Dio è morto

Da Pklab.

Revision as of 13:25, 10 Mar 2010; view current revision
←Older revision | Newer revision→
Jump to: navigation, search

DIO E' MORTO

Città del Sole, 9 marzo 2010

Questo è il testo della canzone “Dio è morto”, scritta da Francesco Guccini nel 1965 e portata al successo dal complesso i Nomadi. Una canzone molto bella, da lettera, da ascoltare e ... per meditare.

DIO E' MORTO

Ho visto
La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
Nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già
Lungo le notti che dal vino son bagnate
Dentro le stanze da pastiglie trasformate
Lungo le nuvole di fumo, nel mondo fatto di città,
Essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà
E un Dio che è morto
Ai bordi delle strade Dio è morto
Nelle auto prese a rate Dio è morto
Nei miti dell'estate Dio è morto.
Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell'eroe
Perché è venuto il momento di negare tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudini e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
E un Dio che è morto
Nei campi di sterminio Dio è morto
Coi miti della razza Dio è morto
Con gli odi di partito Dio è morto.
Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni
E poi risorge
In ciò che noi crediamo Dio è risorto
In ciò che noi vogliamo Dio è risorto
Nel mondo che faremo
Dio è risorto,
Dio è risorto

Quarant’anni sono passati, ma mi sembra ieri: la domenica mattina ci svegliava sempre la stessa canzone. Mi piaceva tanto quella canzone, la canticchiavo con la mia voce stonata, l’avrei ascoltata all’infinito.
Quarant’anni fa.
Quella canzone ci svegliava nel dormitorio del nostro Istituto la domenica mattina, prima di iniziare la nostra giornata condita di preghiere, con la nostra messa, con le nostre orazioni di apostolini aspiranti missionari, aspiranti sacerdoti. Allora ero convinto che quella canzone era un canto religioso, una specie di inno quasi sacro. Si! Ero convinto, con i miei dodici anni, che “Dio è morto” era un attacco che la Chiesa lanciava al mondo, ad un mondo che andava a rotoli (“lungo le strade che non portano mai a niente”), ai politici (“una politica che è solo far carriera”), alla Società (“essere contro o ingoiare la nostra stanca civiltà”, “perbenismo interessato”), al consumismo (“nelle auto prese a rate”), alla gente (“dignità fatta di vuoto”, “le fedi fatte di abitudini e paura”), ideologie superate.
Nonostante i miei pochi anni, nonostante fossi uno studente di scuole medie, nonostante ci fosse un istituto a filtrarmi gli eventi di una società che non conoscevo del tutto, intuivo che quella era una canzone drammaticamente attuale, di estrema attualità ed ero convinto che fosse stata appena scritta.
Quattro o cinque anni erano passati. Ora non vivevo più in un istituto religioso, ero uno studente liceale che si affacciava al futuro. Un giorno mi trovai ad ascoltare una canzone che conoscevo, “Dio è morto”, una canzone che ancora una volta mi sembrava di estrema attualità. Feci una piccola indagine su quella canzone che non perdeva attualità. Fu così che scoprii che quello non era un inno religioso scritto per uomini di chiesa, non era stata scritta nel periodo in cui l’avevo sentita per la prima volta, bensì cinque anni prima, nel 1965. Era stata scritta da Francesco Guccini, un cantautore non certo filo-clericale ed era cantata dai “Nomadi”, un complesso certo non da Oratorio. A margine seppi che era stata censurata da Radio e televisione di Stato, ma diffusa da Radio Vaticana …. Ecco perché potevamo ascoltarla noi apostolini aspiranti missionari.
1965 …. Dio è morto; 1970 … Dio è morto ….. 1975 ….Dio è morto …. 1980 …. Dio è morto.
Dopo oltre 3 lustri, “Dio è morto” era una canzone ancora di estrema attualità: non era cambiato niente. Era stato per questo che, da apostolino aspirante missionario, ero passato agli anarchici: Dio non era risorto, non avevamo creato il mondo nuovo, un mondo alternativo, non c'era più niente in cui credere … la nostra speranza era svanita.
Qualche tempo fa, un anno, un mese, una settimana, un giorno o forse soltanto un’ora fa ho ascoltato ancora quella canzone, ho ascoltato ancora “Dio è morto”.
Maledizione … mi sono ritrovato nel letto del seminario come una domenica di quarant’anni fa: ascoltavo una canzone di estrema attualità, come se fosse stata appena scritta, come se il tempo si fosse fermato allora.
Niente è cambiato, ho pensato per un attimo con disappunto … Mi sbagliavo.
Quella generazione, la mia generazione, non era preparata, non ha fatto niente. Per colpa sua è morta anche la speranza e nessun mondo nuovo sarà più costruito, Dio non risorgerà, non risorgerà mai più.
E’ un Dio che è morto …. Morto per sempre.

Questo disse Rasce


thumb_Anonimo_olevanese.jpg

Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo


Torna a di indifferenza oppure Vai a fermate Le Pen

Personal tools