Il convento

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Nessuno muove un dito per dare nuovo splendore al vecchio convento o, almeno, per tentare di ritardarne la lenta, ma inesorabile rovina. Il tempo passa, ma … niente di nuovo sotto il sole, oggi come ieri. Purtroppo ogni volta che si parla di recuperare il patrimonio storico-artistico olevanese (parole, per la verità, non sempre seguite dai fatti), il convento non è mai inserito nella lista dei papabili alla salvezza, quasi ci fosse un ostracismo inspiegabile nei suoi confronti, quasi un dio cattivo lo volesse condannare per l’eternità. Perché? Forse per il fatto che il convento è di proprietà di un privato cittadino e non si è mai avuto un altro professor Carlo Carucci che convincesse il consiglio comunale ad acquistarlo? Si ritiene, forse, che abbia meno dignità storica delle rovine del pur venerando castello longobardo? Lo si giudica, per caso, poco idoneo a rappresentare la storia e la cultura di Olevano, quando per decenni, se non per secoli, è stato centro pulsante della vita religiosa non solo di Borgo Valle e di Salitto? Domande senza risposta … E pensare che esso è più a portata di mano sia della grotta di San Michele sia del castello, che sono le mete preferite dagli olevanesi. Nessuno muove un dito per dare nuovo splendore al vecchio convento o, almeno, per tentare di ritardarne la lenta, ma inesorabile rovina. Il tempo passa, ma … niente di nuovo sotto il sole, oggi come ieri. Purtroppo ogni volta che si parla di recuperare il patrimonio storico-artistico olevanese (parole, per la verità, non sempre seguite dai fatti), il convento non è mai inserito nella lista dei papabili alla salvezza, quasi ci fosse un ostracismo inspiegabile nei suoi confronti, quasi un dio cattivo lo volesse condannare per l’eternità. Perché? Forse per il fatto che il convento è di proprietà di un privato cittadino e non si è mai avuto un altro professor Carlo Carucci che convincesse il consiglio comunale ad acquistarlo? Si ritiene, forse, che abbia meno dignità storica delle rovine del pur venerando castello longobardo? Lo si giudica, per caso, poco idoneo a rappresentare la storia e la cultura di Olevano, quando per decenni, se non per secoli, è stato centro pulsante della vita religiosa non solo di Borgo Valle e di Salitto? Domande senza risposta … E pensare che esso è più a portata di mano sia della grotta di San Michele sia del castello, che sono le mete preferite dagli olevanesi.
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 +http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10003/normal_olevano-10-004.jpg
 +Veduta esterna dei ruderi del convento di Santa Maria di Costantinopoli a Borgo Valle (foto di Luca)
Chi volesse visitare i ruderi del convento di Santa Maria di Costantinopoli sappia che essi si trovano poco distanti dalla borgata Valle, da cui peraltro è facilissimo raggiungerli, proprio sopra la cava che si trova di fronte alla chiesetta, detta “a Marunnella”, nell’ultima curva che si incontra lasciando Borgo Valle diretti verso Ariano. Venendo, invece, da questa frazione, poco prima di raggiungere la cava, tra gli ulivi si vedono anche i resti del suo belvedere. Chi volesse visitare i ruderi del convento di Santa Maria di Costantinopoli sappia che essi si trovano poco distanti dalla borgata Valle, da cui peraltro è facilissimo raggiungerli, proprio sopra la cava che si trova di fronte alla chiesetta, detta “a Marunnella”, nell’ultima curva che si incontra lasciando Borgo Valle diretti verso Ariano. Venendo, invece, da questa frazione, poco prima di raggiungere la cava, tra gli ulivi si vedono anche i resti del suo belvedere.

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Il convento di Santa Maria di Costantinopoli

(sic transit gloria mundi)

Tra i siti più interessanti di Olevano sul Tusciano, uno ricco di storia e di gloria e, sicuramente, meritevole di maggiore attenzione e rispetto, è senza dubbio il convento domenicano di “Santa Maria di Costantinopoli” a Borgo Valle. Esso è, insieme alla grotta di San Michele ed al castello longobardo, uno dei monumenti archeologici più importanti di Olevano, ma, purtroppo, è anche il più ignorato e trascurato. In verità è ignorato dalle persone che contano, dalle istituzioni e non certo dalla gente comune che ben sa della sua esistenza anche perché, per la sua posizione a ridosso della strada provinciale, è uno dei siti più visibili di tutta Olevano sul Tusciano.

normal_olevano-10-028.jpg Il convento - Le mura (Foto di Luca C.)

Quando si parla del convento, precisiamo, ci si riferisce sia al convento vero e proprio, quindi con dormitori, celle dei frati, chiosco, cucine ed altro, sia alla chiesa adiacente dedicata a Santa Maria di Costantinopoli, dove si officiava ancora agli inizi del ventesimo secolo, dopo la soppressione e chiusura del convento avvenuta ai principi dell’Ottocento. Oggi, nel vedere il desolante stato di abbandono in cui si trova il convento, il cuore si riempie di tristezza ed il dispiacere diventa anche maggiore se si pensa che un sito di tale portata, pur nelle condizioni in cui si trova oggi, farebbe sicuramente la gioia di qualsiasi città non solo del mondo nuovo. L’incuria della gente, delle autorità, degli amministratori, invece, ha consegnato quello che era un vero gioiello all’oblio, al degrado, alla rovina … peccato!

Nessuno muove un dito per dare nuovo splendore al vecchio convento o, almeno, per tentare di ritardarne la lenta, ma inesorabile rovina. Il tempo passa, ma … niente di nuovo sotto il sole, oggi come ieri. Purtroppo ogni volta che si parla di recuperare il patrimonio storico-artistico olevanese (parole, per la verità, non sempre seguite dai fatti), il convento non è mai inserito nella lista dei papabili alla salvezza, quasi ci fosse un ostracismo inspiegabile nei suoi confronti, quasi un dio cattivo lo volesse condannare per l’eternità. Perché? Forse per il fatto che il convento è di proprietà di un privato cittadino e non si è mai avuto un altro professor Carlo Carucci che convincesse il consiglio comunale ad acquistarlo? Si ritiene, forse, che abbia meno dignità storica delle rovine del pur venerando castello longobardo? Lo si giudica, per caso, poco idoneo a rappresentare la storia e la cultura di Olevano, quando per decenni, se non per secoli, è stato centro pulsante della vita religiosa non solo di Borgo Valle e di Salitto? Domande senza risposta … E pensare che esso è più a portata di mano sia della grotta di San Michele sia del castello, che sono le mete preferite dagli olevanesi.

normal_olevano-10-004.jpg Veduta esterna dei ruderi del convento di Santa Maria di Costantinopoli a Borgo Valle (foto di Luca)

Chi volesse visitare i ruderi del convento di Santa Maria di Costantinopoli sappia che essi si trovano poco distanti dalla borgata Valle, da cui peraltro è facilissimo raggiungerli, proprio sopra la cava che si trova di fronte alla chiesetta, detta “a Marunnella”, nell’ultima curva che si incontra lasciando Borgo Valle diretti verso Ariano. Venendo, invece, da questa frazione, poco prima di raggiungere la cava, tra gli ulivi si vedono anche i resti del suo belvedere.

Se vi trovate a Valle, portatevi nella zona detta “’ncoppa ‘o piscòne”; da lì dirigetevi in direzione dei ruderi (che si vedono senza difficoltà di sorta): un sentiero, che non dovete mai lasciare, attraverso un piccolo uliveto, vi porterà proprio davanti al convento. Questo, poi, è raggiungibile anche da Ariano (attraverso un sentiero che parte da “sopra il mulino”) o dalla Provinciale 29, attraverso un piccolo tracciato che si inerpica tra le piante di ulivo, nella zona detta Troncito. Esso, inoltre, è raggiungibile anche dalla borgata Castagneto, attraverso un sentiero che porta anch’esso davanti all’ingresso del convento dove si congiunge con gli altri viottoli di cui si è appena detto. Per chi non è pratico dei luoghi, in ogni modo, è consigliabile arrivarci da Borgo Valle, considerando anche il pericolo di incontrare, se non gente male intenzionata, certo qualche cane di guardia a greggi di pecore o mandrie di mucche o anche animali randagi.

Fino alla fine degli anni ’60, il convento, pur già gravemente danneggiato, era ancora in condizione di poter essere visitato, tanto è vero che i maestri delle scuole elementari lo inserivano tra le mete delle loro gite scolastiche: i bambini, dopo aver visitato la chiesa, il chiosco e le celle dei monaci, giocavano nel prato annesso al convento e poi facevano merenda sull’erba. Bisogna ricordare che esso era pur sempre appartenente a privati cittadini (fu dato in enfiteusi alla famiglia De Sio nel 1901), ma i proprietari, abitanti a Borgo Valle, tolleravano queste “intrusioni”, forse per una inconscia forma di rispetto verso quell’edificio glorioso che andava verso la rovina e li vedeva spettatori inerti; forse perché consapevoli e desiderosi di contribuire a salvaguardare, almeno nella memoria, il patrimonio culturale del loro paese, forse (speriamo di no) perché non gliene importava proprio niente di quell’edificio.

Non c’era, allora, alcun pericolo per l’incolumità dei bambini: nella “chiesa” c’erano solo alcune buche che sembravano essere state tombe. In verità proprio di tombe si trattava, in quanto facevano parte dei sotterranei delle cappelle gentilizie i cui esponenti avevano espresso il desiderio di essere colà sepolti. Tra gli altri, ad esempio, proprio don Decio Ferrara, barone di Silvi e Castiglione, nel suo testamento aveva espresso la volontà di essere sepolto nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, sotto la cappella di San Vincenzo. I bimbi scendevano in queste buche e vi risalivano con estrema facilità, considerando che si trattava pur sempre di bimbi che spesso vivevano in fattorie o aiutavano i genitori nei lavori in campagna ed in ogni caso, molto spesso, allenati anche dai giochi praticati, che erano tutti basati sull’attività fisica e svolti fuori casa (“in mezzo alla via”, come si diceva allora). L’unico pericolo, probabilmente, era la cisterna situata al centro del chiostro che non era recintata ed era priva di ogni barriera. Evidentemente l’ottimo controllo degli insegnanti e l’ubbidienza assoluta degli allievi bastava a tener lontano i pericoli: non si sono mai avute, infatti, segnalazioni di infortuni subiti dagli scolari durante le gite al convento. Poi, causa anche la chiusura della scuola elementare di Borgo Valle, il convento non fu più meta di gite scolastiche; oltre ad essere ricovero di pastori sorpresi dalla pioggia, esso fu visitato solo da qualche passante isolato o da cercatori di asparagi che, ormai, crescevano abbondanti tra i rovi che avevano invaso il vecchio edificio. Gli agenti atmosferici, intanto, completavano l’opera distruttrice e, mentre la chiesa resisteva ancora, il resto dell’edificio si avviava verso una desolante rovina.

Eppure c’era qualcuno che conosceva il valore degli affreschi esistenti nella chiesa del convento … fu così che un pomeriggio (si era verso la fine degli anni ’70, probabilmente nel 1978 o 1979), il convento fu visitato da alcuni “estimatori” che “tagliarono” quegli affreschi e si apprestavano a portarli via. L’intervento dei Carabinieri bloccò il loro tentativo e … consegnò quei reperti all’oblio ….

La Storia

Il convento di “Santa Maria di Costantinopoli” fu fondato dai frati domenicani, precisamente da Fra Giacomo di Olevano, su un terreno donato allo scopo dall’Università di Olevano sul Tusciano. La sua costruzione iniziò nel 1553 e fu ultimata nel 1595. Esso si trovava (ed i ruderi lo dimostrano) in una posizione davvero molto bella ed ancora oggi invidiabile: ai piedi del monte Castello, immerso nel verde, tra alberi di ulivo, con vista sulla pianura fino al mare, un panorama bellissimo che doveva beare la vista e rasserenare ancora di più lo spirito dei monaci che in esso vivevano. Da ammirare era il chiosco quadrato con colonne e bellissimi capitelli che sostengono archi su ogni lato; al centro c’era la cisterna. Al piano superiore c’erano le celle dei monaci ed altre stanze tra cui una biblioteca; sotto si trovava la cucina, il refettorio con le pareti dipinte, la cantina, la dispensa ed una macina per le ulive (il “trappeto”, come si diceva fino a poco tempo fa).

La chiesa era maestosa con un campanile imponente che ancora oggi si fa ammirare. Essa, poi, era di notevole dimensione: circa 36 metri per 10, con mura alte 10 metri. In origine aveva 11 cappelle laterali (6 a destra della navata e 5 a sinistra), tutte con nicchie murate e dipinte con figure di santi domenicani, di profeti e di patriarchi e con scene evangeliche quali la presentazione di Gesù al tempio e la crocifissione.

Il 22 ottobre 1652, in ottemperanza alle disposizioni emanate da papa Innocenzo X il 15 ottobre dello stesso anno, il convento fu dichiarato soppresso. Per intercessione delle autorità olevanesi, che nel dicembre dello stesso anno, anche e soprattutto a nome della popolazione, si erano rivolti alla Commissione dei Cardinali, nel 1654 fu reintegrato e restituito alle sue primitive funzioni. Successivamente il convento olevanese si salvò ancora dalla chiusura, ordinata da papa Clemente XIII (1758-1769) per i monasteri che non disponevano dei mezzi necessari per il proprio sostentamento, in virtù del suo florido ed attivissimo bilancio. Non solo il convento si sottrasse alla chiusura, ma fu proprio in quel tempo che cominciò ad abbellire ancora di più la sua chiesa.

La fine, però, si avvicinava implacabile. Nel 1811, infatti, in virtù della legge napoleonica, promulgata dal re di Napoli Gioacchino Murat nell’agosto 1807, che stabiliva la chiusura dei monasteri che non contenevano almeno 12 religiosi confessi, il convento fu chiuso e questa volta non trovò salvatori: la chiesa fu affidata al parroco della parrocchia di Sant’Eusterio di Valle, mentre i beni passarono alla badia di Cava e, successivamente, nel 1866, al Regno d’Italia che li mise in vendita.

Il ciclo si concludeva dove era iniziato. Il convento, voluto dalla comunità olevanese, rimase al Municipio di Olevano che lo tenne per qualche anno, prima di trasferirsi nella frazione di Ariano. Nel 1901, infine, si scriveva l’ultimo capitolo della storia: l’amministrazione comunale olevanes diede il convento con relativo giardino in enfiteusi ad un privato cittadino la cui famiglia ancora lo possiede.

Notizie recenti riportano che l’amministrazione provinciale salernitana, esercitando un diritto di prelazione, abbia acquistato (o debba acquistare) il convento probabilmente per tentarne il recupero …. Utinam hoc eveniat!

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