Dio è morto

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DIO E' MORTO

DIO E’ MORTO

Città del Sole, 9 marzo 2010

Questo è il testo della canzone “Dio è morto”, scritta da Francesco Guccini nel 1965 e portata al successo dal complesso i Nomadi

Ho visto La gente della mia età andare via Lungo le strade che non portano mai a niente Cercare il sogno che conduce alla pazzia Nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già Lungo le notti che dal vino son bagnate Dentro le stanze da pastiglie trasformate Lungo le nuvole di fumo, nel mondo fatto di città, Essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà E un Dio che è morto Ai bordi delle strade Dio è morto Nelle auto prese a rate Dio è morto Nei miti dell'estate Dio è morto. Mi han detto che questa mia generazione ormai non crede In ciò che spesso han mascherato con la fede Nei miti eterni della patria o dell'eroe Perché è venuto il momento di negare tutto ciò che è falsità Le fedi fatte di abitudini e paura Una politica che è solo far carriera Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto L'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto E un Dio che è morto Nei campi di sterminio Dio è morto Coi miti della razza Dio è morto Con gli odi di partito Dio è morto. Ma penso Che questa mia generazione è preparata A un mondo nuovo e a una speranza appena nata Ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi Perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni E poi risorge In ciò che noi crediamo Dio è risorto In ciò che noi vogliamo Dio è risorto Nel mondo che faremo Dio è risorto, Dio è risorto

Quarant’anni sono passati, ma mi sembra ieri: la domenica mattina ci svegliava sempre la stessa canzone. Mi piaceva tanto quella canzone, la canticchiavo con la mia voce stonata, l’avrei ascoltata all’infinito. Quarant’anni fa. Quella canzone ci svegliava nel dormitorio del nostro Istituto la domenica mattina, prima di iniziare la nostra giornata condita di preghiere, con la nostra messa, con le nostre orazioni di apostolini aspiranti missionari, aspiranti sacerdoti. Allora ero convinto che quella canzone era un canto religioso, una specie di inno quasi sacro. Si! Ero convinto, con i miei dodici anni, che “Dio è morto” era un attacco che la Chiesa lanciava al mondo, ad un mondo che andava a rotoli (“lungo le strade che non portano mai a niente”), ai politici (“una politica che è solo far carriera”), alla Società (“essere contro o ingoiare la nostra stanca civiltà”, “perbenismo interessato”), al consumismo (“nelle auto prese a rate”), alla gente (“dignità fatta di vuoto”, “le fedi fatte di abitudini e paura”), ideologie superate. Nonostante i miei pochi anni, nonostante fossi uno studente di scuole medie, nonostante ci fosse un istituto a filtrarmi gli eventi di una società che non conoscevo del tutto, intuivo che quella era una canzone drammaticamente attuale, di estrema attualità ed ero convinto che fosse stata appena scritta. Quattro o cinque anni erano passati. Ora non vivevo più in un istituto religioso, ero uno studente liceale che si affacciava al futuro. Un giorno mi trovai ad ascoltare una canzone che conoscevo, “Dio è morto”, una canzone che ancora una volta mi sembrava di estrema attualità. Feci una piccola indagine su quella canzone che non perdeva attualità. Fu così che scoprii che quello non era un inno religioso scritto per uomini di chiesa, non era stata scritta nel periodo in cui l’avevo sentita per la prima volta, bensì cinque anni prima, nel 1965. Era stata scritta da Francesco Guccini, un cantautore non certo filo-clericale ed era cantata dai “Nomadi”, un complesso certo non da Oratorio. A margine seppi che era stata censurata da Radio e televisione di Stato, ma diffusa da Radio Vaticana …. Ecco perché potevamo ascoltarla noi apostolici aspiranti missionari. 1965 …. Dio è morto; 1970 … Dio è morto ….. 1975 ….Dio è morto …. 1980 …. Dio è morto. Dopo oltre 3 lustri, “Dio è morto” era una canzone ancora di estrema attualità: non era cambiato niente. Era stato per questo che da apostolino aspirante missionario ero passato agli anarchici: Dio non era risorto, non avevamo creato il mondo nuovo, un mondo alternativo … la nostra speranza era svanita. Qualche tempo fa, un anno, un mese, una settimana, un giorno o forse soltanto un’ora fa ho ascoltato ancora quella canzone, ho ascoltato ancora “Dio è morto”. Maledizione … mi sono ritrovato nel letto del seminario come una domenica di quarant’anni fa: ascoltavo una canzone di estrema attualità, come se fosse stata appena scritta, come se il tempo si fosse fermato allora. Niente è cambiato, ho pensato per un attimo con disappunto … Mi sbagliavo. Quella generazione, la mia generazione, non era preparata, non ha fatto niente. Per colpa sua è morta anche la speranza e nessun mondo nuovo sarà più costruito, Dio non risorgerà, non risorgerà mai più. E’ un Dio che è morto …. Morto per sempre.

Questo disse Rasce





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Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo


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