Missione di sorveglianza campi

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Revisione 07:53, 26 Mag 2007
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Alzo la testa, cercando di tenere d'occhio l'ala scura. La vedo che lascia cadere sui carri botte due oggetti lucenti. Sento un rumore di vetri infranti e, dopo un paio di secondi, un boato squarcia l'aria ed i due carri. Mi fa male lo stomaco, sento un forte e doloroso fischio nelle orecchie. Devo riuscire a collimare l'ala con i volanti a mano. Mi gira tutto, ho la vista appannata. Stringo tra i denti il cavo d'innesco del falconiere. Ci sono quasi... ...sono... ...MORTO! Alzo la testa, cercando di tenere d'occhio l'ala scura. La vedo che lascia cadere sui carri botte due oggetti lucenti. Sento un rumore di vetri infranti e, dopo un paio di secondi, un boato squarcia l'aria ed i due carri. Mi fa male lo stomaco, sento un forte e doloroso fischio nelle orecchie. Devo riuscire a collimare l'ala con i volanti a mano. Mi gira tutto, ho la vista appannata. Stringo tra i denti il cavo d'innesco del falconiere. Ci sono quasi... ...sono... ...MORTO!
-'''''(Campi Flegrei, ora 14:75, giorno 175°, anno 32 ante Partenope)''''' Ciro, senza staccarsi dal cannocchiale, inizia lentamente a far scorrere la mano destra lungo la cassa evitando di strappare il puntamento. Sente nella spalla il tremito armonico della corda che ancora non si è calmato. Riporta l'arco in tensione, evitando di far rumore, attende lo scatto di sicurezza del carrello. Una leggera torsione dell'appiglio di manovra, aggancia il dardo dal caricatore. Riporta in avanti il carrello di caricamento incoccando il dardo. Sistema per l'ennesima volta le dita sul grilletto, nuovamente pronto a scattare.+== Campi Flegrei, ora 14:75, giorno 175°, anno 32 ante Partenope ==
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 +Ciro, senza staccarsi dal cannocchiale, inizia lentamente a far scorrere la mano destra lungo la cassa evitando di strappare il puntamento. Sente nella spalla il tremito armonico della corda che ancora non si è calmato. Riporta l'arco in tensione, evitando di far rumore, attende lo scatto di sicurezza del carrello. Una leggera torsione dell'appiglio di manovra, aggancia il dardo dal caricatore. Riporta in avanti il carrello di caricamento incoccando il dardo. Sistema per l'ennesima volta le dita sul grilletto, nuovamente pronto a scattare.
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<li>Marì, parla! - chiede Ciro con estrema calma.</li> <li>Marì, parla! - chiede Ciro con estrema calma.</li>

Revisione 07:54, 26 Mag 2007

alba di un giorno di prima estate

Percorriamo una stretta striscia di terra che a malapena ricorda di aver avuto dell'asfalto a ricoprirla. Scortano la nostra colonna due centauri veloci, subito seguiti da una testuggine ed un'altra a chiudere la formazione in coda. Sto seduto sul cassone della blindo, ma non mi sento tranquillo. Siamo in viaggio da tanto, mi fa male la schiena, tutto questo mi sembra una follia. Ho sentito raccontare cose tremende su questa zona ed il suo nome basta a rendermi nervoso. Li chiamano i Campi Flegrei (campi fiammeggianti), dicono che si chiamano così da sempre. Dobbiamo andare avanti a qualsiasi costo, tornare indietro a questo punto sarebbe inutile, ormai abbiamo sconfinato troppo. Mi guardo intorno, dietro di noi, al centro della colonna, seguono i due carri botte che arrancano sbuffando. Li riempiremo fino all'orlo e scapperemo via! Penso che ci stiano tenendo d'occhio già da parecchio. Credo, addirittura, da prima che trovassimo quello strano simbolo sulla strada. Tre legni verniciati di verde e di rosso, incrociati a mo di treppiedi, reggevano un mascherone di terracotta laccata. Il mascherone, giallo e verde, ritraeva la faccia di un capellone barbuto col naso grosso; la cui bocca, aperta e ghignante, metteva in mostra i grossi denti regolari.

Alzo gli occhi al cielo e mi sembra di vedere un'ombra di gabbiano da cui proviene un luccichio che dura un attimo. Forse mi sbaglio, sarà la stanchezza mi dico, non ci sono gabbiani qui! All'improvviso mi scuoto, un brivido mi attraversa la schiena. Scatto in piedi ed afferro il telo sopra il falconiere. Una freccia bianca si pianta nella strada innanzi a noi. Il centauro di destra va a prenderla, vedendo che vi è attaccato un messaggio. Afferra la freccia, fa perno con il piede e torna verso il fianco opposto della colonna. L'altro centauro piega e torna in dietro a tutta velocità incrociando il compagno, riuscendo ad alzare un polverone infernale. La colonna continua la sua corsa, anche se tutti restano indecisi sul da farsi. La freccia viene passata al nostro mastro che, come di consuetudine, fa da balestriere sulla testuggine in testa alla colonna. Il mastro di razzia, letto il messaggio, butta la freccia e fa segno agli autisti di accelerare.

Armeggio sul sellino di tiro del falconiere. Il colpo, per precauzione, è già in canna. Devo levare i freni di stazione, mi tremano le mani, non respiro. Devo calmarmi, ma non ci riesco. Nuie simm' briganti e facìmm paur'. La paura, però, attanaglia me! Sento dei fischi in mezzo al trambusto dei nostri mezzi e vedo cadere dei lunghi pali bianchi e rossi, che vanno a piantarsi nel terreno a formare un quadrato davanti a noi. Alla sommità dei pali piovuti dal cielo si accendono dei bengala blu, che bruciando illuminano l'aria del primo mattino e producono un assordante fischio dal suono acuto simile ad un forte ululato. Non ce la faremo ad evitarli, ci finiremo giusto in mezzo. Di qualsiasi cosa si tratti, fra poco lo scopriremo a nostre spese. Ecco, siamo in mezzo al quadrato, come un birillo rosso al centro di un tavolo da biliardo.

Una specie di missile si conficca nella cabina di guida della mia blindo e stranamente non esplode. Almeno non come io mi sarei atteso. Invece di sventrare la blindo con una detonazione, un forte lampo azzurrino si propaga dal missile fino ai pali bianchi e rossi. La mia confusione, a questo punto, diventa totale. Nessun apparato elettrico funziona più, ne la radio, ne i servomotori del falconiere e, temo, neanche il suo percussore magnetico. Iniziano a piovere frecce su di noi, sia dall'alto che dai lati. Sembrano arrivare da ogni parte! Io non vedo nessuno che le scagli.

Calano su di noi, da varie direzioni, quattro strani figuri in sella a delle biciclette. Non muovono i pedali eppure vanno veloci. Precedentemente i centauri avevano fatto in tempo ad evitare il quadrato di pali. Adesso uno dei due non riesce a scansare una freccia; mentre l'altro cade dopo essersi ritrovato addosso un lungo taglio provocato da una lama. Due dei ciclisti, muniti di lance, reggendosi in piedi sui pedali delle loro bici, riescono con incredibile semplicità a centrare i piloti delle testuggini, conficcando in profondità tra gli scudi la loro arma. Proseguono la loro corsa iniziando a pedalare dopo aver abbandonato la lancia nella carcassa immobile. Il balestriere della testuggine di coda, tenta di prendere la mira su quello che ha appena colpito il suo pilota. Gli impedisce di scoccare il dardo un fendente alle sue spalle. Il mastro di razzia, sulla testuggine di testa, si trova nelle stesse condizioni. Lo soccorre la sua esperienza e la fortuna. L'assalitore, infatti, sta sopraggiungendo in lieve ritardo, dopo aver intercettato l'ultimo centauro rimasto. Scocca il suo unico dardo utile, non avrà il tempo di ricaricare o fuggire. Centra il suo bersaglio in pieno petto, ma la freccia non fa effetto. Non riesce a capire cosa non abbia funzionato, l'avversario non sembra indossare alcun tipo di protezione. Il destino del mastro di razzia in breve tempo gli è addosso con in mano una specie di pennato, ed a nulla serve il suo elmetto.

Basta! Devo reagire... ...posso sparare il colpo nella canna del falconiere. Dov'è quel ala scura che ho visto prima? Eccola, alla mia sinistra! Non è più contro sole, sta puntando sui carri botte impossibilitati a muoversi. Armeggio con la sicura del falconiere cercando di estrarre, più in fretta che posso, il cavo di innesco manuale della carica di lancio.

Alzo la testa, cercando di tenere d'occhio l'ala scura. La vedo che lascia cadere sui carri botte due oggetti lucenti. Sento un rumore di vetri infranti e, dopo un paio di secondi, un boato squarcia l'aria ed i due carri. Mi fa male lo stomaco, sento un forte e doloroso fischio nelle orecchie. Devo riuscire a collimare l'ala con i volanti a mano. Mi gira tutto, ho la vista appannata. Stringo tra i denti il cavo d'innesco del falconiere. Ci sono quasi... ...sono... ...MORTO!

Campi Flegrei, ora 14:75, giorno 175°, anno 32 ante Partenope

Ciro, senza staccarsi dal cannocchiale, inizia lentamente a far scorrere la mano destra lungo la cassa evitando di strappare il puntamento. Sente nella spalla il tremito armonico della corda che ancora non si è calmato. Riporta l'arco in tensione, evitando di far rumore, attende lo scatto di sicurezza del carrello. Una leggera torsione dell'appiglio di manovra, aggancia il dardo dal caricatore. Riporta in avanti il carrello di caricamento incoccando il dardo. Sistema per l'ennesima volta le dita sul grilletto, nuovamente pronto a scattare.

  • Marì, parla! - chiede Ciro con estrema calma.
  • Marì, con le spalle al riparo e la balestra alle ore undici, osserva il campo con il periscopio diastimometrico - Con questa fanno tre prese e un liscio. Hai salvato il pipistrello appena in tempo. Un attimo ancora, ed il brigante l'avrebbe tirato giù!
  • Ne hai uno in mano - Gli ricorda Marì, riferendosi ai dardi rimasti nel suo caricatore - Abbiamo fatto cappotto in sette minuti, dalla calata del quattro di bastoni.

Percorrendo con lo sguardo il profilo delle carcasse, Ciro sembra tracciarne idealmente il contorno. Scruta attraverso il cannocchiale alla ricerca dell'ultima presa prima di alternarsi con Marì.

Vede il capo branco estrarre un panno e pulire la lama appena usata. Sta ritto sul sellino ed osserva il campo. Ripone la sua arma nella custodia, mentre completa un ultimo giro del quattro di bastoni senza toccare il manubrio, estrae lo strumento e modula il suono di "fine azione" per richiamare a sé il branco.

  • Ciro, muoviamoci. Peppe ci ha chiamato - Marì ripone alla cintura il periscopio ed inizia a strisciare fino al limitare delle siepi.
  • Arrivo Marì. - controlla la sicura della balestra e striscia anche lui, stando attento a tenerla rivolta nella direzione opposta a Marì. - Esco prima io.

Da un cespuglio, ad una trentina di metri dal quattro di bastoni, spunta Ciro che regge la balestra di traverso impugnata con la sinistra. Si allinea a lui Marì, restando ad una quindicina di metri e tenendo l'indice destro sulla sicura. --pksoft 09:53, Mag 26, 2007 (CEST)

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