I Pensieri del MAO 1- pag. 13
Da Pklab.
I PENSIERI DEL MAO
Non gli parve vero di aver trovato anch'egli la mappa di un tesoro, un tesoro non protetto da forze maligne, un tesoro che risaliva al tempo dei briganti. Così pensò di andarci da solo. La mappa lo indicava chiaramente in una zona di Santa M (il testo è corrotto) ed era nascosto sotto una grossa pietra. Giunto sul luogo, cominciò a scavare, finché ad una certa profondità apparve una grossa lastra di pietra: lì sotto c'era la ricchezza. Facendo leva con un palo di ferro, riuscì a rivoltarla, ma ... sorpresa! Sotto non c'era altro che terra. Guardò allora la pietra appena rivoltata e notò che sopra c'erano scritte alcune parole. Non tutte le speranze erano perdute. Con le mani tolse la terra che impedivano di leggere tutta la frase e lampante gli si presentò la beffa crudele. Sulla pietra c'era scritto: "Mò che me vutàt, stòng' meglio ra chistu lato". (Da "Storie e Leggende" di un Anonimo Olevanese)
Anca: parte del corpo che serve alle donne per ancheggiare. Anche le oche ancheggiano, ma in maniera meno provocante (Da "Biologia" di un Anonimo Olevanese)
Come mai, come mai sempre in culo agli operai (Anonimo sindacalista Olevanese)
Vaffanculo (Anonimo Olevanese incazzato)
Mi piace il tuo dolce parlare, amo gli occhi tuoi azzurri, adoro i tuoi biondi capelli, ma soprattutto mia cara amica, vado pazzo per la tua fica (Da "Giambi e coliambi" di un Anonimo poeta Olevanese)
Damme tiempo ca te spertoso (Anonimo pàppece Olevanese)
... E mio fratello che non ha mai giocato un giorno gli chiese: "Perché sono nato?" (Anonimo poeta olevanese)
Piccolo Anonimo Olevanese piange sui mali del mondo
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