La tragedia

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Revisione 13:06, 21 Feb 2006

La tragedia, come genere letterario, entrò nella vita pubblica ateniese, oltre che nel suo grado massimo di sviluppo, nel quinto secolo a.C. ed è legata ai suoi tre massimi esponenti: Eschilo, Sofocle ed Euripide. La materia trattata era, soprattutto, la mitologia, ma non era escluso l’argomento storico. Anche se la tragedia più antica che ci è pervenuta (I Persiani, del 472 a.C.) è un’opera di Eschilo, il genere è sicuramente anteriore allo stesso. Ci sono giunti, infatti, due titoli (La presa di Mileto e Le fenicie) di opere di Frinico, autore considerato il precursore di Eschilo.

La questione dell’origine della tragedia, in ogni modo, è ben lungi dall’essere risolta. Si suppone che i suoi elementi originari siano le trame buffe dei cori satireschi ed il ditirambo cantato in onore di Dioniso, entrambi di origine peloponnesiaca. Quando dal ditirambo, per instaurare uno scambio di battute, si staccò un attore, esso divenne rappresentazione. Chi fu l’autore di questo processo? Secondo Orazio il merito è da attribuire a Tespi, mentre Erodoto è del parere che il ditirambo fu portato a dignità letteraria da Arione, il quale gli avrebbe dato anche lo stile tragico.

Ditirambo e coro satiresco, in ogni modo, si unirono al culto degli eroi fino a diventare un genere autonomo, appunto la tragedia, che perdette la fattispecie rituale e si staccò dal culto di Dioniso. Il legame, però, non si recise del tutto, poiché le rappresentazione tragiche furono collocate in occasione delle feste dionisiache ed il pezzo conclusivo della tetralogia era appunto un dramma satiresco.

Nel V secolo le rappresentazioni drammatiche, che si svolgevano a fine dicembre (Piccole Dionisie), a gennaio (Lenee) e marzo (Grandi Dionisie), avevano assunto la forma di concorsi ufficiali tra i poeti. Questi presentavano un gruppo di tre tragedie (che, se svolgevano uno stesso mito, costituivano una "trilogia") e un dramma satiresco, breve atto comico finale. Le tetralogie scelte venivano rappresentate in tre giorni consecutivi, nell’arco dell’intera giornata. Alla fine delle feste, 10 giudici assegnavano la vittoria ad una tetralogia.

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