De reditu pag 2

Da Pklab.

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DE REDITU - PAGINA 2


Ogni sera (****) ci ritrovavamo davanti al bar di Vito per la solita partita a scopone: la posta in palio, a fronte di un accanimento incredibile, era davvero minima: solo cento lire per giocatore. Naturalmente solo la coppia perdente pagava; si compravano otto caramelle o quattro pezzi di cioccolata e si divideva fra tutti i giocatori. Le partite duravano molto: il gioco di per sé è lento e laborioso, le persone erano anziane (eccetto * ed io), le sfide erano sempre “due e se ci scappa la bella”, cioè alla coppia che aveva perso si concedeva sempre la rivincita (tranne in casi eccezionali, quando qualcuno andava di fretta, ed allora si faceva una partita “secca a 21”) ed il più delle volte “la bella” ci scappava.
In pratica spendendo 200 lire, giocavamo circa due ore. Per Vito, che impegnava un tavolo, quattro sedie ed un mazzo di carte (più luce, locale, posacenere ed altro), le nostre partite non rappresentavano certo un affare. In situazioni simili egli pretendeva (ed otteneva) che si alzasse la posta in palio (da spendere ovviamente, perché, a prescindere da quello che prescrive o meno la legge, i nostri principi ci impedivano di giocare a scopo di lucro). Con noi, però, pazientava e non si lamentava mai … eravamo suoi clienti fissi, i più affezionati ed in ogni caso non poteva certo rimproverare persone come zio Lazzariello ed Ertenisio. Tra loro due c’ero anch’io, a buon diritto, perché, a dire il vero, Vito aveva grande stima di me, anche e soprattutto in considerazione dell’immenso rispetto che io avevo per lui… e di questo se ne vantava con tutti, spesso anche con i miei genitori. Consapevoli, però, che Vito non era lì per fare beneficenza, negli ultimi tempi ci giocavamo un “birrone” e una gazzosa o l’equivalente, sempre in caramelle e cioccolatine.
Eravamo tutti ottimi giocatori, ma ognuno, ovviamente, era in possesso di caratteristiche peculiari; forse, ma solo a mio giudizio, tra tutti emergeva Poldo, sia per memoria sia per tecnica. Non tutti erano di questo avviso; più di uno, al contrario, gli rimproverava un tecnicismo esasperato ed una fantasia eccessiva che andavano a discapito delle “regole dello scopone”. Qualcuno, poi, riteneva addirittura che il più bravo del gruppo fossi proprio io, ma la cosa non è per niente di interesse. Le coppie di gioco, per evitare lamentele, erano formate dalla sorte con la ben nota regola “le prime due carte di denari vanno insieme”.

In ogni modo zio Lazzariello preferiva fare coppia con me; a pensarci bene tutti mi volevano come compagno di gioco ed erano molto soddisfatti quando “la carta condannava” (gli altri). Forse il motivo è da vedere non solo nella mia indubbia bravura, quanto nella mia calma serafica, nella mia imperturbabilità di fronte alla sorte, nel mio non rimproverare mai il compagno di gioco quando sbagliava, nella mia assoluta serenità durante la partita. È giusto ricordare, però, che al nostro tavolo non si alzava mai la voce, né tanto meno si litigava o si bestemmiava. Il nostro era diverso da tutti gli altri tavoli, specialmente da quelli dove si giocava a tressette, dove si tiravano moccoli e maledizioni, dove le parolacce e le volgarità erano una cosa normale. Per questo non gioco più a carte quando vado a Olevano.
Anche Ertenisio gradiva avermi come compagno …. Che strano! Zio Lazzariello mi voleva bene e la cosa potrebbe giustificarsi con il fatto che ero suo nipote; ma Ertenisio?

O M I S S I S

Mi sento improvvisamente leggero e sereno: nessuno mi ha abbandonato. I miei vecchi amici, le persone che mi volevano bene, hanno parlato con Dio e saranno proprio essi a giudicarmi … anche i miei vecchi etruschi si sono ricordati di me e sicuramente mi perdoneranno per essermi presentato senza insegne e senza littori, senza aver portato a termine i miei compiti, sconfitto.

- Si! Sono miei amici che non vedo da secoli…
- Allora tutto a posto!
- Ma io un giorno vedrò Dio? – chiedo, quasi deluso che il Padreterno mi abbia considerato una “routine”, un caso insignificante come tutta la mia vita.
- Sicuro! Hai forse qualche dubbio? Ti dirò, anzi, che qualche giorno fa, proprio lui mi ha detto che quando saresti arrivato avrebbe voluto fare una partita a scopone con te per vedere se sei davvero tanto bravo!
- Davvero Dio ha detto così? Davvero, fra tanti milioni di persone, mi conosce così bene al punto di sapere che sono un giocatore di scopone? Davvero faremo una partita insieme? – non credo a quanto sto sentendo, non conoscendo l’infinito amore di Dio.
- Certo! Ricordati che Dio non ha figli dimenticati!

Le carte sono già pronte. Dico a zio Lazzariello ed Ertenisio di finire tranquillamente la partita che hanno iniziato. Io, prima di sedermi al tavolo voglio prendermi un caffè, farmi un giro per il paese. Vedo così Tatillo che racconta ad alcuni ragazzi di quando era soldato, Peppe Fusillo che insegna la Storia ad un bambino con i capelli a spazzola, Runato che lavora ed aggiusta le scarpe con un pezzo di copertone di macchina, Carlino che esce con l’asino, Rosalia che va a Montecorvino, Guerino che racconta storie amene ... per incanto mi accorgo che tutti quelli che credevo morti sono vivi e capisco che noi possiamo farli vivere parlando con loro, parlando di loro, pensando a loro ...

… Ed ho ritenuto che essi meritano quello che non mi è stato possibile dare loro tanti anni fa: il mio tempo. Sono entrato nel cimitero e sono andato a far visita a tutti loro, uno per uno. Ho camminato tra le tombe, li ho cercati, li ho trovati, mi sono fermato a parlare con loro …

… e per la prima volta mi è sembrato che tutti mi abbiano sorriso.

È il Tuscio che disse questo


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Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo


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