Il giardino del Papa

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Il Giardino del Papa

tra storia e leggenda

Uno dei luoghi più conosciuti di Olevano sul Tusciano è, senza dubbio, il cosiddetto “Giardino del Papa”, un sito legato indissolubilmente alla ben più nota “Grotta di San Michele”. Chi va alla grotta del Santo protettore di Olevano sul Tusciano difficilmente rinuncerà ad una piccola passeggiata nel “Giardino del Papa”, a calpestare quel terreno di cui i vecchi parlano quasi con reverenza, a posare il suo piede nel luogo dove, quasi mille anni or sono, cercò conforto alla sua mestizia uno dei più grandi personaggi della Storia di tutti i tempi.

Il Giardino del Papa si trova a pochi metri dalla Grotta di San Michele ed è riconoscibile solo perché è situato sotto una grande croce ed è leggermente spianato. Il luogo, infatti, non ha niente di diverso dalla zona circostante e neppure si tratta di un terreno benedetto o miracoloso: su di esso non ci sono rovi perennemente in fiore, non vi sgorgano fonti di acqua santa, taumaturgica o, almeno, salutare e neppure vi sono mai apparsi santi o madonne, sorridenti o meno, non vi abitano eremiti in odore di santità … appena appena vi crescono gli asparagi, l’origano e qualche bacca selvatica. Eppure tutti gli abitanti di Olevano ne conoscono quanto meno il nome perché ad esso è legata una delle leggende olevanesi più note, leggenda che, a sua volta, affonda le proprie radici in una tradizione popolare legata ad una realtà storica ben nota e documentata.

Il “Giardino del Papa”, dunque, è l’opposto di quello che il nome potrebbe far immaginare: è un luogo brullo, incolto e sassoso, inadatto, per la sua aridità, ad ogni tipo di coltivazione. Un tempo, però, non era proprio così: i resti di una casetta e quel pezzo di terreno spianato indicavano la permanenza di qualcuno nella grotta e nei suoi pressi. Chi? La tradizione vuole che su quel terreno abbia passeggiato, stanco e triste, nientemeno che uno dei più grandi pontefici della storia della Chiesa: il Santo Gregorio VII.

Questo Papa, forse non a tutti è noto, fu il grande protagonista della “lotta per le investiture”, fiero antagonista dell’imperatore Enrico IV. Quando l’imperatore, dopo Canossa, lo assediò in Roma, in suo soccorso giunse il normanno Roberto il Guiscardo che lo liberò e lo condusse a Salerno, città della quale era signore, dove il Santo Padre, apparentemente sconfitto, morì e fu seppellito nel 1085.

L’arcivescovo di Salerno, cui apparteneva il feudo di Olevano sul Tusciano, probabilmente decise di fargli vedere il suo “fiore all’occhiello”, quel gioiello della natura che è la grotta di San Michele, e tutto Olevano sul Tusciano, luogo che, dal punto di vista della bellezza naturale, poco aveva allora e poco ha da invidiare oggi a paesi più conosciuti e celebrati. Il Santo Padre, quindi, giunse alla Grotta, dove sicuramente celebrò la Santa Messa, e, probabilmente, si sgranchì le gambe nello spiazzo che si trova a qualche decina di metri dalla grotta; forse si trattenne colà addirittura per qualche giorno. Questa tradizione, ritenuta valida anche da insigni storici locali del passato, come Carlo e Giacinto Carucci, è da considerarsi sicuramente realtà storica. Parallelamente a questa tradizione, la fantasia popolare sviluppò una leggenda, sempre incentrata sulla figura del Santo Padre, ma trasfigurando i personaggi di contorno. Fu così che il pontefice Gregorio VII in esilio diventò un papa in fuga ed Enrico IV fu tramutato in un re saraceno che invia i suoi sgherri per catturare il fuggitivo e metterlo a morte, in un contesto che sembra evocare la profezia di San Malachia o quella del Santo Papa Pio X. Ecco, quindi, la leggenda … Il papa, inseguito dagli sgherri del re saraceno, fece perdere le sue tracce e trovò rifugio nella grotta di San Michele, a Olevano sul Tusciano. Lì pregava il suo Dio e, per vivere, coltivava quel pezzo di terra che, appunto, sarà detto il “Giardino del Papa”. Un brutto giorno, però, i saraceni lo rintracciarono: il sant’uomo stava seminando le rape. Al sopraggiungere degli sgherri, ormai stanco di lottare, il papa non tentò più di fuggire e di nascondersi, ma si consegnò loro senza opporre resistenza: li pregò solo di consentirgli di celebrare per l’ultima volta la Santa Messa nella grotta … poi li avrebbe seguiti senza problemi. Quelli acconsentirono. Dopo la Messa, il papa, visto che si era fatto quasi mezzogiorno, propose ai nemici di mangiare qualcosa e chiese di andare nel suo orticello per cogliere i broccoletti delle rape. Essendo passata poco più di un’ora dalla semina, la richiesta stupì i saraceni che, tuttavia, lasciarono fare non potendo più il loro prigioniero sfuggire alle loro grinfie.. Grande fu il loro stupore quando videro che già le rape avevano i broccoletti pronti per essere raccolti e cucinati. Alla vista di quel miracolo, i saraceni furono intimoriti e, lasciato libero il papa, fecero ritorno dal loro sovrano che, al loro racconto, abbandonò ogni idea di perseguitare la Santa Chiesa.

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