L'ultimo regalo

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Ma penso ancora a mio padre … grazie a lui, novello Sisifo, ho sconfitto la morte. Non nego che negli ultimi tempi avevo stranamente paura della morte … non so se perché mi stava attaccando troppo a questa vecchia Terra o per il timore di un futuro senza fine Ma penso ancora a mio padre … grazie a lui, novello Sisifo, ho sconfitto la morte. Non nego che negli ultimi tempi avevo stranamente paura della morte … non so se perché mi stava attaccando troppo a questa vecchia Terra o per il timore di un futuro senza fine
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Revisione 21:40, 10 Feb 2006

Ora, paradossalmente, morendo mio padre mi ha fatto un ultimo regalo, il più grande, e con esso mi ha pure fatto conoscere i tanti doni che mi aveva fatto durante tutta una vita e che io non avevo apprezzato, non avevo capito.

Se ne è andato all’improvviso, senza una parola, senza una raccomandazione, senza un ultimo saluto … se ne è andato lassù fra le stelle, le sole cose in cui forse credeva, o nel Paradiso di un Dio al quale si era riavvicinato negli ultimi tempi. Non lo so: so solo che quando penso a lui, penso sempre a qualcuno che sta bene, che non ha bisogno di niente, che non ha bisogno di me; anche le rare volte che mi viene in sogno, mi da sempre l’idea di essere felice, di trovarsi in uno stato di grazia, sia fisica sia spirituale.

È andato via … ha risparmiato, a me ed agli altri, come sempre diceva di desiderare, ogni fastidio ed ogni dolore: l’avevo visto in discreta forma appena pochi giorni prima ed avevo pensato che poteva vivere almeno altri dieci anni … dieci giorni dopo, invece, era disteso sul letto, come quando tornavo a fargli visita ed egli era stanco di aspettarmi. Stavolta, purtroppo, non rispondeva al mio saluto e dentro la sua stanza c’era tanta gente che parlava in tono sommesso. Egli, però, si era addormendao per sempre in un silenzio eterno. Se avesse potuto ancora parlare, sicuramente avrebbe detto: “Ora ho smesso di dare fastidio per sempre; ora fate quello che volete!”

Ho preso il suo orologio che nessuno voleva … a lui non servirà più per contare i minuti, le ore, i giorni di un’eternità che spaventa. Non è questo, però, il regalo che egli mi ha donato. Mi ha lasciato un grande eredità fatta di dignità e di fierezza. Egli è andato via allo stesso modo di un emigrante in cerca di un mondo e di una vita migliore.

Era quasi ossessionato dall’idea di dare fastidio agli altri, temeva una lunga malattia che lo costringesse a letto … ha fregato pure la sorte! Più ci penso e più scopro la sua grandezza, più apprezzo la sua visione esiodea della vita. Non aveva avuto bisogno di andare a scuola, di studiare i classici per apprendere gli insegnamenti del grande poeta greco. Egli aveva imparato tutto dalla vita, una vita aspra, di duro lavoro, ma in ogni caso libera e dignitosa. Per anni aveva seguito quegli insegnamenti senza saperlo, aveva messo in pratica consigli che non aveva mai sentito e, ironia della sorte, ha avuto malanni proprio quando ha voluto lasciare quella visione e quello stile di vita che solo i grandi sanno capire.

Per anni non ho apprezzato quel modo di vivere: lo ritenevo inferiore, quasi di un’esistenza neppure degna di essere definita tale. Ora ho capito l’importanza del lavoro, di quel lavoro che in ogni caso ti consente di vivere e… ti tiene in vita. Stranamente ora lavoro per ore e ore senza fermarmi mai oppure vorrei dormire sempre: due estremismi che amo allo stesso modo. Bah!

Ma penso ancora a mio padre … grazie a lui, novello Sisifo, ho sconfitto la morte. Non nego che negli ultimi tempi avevo stranamente paura della morte … non so se perché mi stava attaccando troppo a questa vecchia Terra o per il timore di un futuro senza fine

(continua)

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