La carriera

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Revisione 14:32, 20 Mar 2006

La carriera politica in Etruria

Nei primi secoli della storia etrusca, le città erano governate da un re (in etrusco lauchme) con la radice lauc- che indica potere o governo. In italiano il termine è tradotto con la parola “lucumone” e le città-stato etrusche, di conseguenza, chiamate “lucumonie”.

Il lucumone più famoso che la storia ci ha tramandato è quello di Chiusi, il mitico Larth Porsenna, che nel 509 a.C., alla caduta di Tarquinio il Superbo, intervenne pesantemente nelle vicende di Roma. Porsenna, probabilmente, nell’occasione, rivestiva anche la carica di “presidente” della “lega etrusca”, la confederazione delle 12 città stato che annualmente si riuniva nel santuario nazionale di Volsinii. La carriera politica dell’etrusco al tempo delle lucumonie, quindi, era diventare “lauchme” di una citta stato e la speranza di essere eletto “lauchme” della nazione etrusca.

Quando dalla monarchia si passò ad una forma di governo di tipo oligarchico, parimenti a quanto succedeva nella società greca ed in quelle italiche, anche nell’antica Etruria tutte le cariche erano elettive e la carriera politica si sviluppava per gradi, secondo un vero e proprio “cursus honorum”. Ci è difficile, ovviamente, per i noti problemi relativi alla traduzione della lingua etrusca, stabilire oggi a quali cariche latine o greche corrispondevano quelle etrusche. In ogni modo dalle epigrafe rinvenute, sono stati trovati i nomi di varie magistrature che implicavano l’effettiva partecipazione al governo. La parola che ora indica più frequentemente una magistratura è “zilath”, che sembra essere la carica più elevata nelle città-stato etrusche, ed è la famiglia di parole derivate dalla radice “zil-” ad avere il significato di governare. Il termine lauchme, invece, è usato nell’accezione di “sacerdote” (come, ad esempio, nel testo della “Mummia di Zagabria”) nello stesso modo di quanto accadeva per il termine latino “rex” che, svuotato del contenuto politico, era usato solo nel significato religioso (ad esempio: rex sacrificulus).

Probabilmente nelle città etrusche esisteva un “collegio di zilath” nel quale ogni membro aveva un incarico diverso. Questo titolo, infatti, era spesso accompagnato da una specificazione (zilath parchis; zilath eterau, zilch cechaneri) come in latino avveniva con il termine “praetor” (ad esempio: praetor peregrinus) ed è probabile che il titolo avesse sia un’accezione specifica sia una generica.

Il primo zilath, cioè il presidente, era denominato con il solo nome di zilath senza la specificazione di particolari attribuzioni o anche con il nome di purth (o purthne). I romani, in ogni modo, traducevano il termine “zilath” con “praetor”, nell’accezione antica della parola, cioè di “Capo dello Stato”. Di conseguenza il titolo etrusco “zilath mechl rasnal” corrisponderebbe al latino “praetor Etruriae populorum”. Il purth, oltre ad essere considerato il grado più alto del collegio degli zilath, secondo alcuni studiosi potrebbe corrispondere al titolo latino e romano di “dictator”.

Esistevano, poi, i maru (marniu – marunuch) che erano sacerdoti o magistrati che gli studiosi avvicinano agli edili romani (maru pachanati = maru della confraternita di Bacco). A livello nazionali, come già nel periodo monarchico, i dodici popoli etruschi eleggevano a capo della lega uno zilath supremo (zilath mechl rasnal cioè zilath del popolo etrusco che, come abbiamo già visto, i romani traducevano con “Praetor Etruriae populorum”).

Altre cariche amministrative o militari (di cui non si conosce l’esatto corrispettivo in latino) sono il macstrev (il latino magister?) e il camthi. È bene precisare, per non incorrere in errori che non ci permetterebbero di avere l’esatta “importanza” dell’interessato, che le magistrature urbane (cioè quelle delle città-stato) nelle epigrafi sono indicate dalle specificazioni “spurana” o “spurene” (da “spur” = città), mentre quelle della lega per lo più dai termini “mechl rasnal (cioè “del popolo etrusco).

C’è da dire anche che, a similitudine di quanto succede in qualche caso anche oggi, alcune magistrature potevano anche essere a vita, ma molte erano sicuramente temporanee e, come si ricava dalle epigrafi, potevano essere ricoperte più volte. Detto che in Etruria si poteva arrivare alle più alte cariche politiche anche in età molto giovane, vediamo come si svolgeva la carriera di un etrusco che raggiungeva i massimi vertici della politica.

Ecco un “cursum honorum ascendente” più che dignitoso di un etrusco di Chiusi che raggiunse i vertici della Lega etrusca:

“vel …. arnthial ruva … clan velusum nefs marniu spurana eprthnec tenve mechlum rasneas clevsinsl zilachnve …”

e cioè

“Vel … figlio di Arnth e di Ruva …. nipote di Vel ebbe la funzione di maru della città e purth e fu zilath della lega etrusca per Chiusi”.

Le cariche, come detto, potevano essere ricoperte più di una volta come si può notare in quest’altro cursum honorum ascendente rinvenuto a Vulci:

“Tute Larth an farthnache Tute Arnthals Hathlials Ravnthu zilchnu cezpz purtsvana thunz lupu avils esals cezpalchals”

che possiamo tradurre con:

“Larth Tute nato da Arnth Tute e di Ravnthu Hathli, essendo stato zilath otto volte e purthsvana una volta, morì all’età di 82 anni.

Alle alte cariche, ripetiamo, si arrivava anche in età molto giovane, come il magistrato Tute Sethre di Vulci:

“Tute Sethre Larthal clan Pumplialch Velas zilachnuce zilcti purtsvacti lupu avils machs zathrums”

che in italiano traduciamo con:

“Sethre Tute, figlio di Larth e di Vela Pumpli, è stato zilach, mentre era zilc purtsva è morto a 25 anni”.

E concludiamo con questo dignitoso cursum honorum discendente, questa volta di un magistrato di Norchia, morto in età avanzata senza raggiungere, però, le cariche più late della città:

“Arnth churles Larthia clan Ramthas Nevtnial zilc parchis amce, marunuch spurana cepen tenu avils machs semphalchls lupu”

e cioè

“Arnth Churcles, figlio di Larth e di Ramtha Nevtni, fu zilc parchis, rivestì la carica di maru cepen cittadino, morì a 75 anni”.

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