Storiografia

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GLI ANNALISTI E LE ORIGINI DELLA STORIOGRAFIA

Come fatto con gli altri generi, prima di affrontare gli autori del periodo che stiamo trattando, dobbiamo risalire indietro nel tempo e fare un cenno, purtroppo abbastanza rapido, agli autori precedenti che sono importanti, anche e soprattutto, perché ad loro molto spesso hanno attinto gli autori che meglio conosciamo, come ad esempio Tito Livio.

I primi documenti della Storiografia latina sono i Fasti, gli Annales e le iscrizioni funebri che, benché anonime, avrebbero assunto un’importanza eccezionale per gli storici se purtroppo non fossero andate completamente perse nell’incendio di Roma per opera dei Galli nel 390 a.C.. In ogni modo per avere i primi nomi di autori dobbiamo aspettare le guerre puniche: dalle file dei combattenti in quelle guerre, infatti, vennero fuori i primi relatori di eventi storici, detti annalisti perché raccontavano gli avvenimenti più importanti avvenuti nell’anno in cui rimanevano in carica le autorità (consoli o pontefici); in pratiche possiamo considerarli autori di cronologie. I primi nomi che incontriamo sono quelli di Fabio Pittore e Cincio Alimento. Entrambi combattenti nella seconda guerra punica (Alimento fu addirittura prigioniero di Annibale), descrissero la storia di Roma dalle origini fino ai loro giorni.

Quinto Fabio Pittore (260 ca – 190 ca a.C.), fu inviato a Delfi dopo la sconfitta del 216 a.C.. Scrisse una storia annalistica (Annales o Rerum gestearum liberi) in greco. È la fonte principale di Tito Livio per quanto riguarda la 2ª guerra punica ed il patavino spesso si attiene alla sua autorità proprio perché contemporaneo di quegli avvenimenti. Anche Lucio Cincio Alimento scrisse in greco. Di origine plebea, scrisse Annales, una storia di Roma dalle origini ai suoi giorni. Annalista fu pure Albinio Postumo, console nel 142.

Gli annalisti scrivevano in greco non per rinuncia alla propria lingua o perché la ritenevano inadatta, ma perché, essendo loro intenzione divulgare le narrazioni in tutto il bacino mediterraneo, la lingua greca era sicuramente più adatta all’esigenza. Di questi restano scarsi frammenti.

Con Celio Antipatro e con Sempronio Asellione (III secolo), finalmente si passa alla storiografia vera e propria. Questi due autori non si limitavano ad indicare solo gli eventi e le relative date, ma spiegavano le ragioni degli avvenimenti mostrandone la correlazione con la vita politica e sociale. Il nuovo indirizzo lo troviamo in un frammento dello stesso Asellione: “…. noi non ci accontentiamo di questo, ma vogliamo spiegare il perché e il percome. Scrivere sotto qual console sia cominciata una guerra e sotto quale sia finita, chi abbia avuto il trionfo e quali fatti si siano in essa svolti, senza indicare anche i decreti del Senato e le leggi proposte, senza esporre con quali intendimenti i fatti siano avvenuti, questo è narrare favole ai bimbi, non scrivere storie" (Id fabulas pueris est narrare, non histories scribere).

Anche le “Origines” di Catone vanno inserite in questo modo di fare storiografia.

Nel secolo successivo ci furono altri storici che scrivevano seguendo le linee di Asellione. Tra questi troviamo Claudio Quadrigario (così chiamato perché vinse con la quadriga in una storica competizione sotto Silla), autore di una storia di Roma che va dall’incendio subito per opera dei Galli Senoni di Brenno fino ai tempi di Silla usando il tradizionale metodo annalistico. Quadrigario fu una delle fonti di Tito Livio; l’indubbia grandezza dell’opera di quest’ultimo rese inutile il lavoro di quello che andò perduto. Anche l’opera di Valerio Anziate (così chiamato perché proveniente da Anzio), una storia dalle origini fino ai suoi tempi, ebbe la stessa sorte: dopo essere stata fonte di Livio, andò perduta perché troppo inferiore.

Lucio Cornelio Sisenna trattò un argomento ben preciso, la guerra civile tra Mario e Silla. Nato verso il 120 a.C., Sisenna fu un sostenitore di Silla sul cui periodo (97-78 a.C.) scrisse le “Historie” in 25 libri. Di quest’opera, ripresa da Sallustio, restano solo pochi frammenti. Tradusse anche le Fabulae Milesiae di Aristide di Mileto. Morì a Creta nel 67 a.C..

Ricordiamo, infine, Lucio Cornelio Silla autore di una propria autobiografia che, dopo essere servita come base per la “Vita di Silla” di Plutarco, andò persa.

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