avversario tanto potente quanto borioso e tracotante. Più che una ritirata, quella dei nostri militari fu una rotta bella e buona, una vera Caporetto. Inseguito da un nemico inarrestabile, solo alla vista di quello che fu poi definito il fiume sacro, il nostro esercito si arrestò.
Per arginare la furia nemica, la Patria aveva bisogno di un miracolo. Furono allora chiamati alle armi i giovani della classe “99”, quelli che meritatamente saranno poi soprannominati “i ragazzi del 99”…. Ed i ragazzi del 99 compirono il miracolo: il nemico fu fermato, la sua carica spavalda esaurita, la Patria salva.
La guerra, però, non era affatto finita; il nemico era ancora sul nostro sacro suolo e lo si poteva vedere al di là del fiume. La Patria ancora una volta chiese un sacrificio ai suoi figli … a questa chiamata rispose la classe più giovane, quelli che potremmo definire “i bambini del 900”, molti dei quali, infatti, erano ancora imberbi.

Chiamata alla armi

La cartolina precetto raggiunse Tatillo mentre, come un moderno Cincinnato, stava arando il suo campicello con la sua pariglia di buoi.
Alla vista dei gendarmi, non prevedendo nulla di buono, Tatillo pensò di darsi ad una rapida, anche se ignominiosa, fuga. Poi, consapevole della propria innocenza e di una moralità da fare invidia all’antico Catone il Censore, li affrontò a piè fermo. Cosa potevano volere da lui?
- L’Italia ha bisogno di te! – gli disse uno dei due.
Tatillo rimase un po’ perplesso. Egli aveva una buona memoria, ma non ricordava nessuna vicina, né del campicello, né della sua borgata, che avesse tale nome. Poteva, forse, essere qualche signora di Montecorvino o addirittura di Acerno? E se così era, di che aveva bisogno? Che poteva volere da lui? Forse le serviva qualche giornata di lavoro con i buoi? E per chiedere questo si rivolgeva addirittura ai carabinieri. Così pensava Tatillo …
- Io non conosco nessuna Italia – rispose Tatillo – Forse avete sbagliato persona. Comunque adesso ho da fare e quindi non posso andare ad aiutarla. Devo arare il mio campicello, poi devo zappare, potare, irrigare, fare un “murregine” (un muretto – nota di Runato ‘o ciuccione), poi devo dare da mangiare ai maiali, alle galline … mi dispiace. Iatevenne a nata parte!
I gendarmi non si fecero condizionare dalla ferma risposta di Tatillo e gli lasciarono la cartolina precetto. Bofonchiando parolacce e già temendo la reazione dell’augusto genitore, Tatillo tornò a casa di cattivo umore, ripensando a quello che gli era successo ed a quello che lo aspettava: la guerra.

Tatillo giunge al C.A.R. (Centro Addestramento Reclute)

Fu così che Tatillo, obtorto collo, rispose al grido d’aiuto che gli giungeva da ogni parte d’Italia.
Arrivato al C.A.R., a Tatillo fu data una divisa che gli andava troppo grande, un paio di scarponi (un po’ troppo stretti) e un ordine: marciare. Divisi in plotoni agli ordini di un caporale che si credeva Napoleone, le reclute praticamente trascorrevano la giornata a marciare: avanti marsh, attenti a …, sinistra, destra, passo, cadenza …
Tatillo pensava che non era esatto quel detto “Meglio marciare che marcire” che aveva sentito da piccolo. Quasi quasi era meglio andare subito al fronte e sperare in un pio colpo di fucile nemico piuttosto che stare a soffrire sotto i comandi di un comico caporaletto afflitto da mania di grandezza.
I militari non parlavano tra di loro per timore di eventuali spie, ognuno temeva l’altro e gli amici erano più spietati dei nemici… Così trascorreva il tempo.
Una sera in mensa Tatillo sentì un rumore, anzi un fruscio sotto al tavolo. Si piegò per vedere meglio e, sorpresa, scoprì un bel micino che mangiucchiava gli avanzi della cena che cadevano per terra.
- Finalmente un volto umano – mormorò Tatillo, rincuorato da quella vista.

Il nonnismo

Il nonnismo era un fenomeno molto radicato nella caserma dove alloggiava Tatillo. Le povere reclute erano soggette ad ogni forma di vessazione, a volte vere e proprie umiliazioni. Tra questi atti di prepotenza c’era:
- “fare la branda al nonno”, episodio molto noto ai profani, che consisteva nel costringere la recluta a preparare la branda al militare anziano prossimo al congedo;
- “fare il cucù”. Il militare che doveva fare il cucù era costretto a salire su un armadietto e, lassù accovacciato, imitare appunto l’orologio a cucù;
- “fare il juke-box”. La recluta era rinchiusa in un armadietto e doveva cantare una canzone quando gli anziani di turno vi introducevano una monetina (come in un juke box);
- “pompare”. La recluta era costretta a fare flessioni sulle braccia quando gli anziani gli ordinavano di “pompare”.
Le punizioni per chi rifiutava di subire queste angherie erano:
- il “gavettone”, cioè un secchio d’acqua (o di urina, nei casi più gravi) gettati addosso al malcapitato durante il sonno;
- il “lucido”, che consisteva nello svuotare (sempre durante il sonno) un tubetto di lucido da scarpe sulla testa del ribelle;
- il “dentifricio”, variante del lucido, nel quale si usava il dentifricio al posto del lucido (usato nei casi meno gravi);
- il “sacco” (che non era una punizione, ma, questa sì, una simpatica goliardia) che consisteva nel piegare il lenzuolo in due a mo’ di sacco in modo che quando l’interessato andava a dormire non riusciva a stendere i piedi.
Tatillo non subì mai vessazioni da parte dei “nonni”, ma questo non significa che egli non fosse mai venuto in contrasto con gli anziani della caserma. In verità, dopo il primo scontro iniziale, Tatillo continuò a litigare con i “nonni”, ma solo per difendere le reclute ed i nuovi arrivati. Bisogna dire che, pur di difendere i più giovani o gli inferiori, Tatillo entrava in conflitto con tutti, compresi i propri superiori … in un’occasione fu addirittura vittima di un “autogavettone”.

La raccomandazione

L’augusto genitore di Tatillo si accorse di non poter fare a meno del figliolo e così decise di ricorrere all’italica risorsa della “raccomandazione”.
Si presentò così dal Generale D(*)S(*)(*) suo vecchio compagno d’infanzia.
- Come va? La famiglia? I figli? – il generale lo accoglie con la cordialità di sempre, quella riservata all'amico dei bei tempi andati.
- Bene! – risponde il contadino e poi, venendo subito al sodo, sputa il rospo – Tatillo lo hanno chiamato alle armi … Sta a Roma … Certo che se lo mandavano a Salerno o a Persano … mica puoi fare qualcosa?
- E adesso me lo dici? Meno male che ci siamo incontrati! Ci penso io. Domani faccio una telefonata e lo faccio trasferire! – il generale aveva capito subito e tutto.
- Grazie generale! Per qualsiasi cosa ... a disposizione!
Trascorsero un paio di settimane, i due si incontrarono.
- Allora tutto a posto? – chiede il generale – Hanno trasferito tuo figlio?
- Per trasferirlo lo hanno trasferito – risponde il contadino – ma lo hanno mandato a Bologna!
- Come sarebbe a dire a Bologna? Allora quegli imbecilli non hanno capito un cazzo! Domani gli metto un dito in culo e li faccio girare come una trottola. Farò sistemare tutto, non ti preoccupare!
Il paese è piccolo ed ovviamente non passa molto tempo che i due si rivedono in piazza. Il generale, con aria voce allegra e l’aria del trionfatore, gli chiede:
- Allora?
- Tutto a posto! – risponde mogio mogio il contadino.
- E dimmi, dimmi: dove lo hanno mandato? A Salerno o a Persano? – il generale non si accorge dello stato d’animo del vecchio amico.
- NO! Lo hanno mandato in un altro posto … ma sta bene lo stesso. Mi ha telefonato proprio ieri sera … ha detto che a Portogruaro si trova benissimo e vorrebbe restare lì fino alla fine della guerra!

Tatillo e il nonnismo

Tatillo arrivò in caserma … dopo due giorni fece conoscenza con il fenomeno del NONNISMO. Egli sapeva già di che si trattava; tutti gliene avevano parlato ed ora ne stava per diventare la vittima.
Era appena giunto nella grande camerata, si stava preparando la branda per mettersi a dormire, quando arrivò un tizio, alto quanto lui, che gli disse:
- Recluta! Devi fare la branda al nonno!
- E a me chi me la fa? Tuo cugino? Perché non gliela vai a fare tu? – rispose senza esitazioni Tatillo.
- Perché io sono anziano?
- E allora se la fa da solo!
- Ah! E così? Se poi dormi bagnato non te la prendere con me! – minacciò l’altro.
- E invece se mi succede qualcosa me la prendo proprio con te! Qualsiasi cosa mi succederà da questo momento, verrò da te e tu maledirai il giorno che sei nato. Hai capito bene?
- Ma io che ci posso fare? – protestò l’anziano, che ora appariva visibilmente intimorito.
- Sono cazzi tuoi! Vuol dire che mi farai da guardia ogni notte! – troncò seccamente Tatillo ed il il suo sguardo non ammetteva dubbi.
Fu anche grazie a questo espediente che Tatillo non ebbe problemi con i “nonni”.

Prima destinazione

Finito il C.A.R., Tatillo fu inviato a destinazione. Di buon mattino si recò nell’Ufficio dove era stato destinato e si presentò al maresciallo, un anziano sottufficiale che aveva fatto l’ultima guerra rivestendo il grado di Sergente Maggiore.
Il primo giorno tutto normale: dopo le presentazioni, Tatillo si recò nella stanza dove avrebbe dovuto lavorare (alle dipendenze di un Caporal Maggiore).
- Buon giorno, maresciallo! – salutò Tatillo il giorno successivo.
- Vaffanculo – rispose l’anziano sottufficiale, alzando appena gli occhi.
Tatillo ci rimase un po’ male … Si recò nella sua stanza molto pensieroso, non riuscendo a capacitarsi di quel trattamento. Dove aveva sbagliato? Perché il maresciallo gli aveva risposto così?
- Buon giorno, maresciallo! – salutò allegramente Tatillo la mattina del terzo giorno.
- Vaffanculo! – rispose di nuovo l’anziano maresciallo.
Tatillo era sconcertato: perché il Sottufficiale lo trattava così?
L’indomani la scena si ripeté. Allora Tatillo si armò di coraggio e chiese al superiore:
- Scusi, Maresciallo, perché mi tratta così? Perché quando la saluto mi manda a fare in culo?
- Perché ti voglio bene! – rispose l’anziano sottufficiale.
Tatillo rimase molto perplesso … ed allora il maresciallo chiarì.
- Rifletti – gli disse – Ad un nemico, ad uno con cui hai litigato o uno sconosciuto non dirai mai parolacce né lo mandi a fare in culo. Se lo facessi, quello ti denuncerebbe di sicuro. Mentre ad un amico una parolaccia o uno sfottò lo fai tranquillamente perché sai che quello accetta sia l’una che l’altro. Io ti voglio bene e ti reputo già un mio amico, per questo mi permetto questo piccolo sfottò. Quelli che reputo persone ostili o da tenere sotto controllo, credimi, li tratto con molta freddezza e loro devono stare molto attenti.
Tatillo capì … da quel momento, nonostante la notevole differenza di età, i due divennero molto amici.


IL GIORNALINO

Nella caserma si stampava un giornalino (n. unico annuale con uscita il 4 dicembre) ... chiedeva collaboratori per l'edizione 1979. Il Comandante stesso, durante l’assemblea generale di un venerdì di settembre, invitò i militari a collaborare ognuno per la propria capacità e specialità: poesia, umorismo, disegno …
Tatillo si presentò all’ufficiale incaricato. Questi, in verità una persona molto cordiale, gli chiese:
- Cosa sai fare?
- Scrivere ... credo di avere una buona predisposizione per la narrativa in genere, racconti umoristici, seri, storia, poesie ... in pratica se queste cose (i numeri precedenti) le hanno fatte gli altri, le posso fare anche io.
L’Ufficiale non sembrò fare caso a quella che poteva apparire un atto di boria. Forse Tatillo a qualcuno apparì indubbiamente presuntuoso, ma nessuno lo diede ad intendere … e così iniziò la collaborazione al giornale.
Tatillo si impegnò molto, anche perché quell’attività gli piaceva e, in verità, i due ufficiali incaricati al coordinamento mostravano di apprezzare molto il lavoro di Tatillo.
Verso fine tutti i lavori svolti furono portati al Comandante della caserma. Egli cominciò a leggere ...
- Bello, questo! Molto divertente, davvero molto umoristico ... però ... troppo polemico ... non si può pubblicare sul giornalino di una caserma! – il comandante bocciò il primo articolo.
- Vediamo quest'altro! Ah.. ah ah ah ... ma come le pensa tutte queste amenità? ... Troppo spassoso! Questo si che è umorismo, altro che quelle lamentele che si leggono in certi cosiddetti capolavori .. simpatico ... però, è poco patriottico! Come lo pubblichiamo? Niente da fare.
Il Comandante continuò a leggere: .... questo troppo crudo ... questo è troppo cinico … questo può sembrare poco patriottico, … questo anti militarista … questo anticlericale, questo così ... questo cosà ...
.... alla fine scartò tutti gli articoli di Tatillo furono scartati.
- Mi dispiace … questi scritti non li possiamo proprio pubblicare … Bisogna rifare tutto!
L'Ufficiale coordinatore non fiatò (e che poteva dire?) e, prese le carte rispose, salutò marzialmente il Superiore e uscì dalla stanza seguito mestamente da Tatillo.
- E ora come facciamo? – chiese l’Ufficiale a Tatillo una volta lontani dal Superiore - - pensi di riuscire a scrivere qualcosa che gli vada bene?
- Certo! In un paio di giorni scrivo tutto!
L’Ufficiale lo guardò incredulo. In cuor suo non era del tutto convinto, ma non aveva alternative.
In due giorni Tatillo riscrisse nuovi articoli, sia umoristici sia patriottici, scrisse poesie equidistanti da polemiche e ideologie e le consegnò all’Ufficiale. Questa volta il Comandante apprezzò il lavoro di Tatillo: tutti gli scritti furono pubblicati sul giornalino. Oltre agli elogi, anche un premio in danaro, corrispondente alla paga mensile di un militare di leva, fu dato al nostro eroe che subito provvide a dividere con l’altro militare che aveva collaborato alla buona riuscita dell’opera.

Nuovo incarico

Nell’Ufficio di Tatillo ci furono, nello stesso, tempo avvicendamenti e riduzione di personale. Per questo motivo il Capo Ufficio, che era anche capo di una sezione, si trovò senza il suo Sottufficiale Addetto. Allora egli chiamò i Sottufficiali nel suo ufficio e disse loro:
- Come sapete il Sergente Fagiolo che stava nella mia sezione è stato trasferito. Pertanto mi serve un suo sostituto. C’è qualcuno che si offre volontario per questo incarico? Caratteristiche necessarie sono: buon dattilografo, buon conoscitore della lingua inglese e … possibilmente marinaio.
Le caratteristiche, caso strano, erano possedute in pieno da Tatillo.
Nessuno si offrì volontario. Chi guardava in aria, chi per terra, chi nel vuoto …zbr /> - Allora? – chiese ancora il Capo Ufficio.
Nessuno rispose.
Tatillo ci pensò un attimo; capì che era inutile perdere tempo; fece un passo avanti e prese la parola:
- Capitano! Io sono un ottimo dattilografo; come vedete e sapete al mattino mi leggo un quotidiano in lingua inglese e … indosso la divisa della Marina Militare.
L’Ufficiale, memore della discussione avuto poco dopo che Tatillo era arrivato in Ufficio, sobbalzò sulla sedia, poi sconsolato mormorò tra se e se per non farsi sentire:
- Proprio tu?
- Beh! Scusate se mi sono permesso – disse Tatillo rientrando nei ranghi – Come non detto! Scusate ancora!
- Ma no! – disse il capitano cercando di evitare inutili dissapori o futuri attriti – Cosa hai capito … va bene … da oggi sei nella mia sezione.
Fu così che Tatillo passò alle dipendenze del Capo Ufficio che non perdeva occasione per elogiare il Sergente che era andato via e ricordare le sue eccezionale qualità … e Tatillo non poteva che stare in silenzio ad ascoltare.


Tatillo comanda la Compagnia

Tatillo, ormai promosso sul campo, si trova con due giovani Ufficiali ed una compagnia di militari da spostare dal piazzale fin dentro lo stadio. E’ sera tardi ed è buio pesto. Tatillo conosce bene il carattere dei suoi uomini, gente rude, rotta a tutte le fatiche ed i disagi e sicuramente poco incline a fare la marionetta. Il buio, poi, favorisce atteggiamenti che possiamo dire poco militareschi.
Quando uno degli Ufficiali ordinò a Tatillo di condurre la compagnia nello stadio, egli arringò così i militari:
- Guagliù! Camminammo senza fa burdèll e nun me facite ‘nguiatà! (Ragazzi! Camminiamo senza fare confusione e non mi fate arrabbiare – Traduzione di Totonno l'ignorante).
I militari cominciarono a muoversi in silenzio e, caso strano, pure con un certo ordine.
A quella vista l’Ufficiale si rivolse a Tatillo ed ai militari in modo molto contrariato:
- Ma che cazzo state facendo! E’ questo il modo di far marciare i militari? Compagniaaaaaa aaaaaalt!

Tatillo non battè ciglio!
Il giovane Ufficiale, credendosi un piccolo Napoleone, iniziò a fare sfoggio di arti militari:
- Compagniaaaaaaaa aaaaaaaattenti!
Qualcuno si mise sugli attenti, qualcuno, coperto dal buio non lo fece.
- Compagniaaaaaaaaaaaaa avanti maaaaaarsc!
I militari delle prime tre file (erano un centinaio in fila per tre) cominciarono a muoversi marciando in modo approssimativo; quelli delle file successive erano sicuramente meno marziali; seguiva gente che parlottava tra di loro; qualcuno, fumava. Poco dopo dalle ultime file partirono gli sfottò tipo: “Vatténn, Reclutaaaa! Tièn ‘e cchiord!; qualcuno gli batteva la stecca, qualche altro lo fischiava, altri semplicemente parlavano fra loro …. e via di seguito.
Tatillo si avvicinò al giovane Ufficiale e gli sussurrò:
- Glielo avevo detto che non era il caso di essere troppo formale!
- Prendi il comando della compagnia e portala dentro lo stadio. Fai come meglio ti pare, basta che li fai smettere – bofonchiò l’Ufficiale visibilmente imbarazzato.
Allora Tatillo si portò quasi al centro della colonna:
- Guagliù! Allora nun ce simmo capiti … Cammenamm e zitt … Nun me facite alluccà! Iamme! (Ragazzi! Allora non ci siamo capiti … Camminiamo e stiamo zitti. Non mi fate gridare! Andiamo! – Traduzione di Ciccio la Fetecchia).
I militari si rimisero in marcia, in silenzio e senza dare più fastidio, mentre l’Ufficiale, scornato, camminava con lo sguardo rivolto verso terra.

Il portaordini

Il comandante chiamò Tatillo che si precipitò nel suo Ufficio. L’alto Ufficiale gli ordinò di recarsi dal suo segretario per chiedergli quando sarebbe avvenuto il cambio stagionale dell’uniforme.
Tatillo batté i tacchi, fece dietrofront, uscì dall’ufficio del comandante ed entrò nella stanza di fronte.
- L’uniforme si cambia il 10 ottobre – rispose il segretario.
Tatillo batté i tacchi, salutò, fece dietrofront, uscì dalla stanza, entrò in quella di fronte. Qui batté di nuovo i tacchi, rimase sugli attenti ed attese che gli fosse stata data la parola per riferire la risposta. Il comandante pensava ad altro e Tatillo rimase sugli attenti per cinque minuti. Ricevuta l’autorizzazione a parlare, Tatillo riferì.
Al comandante non bastò la risposta, ma chiese di sapere se era in vigore l’uniforme di mezza stagione.
Tatillo scattò sugli attenti, batté i tacchi, si girò, uscì dalla stanza, entrò in quella di fronte, batté i tacchi, si mise sugli attenti …
- Si! – fu la laconica risposta del segretario. Tatillo rifece tutta la tiritera.
- Fino a quando? – Chiese il Comandante. Ancora battitura di tacchi, attenti, dietrofront, uscita, entrata saluto, riposo ….
- Fino a fine novembre! – Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Quando si rimetterà la divisa estiva? – Tatillo rifà tutta la solita tiritera.
- Ad aprile – risponde il segretario. Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Dove è scritto – Chiede il comandante. Tatillo rifà tutta la tiritera...
- Sul foglio d’ordini! – Risponde il segretario. Tatillo rifà tutta la tiritera.
- Va bene! Puoi andare - conclude il Comandante.
Tatillo batte i tacchi, si rimette sugli attenti, inciampa, saluta, si ferma, torna indietro, scatta sugli attenti, esce, ma sbatte sulla porta, si fa un bozzo in fronte, ritorna indietro, prende una piccola rincorsa e, grazie a Dio, riesce a varcare la porta: finalmente è fuori della stanza del Comandante.
- E se mi sparo un colpo di pistola senza attendere la pietà del nemico”? - si domandò sfinito il povero Tatillo.
(Nel 2007 la stessa scena si sarebbe ripetuta uguale, ma al posto di Tatillo, il comandante avrebbe utilizzato l’e-mail – nota di Totonno ‘o gnurante)


Rientro alla base

Il reggimento artiglieria dove era stato assegnato Fabrizio aveva appena finito un’importante esercitazione. Ormai era notte fonda e c’era una nebbia che si poteva tagliare a fette.
Il vice comandante si guarda attorno e, rivolto al Colonnello comandante di reggimento, esclama:
- Qui non si vede un cazzo! Come cazzo facciamo a tornare alla base?
Il Colonnello scruta a destra e a manca finchè scorge una luce: si accorge che è un grosso camion. Allora ha un lampo di genio.
- Presto! Mettiamo in moto tutti i mezzi e seguiamo quel camion. Di sicuro ci porterà sulla strada principale che porta alla nostra base.
Il camion avanzava lentamente e dietro di esso si erano accodati tutti i mezzi militari comprese le artiglierie.
Dopo qualche ora il camion si ferma in aperta campagna, davanti ad una casa solitaria. Tutti i mezzi militari che lo avevano seguito occupano il piazzale, spengono motori e restano in attesa. Il Colonnello che era alla testa della colonna scende precipitosamente dal suo mezzo, si porta vicino al camionista e visibilmente adirato gli urla:
- Dove cazzo ci hai portato? Mi dici dove cazzo ci troviamo?
- A casa mia! Siamo davanti casa mia! Ma voi, piuttosto, che cazzo siete venuti a fare nella mia fattoria? –
(La notizia, che avrebbe dovuto rimanere nascosta, ovviamente il giorno seguente era di dominio pubblico)


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editus ab Anonimo Olevanese


thumb_Anonimo_olevanese.jpg Piccolo Anonimo Olevanese osserva il mondo in affanno

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